A Dave Eggers* sarò sempre molto grato. La rivista letteraria, “McSweeney’s”, che ha fondato e diretto, è il fenomeno più rivoluzionario della scena letteraria americana degli ultimi anni. La rivista è il riferimento di un’intera generazione di scrittori e lettori; senza perdere il suo orgoglioso status di prodotto autogestito e autofinanziato, curatissima nella grafica un po’ vintage, contiene un gusto sfrenato per la scrittura sperimentale. Corroborata da una predisposizione assai acuta per cogliere ogni talento letterario (in ogni sua forma), “McSweeney’s” è un oggetto di culto che ha segnato la nascita di una nuova estetica.
In italiano è grazie alla meritoria opera di Minimum fax che si deve la traduzione dell’antologia dei suoi primi cinque anni di vita e che comprende autori affermati come David Foster Wallace, Rick Moody, Zadie Smith e William Vollmann cui si accompagnano racconti e saggi di scrittori esordienti, in un gustoso mix, leggo dalla scheda dell’editore, “di ragni letali e donne volanti, corrispondenze epistolari con Unabomber e reportage sul secessionismo hawaiano, testimonianze della vita su altri pianeti e strategie imprenditoriali del Paleolitico”
Incredibile e vero.
Di recente ho messo le mani su un suo nuovo libro acchiappato letteralmente dallo scaffale prima che un distinto signore me lo scippasse da sotto il naso. La scena che ha avuto luogo alcune settimane fa ha avuto del comico e la libreria è la Feltrinelli International di Roma: abbiamo visto entrambi la copertina del libro e prima a piccoli passi, poi di corsa, abbiamo allungato il braccio verso il libro. Sono arrivato prima io.
Il libro, disponibile anche in italiano nella traduzione di Marco Rossari per Mondadori è, a mio sindacabile opinabile e contestabile giudizio, uno sguardo disincantato sull’America di oggi e sul suo declino. Attraverso quello che accade alla trama e ai suoi protagonisti, il libro offre una lente di ingrandimento con cui guardare che fine ha fatto il grande sogno americano con le aziende in fuga verso gli outsourcing fuori dal proprio suolo nazionale. Una delocalizzazione umana prima ancora che dell’attività produttiva.
Per raccontarla usa una storia che incarna in sè un paradosso: il protagonista Thomas tiene un po’ di persone in ostaggio in un vecchio hangar di una base militare dismessa in California. La cosa accade a seguito della morte di un suo amico; un poliziotto -ostaggio pure lui- sembra essere uno dei 12 agenti di polizia e membri della squadra SWAT che hanno sparato al suo amico Don Bahn che stava avendo una sorta di attacco psicotico ed era armato solo di un coltello da cucina. Tutte le vittime del sequestro, un gruppetto di individui, hanno a che fare – in un modo o nell’altro – con quanto accaduto.
Tra questi, lo sfortunato Kev interrogato dal suo sequestratore alla ricerca di una risposta bastevole per sè e per il suo stato d’animo depresso. Non so chi dei due stia peggio, se l’ostaggio o il criminale improvvisato. Kev ha fatto di tutto per diventare un’astronauta; ha studiato tantissimo, si è arruolato in Marina e ha fatto letteralmente una faticaccia per riuscirci, tranne che arrivare tardi all’appuntamento con le stelle: il programma dello Space Shuttle si è concluso un po’ prima che prendesse il brevetto di astronauta. Da suicidarsi.
Scopro che anche la madre è oggetto del sequestro come pure un vecchio maestro di scuola colpevole, leggo, di molestie nei loro confronti anni prima. L’obbiettivo di Thomas è quello di avere un’immediato risarcimento, una immediata giustizia a quanto accaduto. Ma, appare chiaro che è pure ossessionato da disagi più profondi, più esistenziali. Egli è arrabbiato dalle ingiustizie della vita, la natura casuale del destino, la tristezza delle perdite e delle delusioni che definiscono certe vite.
Considerato il carattere liberal dell’autore, con il quale si intende essere di sinistra in Usa, appare abbastanza chiaro che fà parlare il suo personaggio per sottolineare alcuni aspetti della crisi americana non riferendosi esattamente, o particolarmente, a quella economica, fenomeno dal quale, tuttavia, stanno uscendo più rapidamente di tutti mentre in Europa abbiamo ancora da “menare il torrone“, come dicono al nord. La crisi che riferisce il personaggio, quindi il suo creatore, ha a che fare con le sempre più frequenti testimonianze riguardo i pestaggi e/o gli arresti illegali della polizia sui ragazzi e non solo, o che il declino del suo Paese si registri anche nel modo con cui il governo ha abbandonato il programma spaziale; ancora: che siano stati spesi tutti quei soldi per fare le moderne guerre di esportazione della libertà o, infine, che il suo personaggio sia disposto a barattare la sua vita in nome del suo Paese. Tutte cosa già esplorate a ben vedere, e secondo me meglio, da personaggi dal nome Philip Roth, Jonathan Franzen o Don DeLillo.
Ora: con tanta fuffa che c’è in giro, con la crisi di vendite che sta mortificando i ricavi, con i lettori in fuga dalle librerie, con tanta mancanza di idee, carnefice e vittima di quello che accade, che state aspettando a leggerlo?
per BookAvenue, Michele Genchi
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Il libro:
Dave Eggers
Your Fathers, Where Are They? And the Prophets, Do They Live Forever?
Knopf pubb.
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