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Dimmi come viaggi e ti dirò chi sei

La storia del viaggio non è ancora considerata come una scienza da studiare. Si attinge all’esperienza della mobilità umana per esprimere il significato della morte, della struttura della vita, di un cammino, ecc. Il viaggio è un’esperienza di mutamento continuo, è famigliare e comune ma proprio per questo è un problema capire gli effetti del viaggio sugli individui/società/culture perché solitamente vengono dati per scontato. Il termine travail inglese indica “viaggio” ma ci ricorda anche la parola “travaglio” e in effetti per un primo periodo il viaggio era visto come un qualcosa da sopportare, una prova, spesso pericolosa, un mutamento che logora chi è destinato a compierlo.
Marina Andruccioli mentre recensisce il libro di Enrico Franceschini, tenta una possibile traduzione: quella del singolo di fronte alla strada. Tra storia personale e racconto, come lei ci ha abituati.

bosco foto di ©marinaandruccioli

Equilibrismi e regole di vita

Nelle mitologie antiche il Caos è quasi sempre contrapposto al Cosmo, nel senso di universo disordinato il primo e ordinato il secondo. Ma qui non c’entrano Platone, i miti greci, indiani e cinesi sulla creazione dell’universo finanche la meccanica quantistica di Prigogine o le teorie di Mandelbrot sui frattali. Qui caos e ordine sono distintivi i caratteri dei personaggi del romanzo breve di Erri De Luca. La recensione di Marina Andruccioli chiarisce fin troppo bene il loro e sotto sotto, il nostro.

copertina articolo cactus del deserto

Non è colpa del cactus

Alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. Una lettera, consegnatale personalmente dall’amministratore delegato dell’azienda per cui lavora, cancella ventiquattro anni di carriera e la mette di fronte alla scelta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: rimanere fedele a se stessa e chiudere per sempre una porta alle sue spalle.
La recenione è di Carla Casazza

foto di ©marinaandruccioli

Il passato di tutti

Una lettera inattesa, un’amica in fin di vita. E’ la storia che muove un pellegrinaggio all’insaputa di chi lo compie. Un viaggio pieno di speranza e spiritualità ritrovata. Una lunga passeggiata per fare i conti con il proprio passato.
Marina Andruccioli per il libro di Rachel Joyce da cui è tratto un film attesissimo: “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry”.

Orhan Pamuk

Orhan Pamuk, La stranezza che ho nella testa

Ovvero
La vita, le avventure, i sogni,
gli amici e i nemici di Mevlut Karataş,
venditore di boza, nonché una
panoramica della vita di Istanbul
tra il 1969 e il 2012, raccontata dal
punto di vista dei suoi cittadini.

Il 9 novembre scorso il premio Nobel turco Orhan Pamuk ha presentato il suo ultimo romanzo alla libreria Politics and Prose di Washington. La prima domanda che si è sentito rivolgere dal giornalista e scrittore Elliot Ackerman è stata: perché un sottotitolo del genere? Pamuk ha raccontato un aneddoto. Nel mezzo di una lezione alla Columbia University, dove insegna Arte del Romanzo, disse qualcosa del tipo: “…e come sapete, alla fine Anna Karenina si suicida”. Uno studente lo bloccò: “No, professore! Per favore, non ci dica come va a finire la storia!”.

author_kawabata

Il maestro di go

Il Go è tra i grandi giochi della tradizione in ambito orientale. Ha una storia di quattromila anni alle spalle, può essere considerato simile al backgammon o alle varie forme di scacchi che si giocano sia in occidente che in oriente.
E’ nato in Cina, si è diffuso in Giappone ed è diventato popolare tra la nobiltà e i letterati come gioco di strategia e raffinata metafora dell’equilibrio delle forze naturali. Marco Crestani per Yasunari Kawabata