… Il mio papà parlava tanto,
mi raccontava spesso delle storie.
Se le inventava le storie
E a me piaceva ascoltarle e immaginare,
addormentarmi e sognare …
Non so perché è successo proprio al mio papà.
Nemmeno riuscivo ad immaginarlo senza parole: muto … (pag.147)
In pieno clima natalizio, mentre l’aria di festa invita a pensare a regali e a scrivere letterine da inviare a Babbo Natale, un bambino tornando da scuola vede la mamma accompagnare il papà in ospedale perché si sente un po’ strano …
Da quel momento tutto cambia e “un’esplosione” scoppia nella vita di quel bambino e di tutta la sua famiglia.
Il papà che parlava tanto che raccontava e inventava le storie più fantasiose e bizzarre, all’improvviso, non riesce più ad articolare nemmeno una parola: una forbice invisibile taglia continuamente i fili che uniscono tra di loro le lettere, appena cerca di emettere un suono …
Quella forbice si chiama: afasia, una sindrome causata da lesioni delle aree del cervello deputate all’elaborazione del linguaggio o ad altre aree di connessione con diversi centri del cervello variamente implicati in questa funzione.
Questa più o meno la spiegazione medica.
Ma che spiegazione si può dare ad un bambino che tornando da scuola e ritrova un padre che stenta a riconoscere perché non è più come prima?
Non ci sono spiegazioni ma solo voglia di ritornare al “come prima” ed è questo lo scopo del coraggioso bambino protagonista del libro: ” Parla… Papà”.
Un protagonista bambino che si ama fin dalla prima pagina perché costretto a diventare grande dopo la detonazione della sua quotidianità, trasformandosi nel “ papà del suo papà”.
Un bambino che grazie al magico potere terapeutico dell’amore rinsegna a formulare, a scandire di nuovo le prime parole, al “ neonato”genitore con la volontà di aiutarlo mettendo insieme le sillabe come in un puzzle, giocando con le parole e con le storie che escono magari ridendo insieme degli errori.
Un rapporto, all’inizio, faticoso ma mai privato dell’amore che lo contraddistingue.
Confesso che prima di leggere questo libro che mi ha commossa profondamente non conoscevo l’afasia.
La storia scritta in modo molto sensibile e coinvolgente da Sandra Dama da un’idea chiara sia dell’impotenza di un genitore di fronte alla sorta di prigionia di cui è vittima che della difficoltà di una famiglia a reggere alla nuova situazione venutasi a creare.
Il telaio di immagini, davvero ben tessute da Chiara Gobbo, richiamano la sequenza dello stato emotivo del protagonista nell’evolversi della trama del racconto, dove, i fili dai colori freddi o caldi si annodano alle emozioni tessendo un finale di speranza: ” … I giorni passavano e il mio papà faceva grandi passi avanti …”
Il libro è sostenuto dall’Associazione Carlo Molo Onlus di Torino insieme all’A.IT.A. che promuovono il Progetto AFASIA per aiutare a capire cos’è l’afasia, le persone affette da questa terribile sindrome e i loro familiari.
Autore
Sandra Dema si occupa di progettazione, animazione di attività interculturali e ambientali rivolte alle scuole. Ama stare in mezzo ai bambini e alla natura, giocare, leggere, ridere e scherzare.
Ha scritto: Il Pesciolino Tantetinte (Il Capitello), Barattolomeo, La stanza dei bottoni e Gnamgnammondo (Ega), Il calzino bucato, Ambaradan e La Raccontastorie (Lineadaria).
SCHEDA TECNICA:
Titolo: PARLA… PAPÁ
Autore: Sandra Dema
Illustratore: Chiara Gobbo
Editore: FALZEA
Anno di pubblicazione: ottobre 2011
Codice EAN: 9788882963545
Formato: brossura, illustrato
Pagine: 36
Prezzo indicativo: € 10,00
Età di Lettura: (5+)
Vorrei acquistare una copia di Parla Papà posso avere le coordinate per l’acquisto ?
Lorenza Vorano
Cara Marta,
mi spiace molto per la sofferenza che stai vivendo.
Ti auguro che questo cammino riconduca al suono della voce della tua adorata mamma.
Grazie per la tua testimonianza e grazie anche a questo genere di iniziative che portano alla luce e “danno voce” a questi tremendi dolori.
Perché una volta condiviso ci si sente meno soli …
Ti abbraccio caramente augurando a te e alla tua mamma ogni bene
isabella
Questo libro mi tocca da vicino … sono figlia di una madre che ha perso l’uso della parola per una malattia degenerativa tra le più orribili e la mia quotidianità è stata detonata proprio come quella del piccolo protagonista. Quando non senti più la voce di chi ami è come se lo avessi perso … la persona è lì, la vedi, la tocchi, ma non è più la stessa ai tuoi occhi. E’ un cammino difficile per chi lo vive in prima persona, chiuso in una prigione invisibile, e per chi gli è accanto, in cerca di una strada per tornare a comunicare. E’ vero, di afasia si parla poco e sono contenta che un libro per bambini ci provi!