Molti mesi fa ho rilasciato una breve intervista al Corriere della Sera (che però è uscita adesso) a proposito degli stereotipi femminili veicolati nelle fiabe e negli altri atti narrativi rivolti all’infanzia. Ave Mary era uscito da poco e il tema della demistificazione dell’immaginario era caldo anche socialmente, sull’onda lunga di Se non ora quando e del lavoro capillare nelle scuole e sul web di Lorella Zanardo, Loredana Lipperini, Michela Marzano e decine di altre blogger, giornaliste e intellettuali impegnate sul tema. Lo spunto dell’intervista era apparentemente superficiale – l’annuncio dell’uscita di due rivisitazioni cinematografiche su Biancaneve – ma proprio per questo ho risposto volentieri.
Storia di pagine strappate
di Michela Murgia
L’altro giorno sono entrata nella libreria di Cagliari dove di solito mi servo e ho fatto quello che faccio sempre prima di decidere cosa acquistare: per mezz’ora ho guardato i libri. Il mio libraio è un vero libraio, un tipo in gamba, non di quelli che ti arrivano addosso mentre sbirci gli scaffali declamando come un mantra “in cosa possa esserle utile?” O invadente commesso di libreria, fattene una ragione: non puoi essermi utile, a meno che i tuoi occhi non possano vedere i libri al posto mio. Il mio libraio, che è un vero libraio, questa cosa non la fa: invece aspetta.
L’uomo che guarda
di Michela Murgia
Parigi è offensivamente simile alla sua rappresentazione in cartolina. La parte di città dove mi sto muovendo da giorni sembra essersi messa d’accordo per replicare con fedeltà ogni singolo stereotipo che qualunque non francese associa in automatico alla Francia. C’è tutto: baguette, bistrot, croissant e sopra ogni cosa quell’atmosfera retrò da vecchio cinematografo, unita al gusto per le cose vecchie disposte in apparente casualità sui davanzali di certe case dalla facciata di legno. Speri che la città ti risparmi almeno l’organetto e invece giri l’angolo di rue de Seine ed eccolo lì, pronto a spararti Edit Piaf tra i tonfi dei passi della gente che viene via dalla visita a Notre Dame.
Lo strano caso del Dr. De Roma
05″ style=”margin-left: 6px; margin-right: 6px; float: left;” />di Michela Murgia
Quando tutto tace di Alessandro De Roma è un ben strano romanzo. Un ex cantante divenuto agente di spettacolo e poi mediocre imbonitore televisivo si trova oggetto dell’interesse di una donna storpia che sembra voler sapere tutto di lui, soprattutto il suo più doloroso segreto.
La relazione tra Nello Bruni e Teresa de Carolis è l’elemento seducente della vicenda e sarebbe sufficente da solo a farne un buon romanzo; ma sin dalla prima pagina De Roma decide di spiazzare il lettore mettendolo davanti a una storia dove i due personaggi e il loro autore agiscono su piani paralleli e comunicanti, varcando i confini con una naturalezza che è allo stesso tempo surreale e giocosa. La meta narrazione è una tecnica letteraria così frequentata che gli autori che ancora hanno il coraggio di servirsene rischiano di essere accusati di uno dei peggiori peccati che uno scrittore possa commettere: la tentata performance, scrivere così per dimostrare di essere capaci di farlo. È un gioco pericoloso, uno di quelli che facilmente possono scadere nella stucchevolezza in mano a uno scrittore meno dotato e scaltro di De Roma.
Il libro più brutto del secolo.
Il prezzo delle storie
Tutte le storie hanno un prezzo, anche se non sempre corrisponde a quello che appare sul retro della copertina. Lo sanno i lettori e lo sanno gli scrittori: nessuna storia è mai innocua, tanto meno gratis.
Assessori in vena di roghi
di Michela Murgia
Non è strano che Savina Dolores Massa venga invitata alle rassegne letterarie, dato che ha appena scritto un libro bellissimo; immagino che tutti lo vogliano leggere e fare domande all’autrice. Il testo si intitola Mia figlia follia, lo ha pubblicato il Maestrale e ne ho parlato molto in giro, perché trovare un romanzo degno di essere letto fino all’ultima pagina sta diventando per me sempre più difficile. Quando succede gioisco sinceramente e non vedo l’ora di condividerlo.
Francesca Schirone
Francesca Schirone dirige una importante libreria della capitale. Accanita lettrice, condivide l’amore per i libri con altrettanta passione per il Blues. Quando le abbiamo chiesto su cosa le sarebbe piaciuto scrivere, non ha avuto dubbi: non ha dovuto decidere tra B.B.King e Sepulveda. Ha scelto direttamente il primo con la promessa di non trascurare il secondo.
E’ tra i fondatori di BookAvenue.
Il libro come mezzo
di Carlo Gambescia
Che rapporto abbiamo con i libri? E soprattutto che tipi di libri oggi vanno per la maggiore? I due quesiti meritano una risposta.
Anche a costo di apparire didascalici dobbiamo subito sottolineare un fatto. Ci sono due modi di porsi dinanzi al libro. Il primo è di considerarlo un fine, il secondo un mezzo. Se il libro è visto come un fine, qualcosa che ha valore in sé, il libro verrà considerato un bene culturale e persino sacro. Non per niente, si è parlato di cristianesimo, giudaismo e islam, come di “religioni del Libro”, con chiaro riferimento alla Bibbia, quale sacra espressione della parola di Dio.