Finchè il caffè è caldo

   Tempo di lettura: 5 minuti

Sono poco incline a leggere i libri che hanno grande riscontro di pubblico perchè spesso sono rimasta delusa dall’aspettativa che suscita avere per le mani un libro di grande successo.
Ma di questo romanzo mi capitava spesso leggere recensioni, frasi, o sentire commenti di persone che lo avevano letto, e dato che la cultura giapponese è legata a doppio filo ai miei interessi (ho coltivato Bonsai per anni, una grande passione di gioventù), mi sono arresa alla curiosità: l’ho letto quest’estate nonostante sia uscito in Italia nel 2020. Curiosando su Wikipedia ho appreso che la storia nasce originariamente sotto forma di opera teatrale e, visto il successo, Kawaguchi ha deciso di riadattare l’opera e ricavarne un romanzo che è arrivato a vendere in Giappone più di un milione di copie.

La trama è sicuramente affascinante: si vocifera che a Tokyo esista un posto, una caffetteria, dove puoi andare indietro nel tempo e rivivere una situazione del passato solo fino a quando il caffè contenuto nella tazzina sul tavolo al quale sei seduto rimane caldo. Se si fredda, non puoi più tornare indietro e rimani imprigionato nel passato. Inoltre ci sono delle regole molto rigide da seguire: innanzitutto lo si può fare solo da una determinata sedia (occupata per la maggior parte del tempo dal fantasma di una donna che si alza curiosamente solo per andare al bagno), si possono incontrare solo persone che sono entrate in quel locale, non ci si può alzare dalla sedia sulla quale siamo seduti ma soprattutto si deve essere consapevoli che qualunque parola diremo o qualunque cosa faremo, non riusciremo a cambiare il presente ne tantomeno il futuro.

E allora, a che scopo tentare? L’autore ci presenta alcuni personaggi che vogliono provare ad andare nel passato per motivazioni differenti, ed ognuno di loro torna al presente con una consapevolezza diversa, e noi lettori partecipiamo alla loro trasferta nel tempo con un occhio fisso alla tazza di caffè che velocemente si raffredda e sul tempo che inesorabilmente scorre troppo veloce. Chi ci prova è tra gli altri una ragazza che crede di aver perso l’amore, una donna che cerca di ritrovare una lettera che le ha scritto il marito ora malato, una madre e una figlia che si cercano l’un l’altra per conoscersi.
Non saprei dirvi se questo libro mi ha deluso o mi sia piaciuto: certo, l’idea è geniale ma trovo difficile da accettare l’idea di poter andare nel passato e di non influenzare nè cambiare in nessun modo il futuro.

Film su film, da “Sliding doors” al mitico “Ritorno al futuro” la raccontano diversamente.
Quante volte ci siamo detti: se potessi tornare indietro … e, finito il libro, me lo sono chiesta anche io, arrivando a comprendere che il fil rouge del romanzo è il rimpianto. Di nuovo cerco aiuto su Wikipedia. Leggo: “Il rimpianto è una reazione negativa, conscia ed emotiva a comportamenti avuti nel passato. Generalmente viene accompagnato da tristezza o imbarazzo, che si manifestano dopo che una persona si rende conto che avrebbe dovuto fare una determinata cosa che non ha fatto.“.

Anche io ho dei rimpianti, come credo ognuno di noi, ma il più grande in assoluto è l’aver perso la mia mamma troppo presto. Il rimpianto di non averle potuto far vedere la donna che sono oggi, grazie ai suoi insegnamenti ma anche ai suoi errori. Ma credo che due delle più grandi risorse che abbiamo a disposizione, noi umani, siano l’immaginazione ed I ricordi, ed entrambi fanno la differenza di fronte a situazioni sulle quali non abbiamo nessun potere, come la morte.
Se chiudiamo gli occhi, e immaginiamo la persona che abbiamo perso, si è subito di nuovo insieme: succede quando l’amore fa buon uso dell’immaginazione.
Ecco, credo proprio che non ci serva una sedia ed un caffè per tornare nel passato, lo sappiamo già fare: possiamo utilizzare i ricordi. E loro si che annullano il tempo, e non solo finché il caffè è caldo.

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Per BookAvenue, Marina Andruccioli

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Questo pezzo è stato scritto leggendo le poesie di una delle mie poetesse preferite, Mariangela Gualtieri. Se vi va di mantenere in sospensione più a lungo il sentirvi grati di aver vissuto sin qui i nostri giorni, di seguito, da you tube I versi della bellissima poesia “Io ringraziare desidero”, interpretata da lei stessa e godetevi quel posto, quello dove la sua voce ci conduce.


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Il libro

Finchè il caffè è caldo,
di Toshikazu Kawaguchi
Garzanti 2020,



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