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Sembra impossibile ma da quando c’è la tv si leggono più libri

Intervista a Donald Sassoon di Filippo Maria Battaglia

Cultura? “Una parola strana e insidiosa”. “Al singolare, ha un significato ben diverso dalla sua accezione al plurale”. Nel primo caso “è assolutista”, nel secondo “relativista”. “‘Denota cioè una serie di valori, ma anche di consuetudini: il cibo che mangiamo, gli abiti che indossiamo, l’uso del tempo libero, i rituali che osserviamo, le tradizioni che abbracciamo o inventiamo e le idee che seguiamo. In questo caso la cultura, per usare un’espressione corrente, è uno stile di vita”. Parola dello storico Donald Sassoon, professore di storia europea comparata al Queen Mary College di Londra e autore, da ultimo, di un monumentale saggio su La cultura degli europei dal 1800 a oggi.

Il libro come mezzo

di Carlo Gambescia

Che rapporto abbiamo con i libri? E soprattutto che tipi di libri oggi vanno per la maggiore? I due quesiti meritano una risposta.
Anche a costo di apparire didascalici dobbiamo subito sottolineare un fatto. Ci sono due modi di porsi dinanzi al libro. Il primo è di considerarlo un fine, il secondo un mezzo. Se il libro è visto come un fine, qualcosa che ha valore in sé, il libro verrà considerato un bene culturale e persino sacro. Non per niente, si è parlato di cristianesimo, giudaismo e islam, come di “religioni del Libro”, con chiaro riferimento alla Bibbia, quale sacra espressione della parola di Dio.

Lettera aperta di una libraia leggermente stanca

di Geraldine Meyer

Mai come in questo ultimo periodo si sente parlare di crisi dell’editoria, di librerie che chiudono. Ha fatto scalpore, dando inizio al dibattito, la chiusura a Milano della storica libreria di Porta Romana. Da lì si è cominciato a parlare di librerie indipendenti schiacciate dai costi insostenibili, di gestione e affitti. Curioso che in un paese di non lettori ci si sia accorti all’improvviso di cosa voglia dire fare i librai. Cercherò di chiarire, soprattutto a me stessa, di cosa si sta parlando. Perché, a volte, ho la sensazione di trovarmi in una situazione ipocrita e mistificante. Come quando un anziano pone fine ai suoi giorni distrutto dalla solitudine e i parenti, che mai sono andati a trovarlo, piangono calde lacrime e vomitano parole di rimpianto. Intanto vediamo di capire cosa significa librerie indipendenti.

Pericolo nel mondo dei libri

di Sandro Ferri (ed. E/O)

Pochi giorni fa la Camera dei Deputati ha votato per eliminare l’articolo della legge sul libro che prevedeva un tetto massimo di sconto del 15% sul prezzo di vendita del libro al consumatore finale. La nuova normativa, se dovesse passare anche al Senato, consentirebbe di vendere i libri con qualsiasi sconto, senza tenere in alcun conto il prezzo fissato dall’editore.
A prima vista questa sembrerebbe una buona notizia. Il consumatore – questo novello dittatore che è dentro ognuno di noi e che viene coccolato come un idolo da politica ed economia – potrebbe acquistare i libri a prezzo più basso e quindi accedere più facilmente alla cultura.
Si tratta di un grande malinteso nel quale ovviamente i politici sono caduti per primi, per ignoranza e demagogia.

Buone notizie: in Italia i libri si sanno fare

di Filippo Maria Battaglia

È vero: la traduzione letterale in inglese, “The elegance of the Hedgehog”, suona tutto in un altro modo. Eppure, il libro di Mauriel Barbery che nel nostro paese ha fatto strame tra critici e lettori, pare avviato a imitare lo stesso successo che ha avuto Oltralpe e in Italia. Merito del libro, ma merito anche di un italiano, Sandro Ferri, che guida le edizioni che lo hanno stampato da noi (e/o) e che sta dietro anche a quelle che si sono prese in carico di farlo conoscere negli Stati Uniti. Perché Ferri, oltre all’ormai nota casa editrice italiana specializzata nella letteratura straniera (in catalogo, tra gli altri, opere di Izzo, Hrabal etc), ha fondato qualche anno fa una sua omologa, “Europa Editions”, con sede a Union Square, in quel di Manhattan.

Cattiva critica, cattiva letteratura

Intervista a Piergiorgio Bellocchio di Guido De Franceschi

Da più parti si intona il de profundis per la critica letteraria. Piergiorgio Bellocchio, che fu il fondatore dei celebri “Quaderni piacentini” e più tardi visse con Alfonso Berardinelli l’avventura semisolitaria della rivista letteraria “Diario”, sembra non ritenere necessario intonare la sua voce al coro. Complice parziale, forse, l’influenza che ne arrochisce la voce. Inutile, in definitiva, il lamento sulla critica nostrana quando è il suo stesso oggetto, la letteratura, a essere affetta da zoppia e a praticare il terra-terra. Quello di Bellocchio è suppergiù un chiamarsi fuori, un uscire dalle righe. Un guardare al passato, ma senza troppi drammi. In altre parole, un farsene, in qualche modo, una malinconica ma lucida ragione.

 

Meno di una Coca Cola. Il mercato dei libri nel mondo

Parola d’ordine: concentrazione.

Il valore del mercato del libro nel mondo, compreso quello scolastico, è di 70 miliardi di euro. Considerando che questa cifra rappresenta meno del fatturato della Pepsi Cola e Coca-Cola, già la dice lunga su quanto pesi la cultura libraria nel mondo.
Ma l’aspetto più inquietante è che i primi dieci gruppi edioriali, coprono il 51% dell’intero mercato. La ricerca, effetttuata da Rudy Wischenbart per alconto di alcune riviste specializzate è stata anticipata a Francoforte lo scorsco ottobre e resa nota, in via definitiva, questi giorni.

Editori e lettori sulla strada del fraintendimento. Vol.3: la distribuzione

Dove cercare i libri

Dunque, le librerie continuano ad essere il luogo preferito per l’acquisto dei libri: i numeri sono sempre disponibili sul rapporto aie. E come gli ultimi anni continua, a passi lenti, a crescere. Questo dato di per sè assume un significato diverso se confrontato con quelli delli della GDO ( per i non esperti è la grande distribuzione: centri commerciali, e tutti gli altri canali escluso internet) che cresce più velocemente rispetto al primo (la libreria).