grammofono
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Molti dei migliori album ascoltati quest’anno, ancora una volta: nuovi e vecchi, sembrano aver anticipato le reazioni degli ascoltatori. È un riflesso di come generi e sottogeneri vengano trasformati in tempo reale dai feedback ricevuti, e di come, a volte, nei momenti più emozionanti, quel ciclo di feedback funge da specchio deformante di questa rubrica, trasformandola e rendendola più avvincente dell’input originale.

Questi album sono come dialoghi tra me e i fan di questa rubrica. Loro possono ascoltare i loro eroi e tornare da queste parti per trovarmi pronta a far conoscere altro. Potete usare l’elenco per fare i regali: farete colpo!

Grazie a tutti e Buone Feste.
FS


Rufus (featuring Chaka Khan).
Quarto disco dei Rufus, con la giovane cantante Chaka Khan in prova dopo l’abbandono della front-singer Paulette McWilliams. Dentro ci trovate “Sweet Thing”. Ci sono pure: “Have a good time”, “Dance with me” e “Ooh I Like Your Loving” con cui strappazzarsi per bene. Lei è meravigliosa come tutti e dico tutti i dischi che ha inciso.

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Kofi, Harlem Nocturne.
Di cosa parliamo quando parliamo di “Lovers Rock”? Il Lovers Rock è uno stile di musica reggae dai contenuti romance. Dalla fine degli anni ’60, ottenne maggiore attenzione e un nome a Londra a metà degli anni ’70. Il disco è assai bello. Dentro ci trovate Kofi’s Dream e soprattutto Lady Sits Alone che vi faccio ascoltare in coda.

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Lauren Wood, Cat Trick.
Cat Tricks, prende il nome dall’omonimo pezzo. Lo trovate insieme a I will wait for you e Please don’t leave, in duetto on Michael Mc Donald. Dentro, c’è pure il famosissimo Fallen (il disco più famoso del film, Pretty Woman). Il disco ha venduto più di trenta milioni di copie! Trenta milioni! Qualcuno la ricorderà pure per essere l’autrice di Dancing Queen per gli Abba… eccetera eccetera.
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Miles Davis, Kind of blues.
È un disco irrinunciabile per chiunque abbia a cuore questo esercizio intellettuale che salva la vita: ascoltare musica. Non serve essere appassionati per forza di Jazz per innamorarsene. Questo album insegna a chiunque si avvicini l’ascolto della musica ! Questo disco è di conforto per i giorni bui, è amore, è consolazione, soprattutto gioia. Quindi sì: lo troverete in ogni classifica che avrò il piacere di compilare. Se non bastasse, il mio due di coppia non esce di casa se non ascolta So What. Forse tra i più belli dell’album.
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Miles Davis, Tutu.
Frutto di una collaborazione senza precedenti tra il leggendario trombettista jazz e il suo ex bassista, Marcus Miller, Tutu è uno degli ultimi album in studio di Miles Davis e dà il suo titolo in omaggio all’arcivescovo sudafricano e premio Nobel per la pace Desmond Tutu. Mentre la traccia che dà il titolo all’album divenne rapidamente uno dei ritornelli più popolari degli anni ’80, l’album suscitò anche polemiche a causa del suo ampio utilizzo di sintetizzatori, drum machine e sovraincisioni. Alcuni lo consideravano, più che un album di Miles Davis, un’opera quasi esclusiva di Miller, che ne compose, arrangiava, suonava e registrava la maggior parte. La si pensi come si voglia: questo album è entrato nella storia della musica.
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Herbie Hancock, Headhunters.
HeadHunters è un album emblematico all’interno delle normative del jazz-funk e coniuga ritmiche sincopate, l’utilizzo sistematico della Fender Rhodes, del clarinetto, nonché di strutture armoniche che sfumano i confini tra improvvisazione e groove metropolitani. Il pezzo «Chameleon» che vale da solo il prezzo del disco, segnato da un ostinato tirare di basso slappato e da un’interazione tra elettronica e percussioni, diventa il contratto epocale, congiuntamente firmato da jazz, funk e tecnologia. L’album, acclamato dalla critica e dal pubblico, consacra Herbie Hancock come uno degli architetti della nuova estetica jazzistica. Da non perdere.
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Weather Report. Black Market
All’interno del gruppo ci hanno lavorato dei geni come Wayne Shorter, Peter Erskine, Airto Moreira, Miroslav Vitous, Alphonse Mouzon e Jaco Pastorius. Chi sono? I Wheater Report, chi altri? Black Market, di per sé un classico, rappresenta un momento cruciale nella storia del gruppo, segnando non solo un cambio nella sezione ritmica con l’introduzione del basso fretless di Jaco Pastorius, ma anche un’evoluzione sonora e stilistica che avrebbe influenzato il jazz contemporaneo. L’album offre una miscela di compostezza melodica e complessità ritmica, quale marchio distintivo del gruppo, quali pionieri della fusion jazz. Imperdibile.
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I Weather Report

Dexter Gordon, More than you know.
Il doppio disco che compone «More Than You Know» rappresenta un documento prezioso nella storia del jazz europeo e internazionale. Registrato a Genova nel 1981, durante il Festival Estate Jazz, questo doppio CD restituisce la voce strumentale di Dexter Gordon in una fase di piena maturità, affiancato da Kirk Lightsey al pianoforte, David Eubanks al contrabbasso ed Edward Gladden alla batteria. L’album è una testimonianza di un momento storico in cui il jazz aveva raggiunto piena statura internazionale, mantenendo però la sua natura di arte fondata sull’espressione individuale. Dentro ci sono dischi come il lungo Black Stars – ventotto minuti ininterrotti di musica – e More than you know che dà titolo all’album, che di minuti ne dura venti. Un capolavoro.

Charlie Haden, Nocturne.
Manca tantissimo Charlie Haden. Ha fatto parte per anni della formazione di Ornette Coleman, considerati entrambi i padri del movimento free jazz. Charlie Haden ha sperimentato di tutto. Qui, giunge a pubblicare il suo omaggio al bolero cubano: quello reso celebre dal “Buena vista social club” per capirci, ma lo fa a suo modo, collocando il lavoro all’interno di quella sua ricerca melodica che ultimamente lo porta sempre più a lavorare sui temi delle ballads. “Nocturne” è il giusto titolo di questa raccolta che comprende due brani dello stesso Haden, cinque di compositori cubani, quattro di autori messicani e un pezzo di Gonzalo Rubacalba, pianista dell’Havana presente in tutto il progetto.
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Brad Mehldau (& Charlie Haden) Long Ago and Far Away.
Visto che ho parlato di Charlie Haden, non potevo non consigliarvi questo disco strepitoso di Brad Mehldau. Il quale (e il compagno di viaggio con lui) è uno che non ama le strade comode, e lo mostra già nel brano di apertura, Au Privave: il pianista smonta letteralmente il tema parkeriano, con una spregiudicatezza al punto di apparire eccessiva. Il repertorio scelto dalla coppia attinge al regno degli standard e continua con i meglio compiuti dialoghi di My Old Flame e What’ll I Do.Il meglio arriva con una scura versione a tempo medio di Long Ago And Far Away e con una struggente quanto audace My Love And I che da sola vale il disco. Accattatevelo!
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Come si dice: a voi studio!

Buone Feste. Francesca Schirone


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