I prossimi trent’anni di BookAvenue

shakespeare & co
   Tempo di lettura: 11 minuti


Abbiamo fatto molta strada da quella prima edizione, un foglio a video di Multiplan (antesignano di Excel) , con i primi titoli da segnalare ad altri colleghi librai nelle prime ore di Giovedì 7 novembre 1996.
La libreria era (ed è) la Mondadori di via Appia a Roma.
Andando a ritroso, a quella – in tutti i sensi – prima pagina, è difficile resistere all’inevitabile constatazione di chi, come noi, si occupa di libri di come è cambiata la letteratura di consumo, di come sono cambiati gli editori e le librerie, di come è cambiato l’approccio del lettore alla lettura.
Di come il mondo è cambiato così tanto in tre decenni.
In quel novembre eravamo distratti da altro: non ci rendemmo conto di cosa avessimo innescato.

I giornali scrivevano del volo Trans World 800 che in luglio, poco dopo il decollo da NY, era precipitato nell’oceano uccidendo tutti i passeggeri e, in settembre, dell’affondamento del sottomarino nordcoreano a causa “di un’esplosione di un tubo missilistico” così come recitava l’articolo su fonti dell’allora governo di Pyongyang.
Si parlava pure del crollo di valore della sterlina inglese e della vittoria a scacchi di Kasparov.

Quell’anno, in gennaio, un giornalista già volto noto agli spettatori del TG1, condusse la prima edizione di un programma di approfondimento (e intrattenimento) dal titolo Porta a Porta. Il programma non ha eguali per longevità nella storia dei talkshow. Anzi, si può azzardare nel dire che nel nostro paese l’abbia introdotto per primo lui: Bruno Vespa. Prima, c’era solo Ugo Zatterin per le tribune politiche e solo in tempo di elezioni. Duravano un’ora ed erano entusiasmanti.

I nuovi libri più venduti quell’anno furono:
La giuria di John Grisham, Causa di morte di Patricia Cornwell, Ordine esecutivo di Tom Clancy, Disperazione di Stephen King, Silent Honor di Danielle Steel e Lo schiavo del tempo di Anne Rice. Thriller e gialli: come da copione.
Tra gli italiani, Woobinda di Aldo Nove, Il senso della frase di Andrea Pinketts, ma anche i giovani Cannibali, leggi: Isabella Santacroce, Niccolò Ammaniti, Aldo Lucarelli e via scorrendo, nati da quella fucina incredibile che è stata la casa editrice Castelvecchi.
Gli ultimi due mesi, in particolare dicembre, le librerie si giocavano il trenta percentuale dell’incasso di un anno. È ancora, in parte, così. Oggi, però, i giga-sellers annunciati, quelli da un milione di copie, quelli a cui affidi gli incassi di cui sopra, non ci sono praticamente più e quel trenta percento vale assai meno in rapporto alla disponibilità residuale delle famiglie.
Sembra storia, eppure alcune cose appaiono le stesse. Lo stesso si potrebbe dire di BookAvenue.

Sono passati poco più di dodici mesi dall’uscita dell’ultima versione del nostro foglio. Non è stata l’unica occasione in cui i nostri critici hanno annunciato l’affanno di BookAvenue, né l’unica volta in cui hanno sbagliato così tanto a proposito della durata. Certo, un tempo avevamo un giornale letto da migliaia di persone il giorno, ora è letto, non ci nascondiamo, da alcune centinaia, sia sul nostro sito web sia sulla variopinta gamma, talvolta vertiginosa, di altre piattaforme: da Facebook a X, da Instagram fino a Instant Articles. Sembra un ottovolante, e ancora non riusciamo a spiegarne l’affollamento che non si traduce, tuttavia, in letture degli articoli corrispondenti.
Dobbiamo dunque dare atto di una difficoltà. Una difficoltà, però, che non riguarda solo noi, ma investe più in generale tutti i siti che si occupano di comunicazione libraria.
Per quanto riguarda BookAvenue, siamo a un bivio dovuto alle condizioni “ambientali” di un sistema editoriale che sembra esalare i suoi ultimi respiri.

Non lo diciamo noi: lo dicono i numeri. Gli editori, quelli che contano, hanno consegnato l’anima al romance. Un genere, questo, che ha preso in ostaggio una giostra che quest’anno registra il secondo arretramento consecutivo in termini di vendite e, peggio, di perdita di lettori. Un’industria che pubblica novantamila titoli nuovi: duecentocinquanta al giorno – feste comandate comprese – e ne butta al macero un terzo senza averne venduto una sola copia. Un milione, dicasi un milione, di copie sono andate perse. Chi pagherà tutto questo spreco?

Ma c’è altro.
A chi si parla di libri in un momento in cui si fa fatica anche a leggere una sola pagina di un articolo? Bastano i sei-settecento lettori quotidiani dei nostri testi a dare misura del nostro impegno?
Ci piace definirla dislessia di ritorno. Sappiamo della rapidità con cui si vuole apprendere: i nuovi bisogni di sapere sono didascalici. Contestiamo con forza questo paradigma. Non è in due minuti (il tempo medio di permanenza sulle pagine, stimato dalle registrazioni effettuate dalla nostra amata Laura) che si realizza quello che ogni nostro autore ha voglia di raccontare.
Per venire incontro a questa debole resistenza, abbiamo imparato a usare nuove tecnologie che ci consentono di fare ascoltare l’audio degli articoli e che raccogliamo in un podcast, disponibile su Spotify.
Sappiamo, non basterà. Tutti coloro i quali impiegano risorse allo stesso nostro modo sanno di rivolgersi – in un ambiente assai competitivo – a una modesta pattuglia di poco più di ottocentomila lettori che comprano più di cinque (cinque!) libri l’anno.
Si fa fatica.
L’abbiamo detto altrove: il nostro numero di lettori è concretamente diminuito a causa della pandemia, certo, ma anche da quando abbiamo smesso di immaginare e pensare il futuro.

Il destino della nostra testata dovrà in un modo – tutto da inventare – di rivolgere anche altrove i propri contenuti per trovare nuovo consenso, di generare un nuovo seguito, oltremare e oltralpe.
Non è un ripiego.
L’internazionalizzazione di BookAvenue ha a che fare con l’interesse registrato dai lettori dei nostri articoli in paesi come il Regno Unito pari a quelli negli Stati Uniti, dove abbiamo un certo seguito. Si spera che il nostro giornalismo letterario militante, per usare le belle parole di una nostra collega, raggiunga più e più lettori di/in quei paesi e forse anche altrove.
E, a proposito di giornalismo militante. Anche il lavoro di giornalismo letterario dovrà fare qualche passo avanti. Può essere ricevibile, chiediamo, la proposta di fare informazione e intrattenimento in diretta video, trasmessa in streaming a chi vorrà sintonizzarsi sui nostri canali social piuttosto che in seconda battuta su YouTube?
Senza rincorrere nessuno, però.
È importante per tutti noi ricordare il nostro passato, concentrarci su ciò che non è cambiato e non deve cambiare.

Una nuova generazione di comunicatori: i booktoker italiani più seguiti sono diventati figure globali ma non hanno preso posizione su nulla. Raccontano i libri in maniera liquida e spesso divertente; non c’è dubbio. Ma sono creatori digitali, non fanno giornalismo letterario e forse neanche lo vogliono. Interpretano lo spirito del tempo ma non aiutano a vendere una sola copia in più né a leggere.
Il compito di chi scrive è altro. È nel nostro sangue porre alla letteratura domande imbarazzanti, denunciarne i limiti, nello stesso modo con cui cercheremo sempre di intrattenere mentre spieghiamo un mondo sempre più complicato.

Raccontiamo più storie, come mai prima; non solo recensioni, elzeviri e cronache letterarie, ma anche editoriali e spunti di riflessione. Una rinnovata ricchezza d’idee a disposizione di chi legge e che trova il suo punto di caduta in una nuova piattaforma con una grafica che, richiamando quelle di un qualsiasi giornale, era e rimane un pilastro delle pagine di BookAvenue. Trent’anni fa come ora, abbiamo sempre avuto una tensione fattiva in questo senso.
Questa nuova versione va incontro alla facilità di utilizzo del sito: ha immagini e titoli che invitano a cliccare e toccare per scoprire di più. Se state leggendo quest’articolo, vi trovate sull’ultima versione della nostra piattaforma. Durante l’anno la rinnoveremo ancora un po’ per facilitare l’utilizzo della versione in inglese.
Riflettiamo a lungo e intensamente su come raccontare storie complesse sugli schermi degli smartphone, dove ora la maggior parte dei lettori vede il nostro lavoro. Nel 1996 eravamo agli arbori di internet; lo stesso termine social media era in divenire.

Aprirci ancora al nuovo. Siamo per questo alla ricerca di investitori che ci consentano uno sviluppo multipiattaforma decisivo: è il destino ineludibile di chi vuole occuparsi di libri sul web in modo professionale. Senza nuovi patreons potremmo non sopravvivere al 31 dicembre di quest’anno. Tra le attività che metteremo in campo a questo scopo, c’è la possibilità di inserire articoli esclusivi in abbonamento. Editoriali, articoli, interviste esclusive di autori, commentare la letteratura e altro. Vedremo con gli amici del “reparto” tecnico la soluzione più semplice. Il nostro “giornale virtuale” avrà molto di familiare con la nostra rivista che nel 2026 vedrà nuovamente la luce.
Primi passi per orientarci verso i prossimi trent’anni? Sì: ci crediamo.
Quando nuovi lettori di lingua italiana e quelli in giro per il mondo scopriranno per la prima volta BookAvenue, ricorderemo loro ciò che distingue BookAvenue.

I nostri principi guida non sono cambiati e non sono mai stati così rilevanti o così necessari: l’indipendenza di scelta, un rifiuto assoluto di legami con politica editoriale di chiunque, un impegno totale all’onestà, una sincera empatia per persone di ogni credo e colore dovunque esse provengano, una profonda fede nei valori che i libri ispirano e passione per la lettura come mezzo democratico di emancipazione degli individui.
Questo non è mai stato un giornale senza passione. Che senso avrebbe, del resto?

BookAvenue è in continua evoluzione, ma sono i nostri principi duraturi che ci definiranno nei prossimi anni. Lo sforzo è di andare oltre il 2026 affinché non sia l’ultimo.

Per BookAvenue, Michele Genchi


BookAvenue Newsletter

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

La nostra newsletter arriva ogni mese. Iscriviti! Niente pubblicità e promettiamo di non abusarne.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Articoli consigliati

Lascia un commento

Share via
Copy link