Alle 21:30 si sentì la chiave nella toppa della porta. Esteban la sentì dal suo letto. Ora poteva addormentarsi senza timore dei robot umanoidi. Il vero salvatore del mondo era papà. Anche Charlie sentì chiudersi la porta d’ingresso. Quando era piccola, correva verso papà, lui la prendeva in braccio dicendo che “era la più bella” e Charlie credeva che mamma fosse gelosa. Adesso Charlie chiudeva la porta della sua stanza dopo cena e non si muoveva più dal letto. Si vietava perfino di pensare: “E’ arrivato papà”. Eppure, quando sentì i suoi passi in corridoio, smise di leggere Psycho-boy e trattenne il respiro. Suo malgrado lo incoraggiò mentalmente: “Entra, entra”. ma i passi si allontanarono. Lui non osava. Lei non osava più. Da qualche mese, Charlie e papà si erano persi di vista.
Nella famiglia Doinel ogni componente della famiglia vive al riparo nella propria nicchia, nel tentativo di mantenere un precario equilibrio tra l’adattamento forzato ad un modello di società lontano dalle reali esigenze umane e la propria ineludibile ricerca di identità e vita.
Tutti nella famiglia Doinel si ritrovano così a fare gli acrobati, senza volerlo: Marc, il papà, dopo un’infanzia all’aria aperta si ritrova costretto ad una scrivania nel difficile tentativo di condurre in modo umano una piccola azienda di trasporti. Le difficoltà cui va incontro lo allontanano sempre di più dalla sua famiglia, lasciandolo a volte con la sensazione di essere solo, e con il desiderio nostalgico di tornare in un momento del suo passato dovre avrebbe potuto scegliere una strada diversa. Nadine, la mamma, innamorata dei suoi figli, ma anche di quelli degli altri, fa l’insegnante di scuola materna, costantemente abitata da un dissidio interiore, tra il dare libero sfogo alla co-creazione della quotidianità insieme ai suoi piccoli alunni, o seguire pedissequamente rigidi schemi di svolgimento della giornata, col solo unico scopo di compilare asettiche schede di valutazione sul differente modo di apprendimento dei bambini. Poi c’è Charline, 14 anni, che si fa chiamare Charlie, anche lei in bilico, tra un sentimento di estraneità rispetto alle sue compagne di classe, la nostalgia per un rapporto con suo padre che sembra essersi dissolto con il suo diventare grande, l’insofferenza nei confronti della madre, votata alla ricerca di una perfezione, di cui lei non si sente parte, e l’ansia di vivere e scoprire la propria strada. In un turbinio di emozioni contrastanti Charlie sembra trovare nelle storie dei manga, lette in maniera compulsiva, l’unica via per restare invece fuori dalla realtà, così difficile da vivere. E infine c’è Esteban, 7 anni, intellingente, timido, silenzioso, che ha scelto di rintanarsi nel regno della fantasia per costruire ingranaggi di mondi alternativi, per salvare il panieta dalla distruzione umana, ma anche sé stesso dalle persecuzioni di qualche bulletto di scuola.
Ma all’improvviso qualcosa cambia nella vita di Marc, aprendo una crepa nel già precario funambolismo di ciascuno dei protagonisti. Marc è infatti costretto, dalla nuova proprietà dell’azienda, a una rioriganizzazione della società, che gli impone di licenziare, disumanizzando le relazioni con i suoi collaboratori.
E, come nel gioco del domino, l’effetto a cascata è dirompente. La crisi entra nella famiglia, dando tuttavia la possibilità ad ognuno di compiere un piccolo gesto di rivoluzione, che restituisce dignità, personalità e speranza alla propria storia. Charlie rompe con la sua amica, opportunista e incapace di ascolto vero, scegliendo come compagno di banco, un ragazzo, detto il kolkoziano, deriso per via del suo aspetto, ma anche per la sua, solo apparente, semplicità. Charlie scoprirà così che Aubin, oltre che condividere con lei la passione per i manga, non è affatto lo stupido che vuole sembrare, nascondendo dentro di sé, sogni e solide aspirazioni. Nadine per un giorno di scuola scopre di poter fare a meno di ritmi e regole preimposti e vuoti, sconvolgendo in allegria la vita dei suoi allievi, ma anche quella della sua collaboratrice, che invece fa delle regole la sostanza del suo lavoro. Marc decide di combattere a fianco dei propri colleghi di lavoro, piuttosto che scegliere la facile via di salvare solo se stesso. Il piccol Esteban riesce finalmente a parlare con la sua psicologa, della lontananza che lo separa dal padre in questo momento di crisi , confidando il sogno di poter andare insieme con lui a vedere come è fatta una yurta.
Sarà infatti proprio un articolo, letto separatamente da tutti i componenti della famiglia, grazie ad intrecci della storia magistralmente orchestrati, a proposito di una yurta mongola, una tenda-casa trapiantata dalle steppe della Mongolia nei boschi della Francia, a riaccendere la speranza nella vita di ciascuno e a sciogliere i nodi della storia in un finale coraggioso e pieno di vita.
Una meravigliosa storia dunque, nella quale M.-A. Murail, pluripremiata autrice per ragazzi, non risparmia, con la sua penna arguta, ironica, lieve e profonda allo stesso tempo, critiche a nessuno, da un’applicazione del modello di sviluppo capitalistico, a solo e unico scopo di profitto, che dimentica il lavoro come strumento di crescita, evoluzione e gratificazione umana fino alla critica al sistema scolastico, che nell’esigenza di aiutare i bambini nella costruzione del proprio futuro per essere immessi in un sistema omologante, dimentica il presente e rimane sorda alle esigenze individuali e ai tempi di maturazione differenti per ciascun individuo.
La narrazione, fluida, immediata, veloce e capace di costruire visioni, sceglie per ogni capitolo un punto di vista narrativo, dando la possibilità al lettore di scegliere a sua volta, in chi riporre la propria vicinanza, o invece di sperimentare il dono dell’immedesimazione per ognuno di questi personaggi. Senza dimenticare la straordinaria cura nella costruzione anche dei ruoli minori, che hanno invece nella tessitura della storia una grande risonanza. Tutto questo crea un meravilgioso effetto di compenetrazione di realtà umane a volte sentite distanti, spesso proprio all’interno della famiglia, restituendo invece a questo piccolo connubio di umanità, la speranza di una progettualità condivisa, desiderata e possibile.
Ma la ricchezza davvero inestimabile della scrittura di questa autrice sta nel saper guardare senza banalità e retorica, dietro le vetrate, a volte opache, della nostra coscienza: ci mostra le situazioni così come molti di noi nel vortice delle vite moderne viviamo, ma priva di giudizio di valore, anzi sapendo restiutire alle piccole azioni vivere quotidiano, a volte faticoso, dignità e un pizzico di magia, per quella destinazione di cui a volte siamo incapaci di visione, ma che una grande autrice sa invece donare.
Un libro che auguro davvero a tutti di leggere.
Informazioni tecniche
Titolo: Crack! Un anno in crisi
Autore: Mare-Aude Murail
Editore: Giunti
Codice EAN: 978-88-09-79143-5
Formato: brossura, 21×14 cm
Pagine: 251
Prezzo indicativo: € 8,90
Età di Lettura: (+11)