Kate Chopin, Il risveglio

   Tempo di lettura: 9 minuti

Non v’era alcuna repressione nel suo sguardo e nei suoi movimenti.
Gli ricordò un animale meraviglioso e agile che si risveglia nel sole
”.

Eccomi qui, sul finire dell’estate. Ritorno da abissi di letture come un sommozzatore, porgendovi una manciata di gemme preziose. Dunque sedetevi un momento accanto a me, su questa spiaggia settembrina, e guardate un po’ cosa ho scovato.

Tempo fa mi sono ricordata che in Vagina, il suo ultimo saggio di risonanza mondiale, la scrittrice e attivista Naomi Wolf sostiene “che molte scrittrici, attive fra il 1850 il 1920, esprimevano aspetti dell’esistenza erotica femminile in cui si intuiva un nesso fra il risveglio sessuale e il risveglio creativo”. E mi sono ricordata anche che fra le artiste menzionate dalla Wolf c’era l’americana Kate Chopin con il suo romanzo Il risveglio, pubblicato per la prima volta nel 1889. E dal momento che l’estate è sicuramente il momento più adatto per affrontare un “risveglio” dei sensi letterari, mi sono data alla lettura in lingua originale. E mi sono accorta di essere incappata in un piccolo gioiello di straordinaria purezza, un classico dimenticato.

 

 

Il libro è breve e la trama è lineare. Siamo alla fine del diciannovesimo secolo e la protagonista Edna Pontellier è in villeggiatura a Grand Isle con il marito Léonce e i due bambini. La famiglia alloggia in un cottage di proprietà della solida Madame Lebrun, in un piccolo complesso residenziale frequentato dalla crème di New Orleans. Per l’epoca Léonce è un marito modello che si divide fra gli affari e il saloon, ma Edna è spesso sola e spende così il suo tempo con Adèle Ratignolle, una conturbante bellezza creola. In sua presenza comincia a sperimentare una nuova libertà di espressione, uno stato dell’anima che si presenta come una sconosciuta fitta di nostalgia. Un mondo di emozioni e desideri repressi viene così a galla man mano che l’estate avanza verso il suo centro languido e oscuro. E’ un dolore nuovo che parla una lingua nuova, una lingua di paradisi dimenticati. Il “risveglio” di questo antichissimo potere interiore e la conseguente scoperta di sé sono il cuore del romanzo.
Tuttavia, un nuovo Sé necessita di un oggetto d’amore anch’esso rinnovato, così lo sguardo di Edna cade su Robert, il figlio di Madame Lebrun. I due spendono i loro giorni chiacchierando e passeggiando sulla spiaggia in un’atmosfera da Morte a Venezia in versione tropicale, ma quando le due anime cominciano a toccarsi, l’oscura marea interiore comincia a salire pericolosamente. Edna assiste così a un’epifania di se stessa: si sente viva come mai prima e ricomincia a dedicarsi al disegno, un’arte abbandonata in gioventù. Ma soprattutto, impara a nuotare. Le pagine che descrivono l’abbraccio dell’acqua sono fra le più belle di tutto il romanzo: emerge la grandezza dell’autrice, l’armoniosa unione di una metafora potente con un linguaggio semplice.
Ma Edna e Robert non parlano mai apertamente dei loro sentimenti ed Edna alterna così luce e oscurità, momenti di depressione nella vita quotidiana col marito e attimi di pura gioia nell’esplorazione della sua libertà. Ma riconoscendo l’intensità del rapporto che si è creato e rifiutando l’ipotesi del tradimento, Robert toglie se stesso dal quadro e abbandona Grand Isle. Edna torna così a New Orleans, ma è ormai una donna diversa: continua a disegnare, ignora le convenzioni sociali e si trasferisce in una casa per conto suo. Il ricordo di Robert la divora ma si lascia ugualmente coinvolgere in un flirt col seduttore locale Alcée Arobin, che riesce ad appagare almeno i suoi sensi. Edna non ama, ma decide di mantenere il controllo sulla relazione e fa esperienza per la prima volta di un rapporto libero dal dominio maschile.
Poi un personaggio delicato e forte fa il suo ingresso trionfale: la vecchia pianista Mademoiselle Reisz – che avevamo occhieggiato per un momento a Grand Isle – adotta Edna come sua protetta. In qualità di unica persona al corrente di un amore segreto, incoraggia Edna ad ammettere i suoi sentimenti e a viverne le conseguenze. E soprattutto, l’ineffabile pianista si trasforma nel potente mentore di cui Edna ha bisogno per venire nuovamente al mondo come donna e come artista. Ma Robert ritorna a New Orleans e dichiara pubblicamente il suo amore. I nodi si sciolgono così in una fine di romanzo che assurge a poetico, metaforico e supremo atto di libertà.

Una manciata di riflessioni. Navigando in internet troverete molta critica riguardo a Il risveglio, su come oggi venga considerato un precursore dei romanzi femministi e su come esso si collochi nella storia dei diritti delle donne. Tuttavia, come Naomi Wolf ha segnalato nel suo saggio, l’opera possiede grandi qualità anche dal punto di vista dell’analisi psicologica e femminile. Se si pensa all’epoca e all’autrice (una vedova con sei figli alle prese col crollo dell’azienda del marito), la purezza e l’originalità di Kate Chopin lasciano davvero senza parole.

In primo luogo sono rimasta colpita dalla rappresentazione poetica del “ritorno del rimosso”. Il risveglio della coscienza di sé e del principio femminino sono infatti resi con pennellate di poesia che hanno tutte una loro collocazione in una cornice chiara. Le immagini del Sé si susseguono in una costante e placida meditazione, ma non sconfinano mai nel genere letterario freudiano del “perturbante”. Kate Chopin è originale e pura, come vi mostrano alcuni estratti che vi ripropongo qui in una traduzione mia, il più possibile letterale per darvi un assaggio della semplice intensità della lingua: “Una luce sicura cominciava a sorgere dentro di lei, – una luce che, mostrando la via, al contempo la vietava”.
In secondo luogo mi ha affascinato la maestria consapevole del descrivere sfumature e dettagli psicologici tramite immagini, come se queste figure fossero esse stesse i quadri di Edna Pontellier. Nel passaggio che segue, per esempio, la Chopin porta il suo personaggio a prendere coscienza del fatto che la sua voce non ha mai espresso il suo vero Sé. Sentite con quanta chiarezza di visone descrive l’attimo in cui si diventa consapevoli: “arrossì, e si sentì intossicata dal suono della sua stessa voce e da quell’insolito sapore di onestà. La mandò in confusione come il vino, o come il primo respiro di libertà”.
Inoltre un insieme di metafore ben riconoscibili contribuisce alla struttura visuale e sensoriale del romanzo. Una brezza proveniente dalla baia rappresenta il movimento interiore di novità, così come l’acqua diventerà l’incarnazione fisica della libertà di Edna. La ragione di tutto diventa così “una volontà capricciosa di una brezza forte che saliva dal golfo. E in realtà l’originale inglese è ancora più essenziale, perché unisce tutti i significati in pochi tocchi di colore che esprimono “una brezza violenta che, salendo dal golfo, ci trascina via”.
Infine non ho potuto non notare come per Kate Chopin l’esperienza dell’arte sia una fase di passaggio cruciale dal vecchio Sé al nuovo Sé. L’arte – assieme alla natura – sembra essere il veicolo del risveglio per eccellenza: “Non era la prima volta che ascoltava un’artista al pianoforte”, scrive Kate Chopin di Edna che ascolta Madame Ratignolle. “Ma forse per la prima volta era pronta, e forse per la prima volta il suo essere era ben temperato per lasciarsi segnare da una verità durevole”.
Per concludere, non aspettatevi una trama pressante ma una storia intensa, psicologica, delicata. Il risveglio è l’affresco gentile della nascita di un’anima. E “l’inizio delle cose, di un mondo specialmente”, scrive Kate Chopin, “è necessariamente vago, ingarbugliato, caotico, e incredibilmente disturbante”. Ma non è un classico che merita che la polvere. E’ un’opera di vibrante, sconcertante attualità. Un’opera sulla libertà interiore di ogni essere umano.

 

per BookAvuenue, Silvia Belcastro”

 

ndr.
l’articolo di Silvia Belcastro, ora riproposto, è stato pubblicato su BookAvenue il 26/5/2016 nella stessa rubrica.

 


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