L’impercettibile angoscia della malattia

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   Tempo di lettura: 2 minuti

copertinaAtto dovuto, il nostro per segnalare l’uscita nella Biblioteca Adelphi la pubblicazione delle opere di Georges Simenon, iniziativa che offre l’occasione di leggere o di rileggere i lavori di un autore che sempre più si configura come un gigante assoluto  del secolo appena trascorso. Ne è conferma – se ancora ne occorresse una – Le campane di Bicetre,  260 pagine di racconto delle vicende interiori di un uomo colpito da un ictus. Il libro, terminato nell’ottobre del 1962 e pubblicato nel 1963, fu, a buon titolo, assai considerato dall’autore, che,  come viene evidenziato anche nel risvolto di copertina, vi dedicò una lunga fase preparatoria e volle premettervi – fatto per lui alquanto inconsueto – una Premessa.

In effetti, l’opera  è per certi versi sconvolgente, giacchè,  pur trasmettendo  non pochi momenti di angoscia,  avvince e  inchioda  a proseguire la lettura alla stregua del più appassionante dei romanzi.
Renè Maugras, giornalista  cinquantaquattrenne di grande successo nella Parigi del secondo dopoguerra, nato in provincia, di umilissime origini, privo di particolari ambizioni, se non addirittura di ambizioni tout-court, carente di specifici talenti, divenuto tuttavia uomo di punta dell’establishment, alla mercè un lavoro massacrante e continuo, si risveglia in ospedale, con il corpo semiparalizzato, segnato anche nella favella, dopo essere stato trovato privo di sensi nella toilette del ristorante ove partecipava ad una cena, mensilmente ricorrente, con altri personaggi di primo piano.
Uscito dal coma, inizialmente svuotato da qualsivoglia interesse per il suo lavoro e, sostanzialmente, per la vita,  privo, però, di timore nei confronti di una morte che, inizialmente,  giudica prossima, “si mette a frugare nella propria mente cercando cosa pensare come un bambino cerca, tra i suoi giocattoli, quale scegliere.  In realtà , non sceglie. Un certo pensiero s’impone, quasi sempre di sorpresa, e capita che ne vengano fuori due alla volta senza che abbiano necessariamente un nesso tra loro. Anzi, più che pensieri sono domande. Perché lui non smette di farsi domande e di cercare risposte”. Insieme riaffiorano immagini e sensazioni che il protagonista pensava di aver dimenticato, in un serrato confronto con se stesso, da cui il lettore resta fascinato.
Un libro straordinario, di cui va segnalata  anche l’eleganza linguistica della traduzione, dovuta a Laura Frausin Guarino.

Fabrizio Fides

Georges Simenon, Le campane di Bicètre, Adelphi

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