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Podcast. Ornette Coleman. Un caratteraccio al servizio del jazz.

Nascere nel 1930 a Fort Worth in Texas, in pieno regime razziale, non deve essere stato facile per quella generazione (e anche per le successive, come sappiamo). La musica, si sa, ha rappresentato per molta gente di colore molto di più che una fuga: è stata una speranza. Coleman ha imparato a suonare il sax a 14 anni e a 15 ha formato la sua prima band. Ma il clima di quegli anni non lo aiutò, ecco perchè a soli 19 anni se ne andò a Los Angeles in cerca di lavoro. Non fu molto facile: il suo proverbiale carattere controverso e le sue idee in fatto di musica di certo non lo aiutavano a trovare una band dove suonare.

«La Patria per me è la lingua», il primo amore di Lodovico Terzi

Libro del mese / Settembre. Questo librino di Lodovico Terzi, pubblicato da Einaudi all’inizio dell’estate, vale tutti i libri-furbi di Pansa. È un magnifico memoir che narra i “due anni senza gloria” di un ragazzo borghese arruolato nella RSI e del conflitto personale e famigliare che lo costringe a una maturazione civile e politica. Non mi meraviglia che un libro così difficile e onesto non sia stato candidato in alcun premio letterario.

Oggi Terzi ha 86 anni, abita a Vigevano. Per decenni è stato un finissimo traduttore – Swift, Defoe, Dickens, Stevenson. Ha lavorato per Adelphi, Mondadori, Bompiani e mosso i primi passi nell’editoria in via Biancamano, all’Einaudi, stringendo amicizia con Luciano Foà, Italo Calvino, Carlo Fruttero e Giulio Bollati.

L’insostenibile privilegio della sofferenza

Libro del mese / Gennaio. Ahi-ahi-ahi… tra i quasi 60.000 libri pubblicati nel 2010 vi è sfuggito il bel romanzo di Enrico Remmert, Strade bianche, edito da Marsilio (checché ne dicano le classifiche Marsilio non pubblica solo autori svedesi!). Non date la colpa al libraio: svuotare decine di colli al giorno, e metterli a scaffale, spesso sottrae tempo al consiglio di una buona lettura. Per fortuna ne parla Stilos sul numero di gennaio (in edicola oppure on line) e ne parlo qui su BookAvenue, dove ho recuperato parte della lunga intervista che Remmert mi ha rilasciato e che il mensile, per motivi di spazio, non poteva integralmente ospitare.

Non Sono Sidney Poitier

Funambolico Everett: “Metto dentro tutto quello che leggo”

Non Sono Sidney Poitier

Libro del mese / Novembre. «Uno scrittore non spreca mai nulla» diceva Francis Scott Fitzgerald. Si può dire lo stesso di Percival Everett e della sua ultima opera pubblicata da Nutrimenti e tradotta da Marco Rossari. L’autore 54enne, 19 romanzi in patria, docente d’inglese e scrittura creativa alla USC di Los Angeles, non spreca una pagina, una riga, una parola. Nulla. Non Sono Sidney Poitier però non è solo un romanzo. Non è nemmeno un esperimento. È un segnale.

Se «Twain, nella narrativa, e Whitman, nella poesia, risolsero definitivamente con il loro linguaggio il debito con l’Inghilterra» ─ come sostenuto da Claudio Gorlier in Centouno capolavori americani ─ forse oggi si può dire che l’opera di Everett propone un nuovo linguaggio a quella cultura statunitense che troppo spesso ha preferito temporeggiare sulle indicazioni ricevute da una parte di sé, “scomoda” ma fondamentale, come la narrativa afroamericana.

Leggere e saper leggere

Leggere e saper leggere, l’officina della critica letteraria

Leggere e saper leggereMANTOVA ─ “Bisogna dunque tornare a leggere (e a saper leggere)” scriveva nel 1958 Giorgio Caproni sulla rivista Il Gatto Selvatico, l’house organ voluto da Enrico Mattei e diretto dal poeta Attilio Bertolucci che a partire dalla metà degli anni Cinquanta raccolse intorno a sé un circolo di scrittori e intellettuali di altissimo valore: Gadda, Dessì, Ginzburg, Parise, Sciascia, Cassola (nella foto sotto), Bassani e molti altri.

Una selezione di testi è stata pubblicata e presentata in occasione dell’ultimo Festivaletteratura di Mantova (Inedita energia. Leggere e saper leggere. Saggi di critica letteraria per Il Gatto Selvatico 1955-1965, Eni, pp.128). Il volumetto, molto elegante e arricchito dalle foto originali dell’Archivio Storico Cinettà Luce, è curato da Simone Pietroletti.

Las Vegas edizioni, scommessa vincente

TORINO ─ A due passi dal Lingotto, in via Genova, cresce l’editoria italiana. Quella giovane, preparata, che osa rischiare sugli esordienti, che punta sia sul cartaceo che sull’eBook, che rifiuta l’editoria a pagamento, che rivendica la propria indipendenza. Nata nel 2008 Las Vegas Edizioni offre un catalogo di 15 titoli, 2 collane e una tiratura media di 1000 copie a volume. Un’avventura imprenditoriale messa in campo da una giovane coppia torinese, Andrea Malabaila, 33 anni laureato in Scienze della Comunicazione, e Carlotta Borasio, 23 anni da poco laureata in Lettere. In questo periodo di turbolenze economiche ─ tagli alla ricerca e alla scuola, crisi degli investimenti e dell’occupazione ─ ecco un ottimo esempio di “reazione”, di chi con impegno e coraggio scommette sui libri e, perché no, trova pure il tempo di organizzare una piccola Fiera dell’Editoria Indipendente di Qualità da esportare nelle piazze italiane. Una scommessa vincente.

copertina

Né Kerouac né Easy Rider: è l’America di Peter Beagle

copertinaHolden aveva ragione ─ A me è successo. Càpita a molti. E forse siamo tutti d’accordo con il personaggio di Salinger quando dice: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere, e tutto quel che segue, vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” Un secondo dopo aver letto l’ultima riga di Una lunga strada da fare (Mattioli Editore) cerco di contattare l’autore, Peter Soyer Beagle. E lo trovo.

La distanza che separa Oakland dalle colline romagnole si azzera su facebook. Rispolvero il mio inglese buffo e scricchiolante e gli mando un messaggio. Perché una delle sensazioni più belle per un lettore è poter esprimere la propria gratitudine a chi ti ha regalato delle emozioni. Ora, la breve risposta di Beagle è segnata sul mio calendario come un giorno di festa. Sì, Holden aveva ragione.

Triste, digitale y final. Libri al capolinea?

L’eBook ucciderà il libro tradizionale? – “I libri non sono morti. Solo diventano digitali” così nel novembre del 2007 Newsweek annunciava la nuova era dell’industria editoriale: un sorridente Jeff Bezos, padre di Amazon, nascosto dal primo lettore di eBook, il Kindle. Il giornalista Stephen Levy testando uno dei primi modelli fece capire “that will change the way readers read, writers write and publishers publish.”

Sono passati tre anni da quel lancio entusiasmante, l’eBook in USA ha conquistato circa il 5% del mercato. Ora la partita si gioca anche in Europa e quindi in Italia dove, nell’incertezza e nell’attesa di capire le regole del mercato (se ci sono!), gli editori nostrani instaurano piccole e grandi alleanze preparandosi all’invasione delle scatolette… Non sappiamo ancora quanto tempo impiegherà l’eBook a scalzare il libro analogico, ma conosciamo fin da ora le previsioni di vendita: entro la fine del 2010 circoleranno qualcosa come 10 milioni di lettori digitali (sommando iPad, Kindle, Nook e altri meno famosi). Allora è lecito chiedersi, che fine faranno i libri?