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Manuale di rimorchio per adolescenti

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Alec Greven
Come parlare alle ragazze
Giunti

Pensato per un pubblico di adolescenti, il volumetto è piaciuto anche agli adulti. «Ci sono signore che mi hanno raccontato di aver regalato una copia al marito dicendogli:ecco, impara qualcosa», ha raccontato in un’intervista. Aggiungendo che da grande vuole fare lo scrittore e confessando di aver quasi terminato il suo secondo libro che HarperCollins pubblicherà prima dell’estate: questa volta Alec spiegherà ai coetanei come parlare con mamma e papà.

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Luciano Gallino, Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità

foto autoreTempo fa leggendo un’altro libro di Gallino, L’impresa irresponsabile, mi sono persuaso che il peso attribuito al costo del lavoro finisce per rivelarsi un alibi che non aiuta a interrogarsi su alcuni fondamentali. A non discutere, per esempio, di come le imprese italiane sono indietro, e di molto, in fatto di ricerca, e di come le stesse sbandièrano amabilmente la necessità di trovare forme redistributive del reddito d’impresa per finanziare l’innovazione (i cui danari, evidentemente, sottratti alle tasse, inevitabilmente gravano poi su tutti noi…), o della necessità di competere in un “mercato globale” (quanto piacerà loro riempirsi la bocca di questo…) finanziando i corsi di sviluppo del personale con forme reddituali che non penalizzino troppo la già esigua ultima riga del conto economico.

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Andrea Camilleri, Il sonaglio

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Andrea Camilleri
ll sonaglio
Sellerio

Dalla donna-sirena alla donna-albero alla donna-capra. Camilleri, in quest’ultima opera letteraria, perviene ad una trasmigrazione di anime femminine in una sorta di vera e propria metempsicosi in Terra siciliana. Giurlà, l’adolescente di 14 anni, mandriano di capre, sarà il trait d’union di questa trasfigurazione tra la capra Beba e la marchesina Anita. Dalla mitologia classica alla letteratura greco-latina, le metamorfosi, uno degli impossibili sogni dell’uomo, come il volo o l’immortalità.

 

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Daniele Del Giudice, Orrizonte mobile

copertinaNe nasce una narrazione che víola le leggi del tempo – proprio come l’Antartide, dove «ogni settantacinque chilometri cade un fuso orario» – per raccontare l’esperienza dell’autore e contemporaneamente le spedizioni ottocentesche degli esploratori Giacomo Bove e Adrien de Gerlache, dei cui taccuini di bordo Del Giudice ripercorre le pagine più intense. E, al termine di questo viaggio di formazione, l’uomo moderno prende atto della sua incapacità di ripetere, in un presente in cui l’avventura non è più possibile, le mitiche imprese del passato, vera epica di un continente in cui le storie degli uomini si sono sovrapposte nei secoli come gli strati del ghiaccio antartico: «Le storie non sono nelle basi – suggerisce un compagno allo scrittore visitando un ghiacciaio – le storie sono qui.

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Parole in musica. Musica in parole

copertinaGrandi scrittori raccontano la potenza della musica descrivendo «l’effetto indelebile e ineludibile che ha sui personaggi che abitano le loro storie»: così il curatore Carlo Boccadoro, già autore di Musica coelestis, Jazz! e del Lunario della musica, presenta questi Racconti musicali.Cechov e Schnitzler, Capote e Böll, Nabokov e Cortázar, Gadda e Enzensberger: scrittori appartenenti a generi diversi provano a spiegare, con l’aiuto della parola scritta, l’inesplicabile, se è vero, come sosteneva Alberto Savinio, che la musica è «la Non Mai Conoscibile».

Paola Calvetti, Noi due come un romanzo

Noi due come un romanzo, è la storia di una libraia e di una libreria: Sogni & Biosgni. Ma di questo bellissimo libro parlo qualche riga più avanti. Prima e grazie proprio alla lettura di Noi due come un romanzo, vorrei raccogliere le idee su questo nostro mestiere che ha a che fare con i libri (lo dico ai lettori occasionali di questo articolo. Con gli altri sono già d’accordo da un pezzo). E la cosa potrebbe apparire disfunzionale. Se trovate che sia così, saltate i preamboli di un povero vecchio mestierante e andate direttamente al dunque.

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Al-Aswani ‘Ala, Palazzo Yacoubian

foto autoreE’ la saga degli abitanti di un palazzo costruito al Cairo negli anni trenta da un miliardario armeno che era riuscito a creare un impero dal nulla. Hagub Yacoubian lo fece costruire nel 1934: dieci piani in stile europeo, balconi decorati di statue, colonne e scale di marmo, persino un moderno ascensore Schindler. Un palazzo talmente bello e signorile che il suo proprietario ha voluto incidere il suo nome sul portone d’ingresso, a futura memoria: Palazzo Yacoubian. Un palazzo che esiste per davvero al numero 34 di viale Talaat Arb, a due passi dalla sinagoga del Cairo, dalla mitica pasticceria Groppi e dal cafè Riche.