Un interessante articolo pubblicato dal Giornale della libreria a cura di E. Refraschini sul tema della Street Lit. Ve ne diamo anticipazione:
Sin dalle sue origini, la cultura afroamericana ha avuto, generazione dopo generazione, artisti nei campi della musica, della danza e della letteratura, che cercavano di raccontarne le esperienze, le difficoltà, le sfide della propria comunità. Negli anni Duemila, per esempio, si è espressa soprattutto attraverso l’hip hop e l’R&B. ed è proprio da questo ambiente che, secondo alcuni, è nata la Street Lit, la letteratura della strada, o del ghetto. In qualsiasi modo la si voglia chiamare, la Street Lit racconta il ventre della vita urbana nei quartieri poveri: storie di denaro, sesso, droga, violenza, che sono poi le storie di parte della piccola e grande criminalità nera americana.


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Perché dobbiamo aspettare l’ennesima tragica onda per fare in modo che l’Europa prima, e l’Onu poi, sollecitino i paesi ad aprire le loro frontiere agli immigrati apolidi?
Il mondo ha bisogno di dialogo e albi da colorare. Ma il libro italiano è più vivo che mai.
Come 
Il mio primo Festivaletteratura è stato quindici anni fa. Presi un treno per Mantova dopo aver studiato febbrilmente l’itinerario su quei libretti che poi sono spariti con l’avvento di internet. Ero appena maggiorenne e dissi a mia madre che sarei tornata nel pomeriggio, anche se in verità avevo già prenotato una stanza. La sera infatti telefonai per dire che mi sarei fermata una notte, ma le notti diventarono presto quattro… e sul mio vecchio Quaderno dei Pensieri ci sono ancora l’autografo di Fosco Maraini, una foto sbiadita di Jhumpa Lahiri (lo scotch ha ormai trapassato la pagina) e un articolo su David Grossman. E poi pagine fitte di citazioni ed emozioni diciottenni, fra cui alcuni curiosi appunti sul suono della voce di Grossmann quando parlava in ebraico. >>
E’ un anno pieno di incertezze e di preoccupazioni legate all’applicazione della “riforma” scolastica targata Renzi-Giannini, che ha portato e porterà con sé tanti dubbi, proteste e critiche ma che dirà anche qualcosa di nuovo nell’ambito del sistema dell’istruzione. Pur potendosi prevedere in parte quel che accadrà, molti aspetti della “buona scuola” sono ancora alquanto nebulosi, per mancanza di chiarezza nelle norme in vigore ma anche per la sostanziale differenza tra la teoria e la pratica, cioè tra il dettato della legge e la sua effettiva applicazione. Intanto, mentre inizia oggi l’anno scolastico, la televisione ripropone la solita fiction – in modo banale- della annuale polemica sui libri di testo, il cui costo dissanguerebbe le famiglie dei poveri studenti.