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Scrivere e leggere nell’era di Twitter

Tema del mese. Scrivere ai tempi di twitter e letteratura di esordio. Ringrazio Carla Casazza e Isabella Paglia per i loro interventi.

Non molto tempo fa, commentando con Paola Manduca il successo di lettori di un suo articolo sulle “sfumature”, il libro dal grande successo planetario di James su BookAvenue, abbiamo convenuto sulla enorme disponibilità in rete di cose da sapere: ogni libro ha la sua recensione anche il più brutto, dicevamo. Ma la quantità di risorse disponibili sulla rete, impongono anche processi di lettura più rapidi tali da fruire di risposte capaci di soddisfare i nostri bisogni di sapere il più velocemente possibile. Oppure è vero il suo contrario? La velocità con cui si legge rende necessaria un’informazione didascalica. Della serie: siate brevi e vi leggeremo.

La rivincita (milionaria) della pornomamma

La trilogia di Cinquanta sfumature è stata pubblicata nel 2012 ma continua ad avere un incredibile successo, per la gioia della sua autrice (e, come si fa a non ricordare l’intervento di Paola Manduca?). In questi giorni i media inglesi hanno svelato che E.L. James ha guadagnato la bellezza di 56 milioni di dollari nel corso del 2013 grazie alla vendita dei tre best seller, e alle royalties e le licenze correlate, come la linea di intimo o l’etichetta vinicola a marchio Fifty Shades.

Come riconoscere un libro brutto da alcuni inequivocabili segnali: il profilo dell’autore

Il libro scelto a mo’ di esempio è “L’età dei miracoli” di Karen Thompson Walker

Un nuovo ‘caso editoriale’ è atterrato di recente sui comodini italiani: “l’età dei miracoli”, a firma di Karen Thompson Walker.

Il libro d’esordio della scrittrice Karen Thompson – che si chiama tra l’altro come una delle protagoniste di Scuola di Polizia – è all’insegna della fantascienza. Nell’età dei miracoli, la terra intera comincia a rallentare e alle 24h canoniche via via si aggiungono una manciata di minuti finché il giorno arriva a durare 72 ore. Fenomeno straordinario che coglie natura e umanità alla sprovvista, nemmeno gli esperti alla televisione sanno più cosa dire. La notte diventa giorno e viceversa, gli uccelli impazziscono e gli eucalipti – che a inizio del libro “ondeggiavano come anemoni di mare” – finiscono per diventare pericolose mazze pendenti pronte a colpire all’improvviso e mortalmente la testa di chiunque.

Sfumature a chilometro 0

Proponiamo, in particolar modo a chi ha seguito lo scambio di articoli tra Paola Manduca e Layla El Sayed sui libri della James, la risposta alla replica di quest’ultima. Non c’è dubbio alcuno che in redazione non manchi il dibattito e, manco a dirlo, la passione. I precedenti articoli sono disponibili nella stessa rubrica o cliccando sui nomi delle nostre amiche. ndr.

Proverò a spiegarmi, ma per l’ultima volta. Come suggerisce Arthur Bloch a proposito delle discussioni inutili, replicare due volte è da pignoli, tre è da fessi.

Il punto non è se valga la pena di riesumare per Cinquanta sfumature la vecchia querelle se la cultura bassa abbia pari dignità rispetto alla alta (e a sopportare gli annessi sproloqui in termini di democrazia). Scomodare MacDonald – il sociologo, non il macellaio – per Mr Grey è come riportare in vita Billy Wilder per poi chiedergli consiglio su un’inquadratura di Natale a Miami; è come avere la possibilità di resuscitare Shakespeare, leggergli un passaggio di Tre metri sopra il cielo e sentire da lui se scorre; è come chiedere un’intervista a Umberto Eco e domandargli a bassa voce: “senti Umbe’, ma poi com’è andata a finire tra apocalittici e integrati? Chi ha vinto alla fine?”

100 di queste sfumature

Che io e la Manduca non si vada d’accordo si sa.
Il motivo pure.
Cerca ormai da tempo di disarcionarmi dal (scopro da lei) mio invidiatissimo posto di schiava full time del Genchi. A nulla son valse suppliche, omissioni e minacce…l’articolo 18 (diciamolo…) come scudo ancora funziona.
Che poi a dirla tutta, io sono sempre stata una personcina gradevole con lei, tutta sorrisi e frasi di circostanza, pure quando per l’ennesima volta me la sono ritrovata di fronte in abiti succinti, che mostrava la schiena nuda (ma i vestiti se li fa modificare ad hoc??) appena uscita dal remake di chi ha incastrato Roger Rabbit.

50 sfumature di spazzola e 100 colpi di grigio

Devo ammettere che la prima volta in cui ho sentito parlare di “50 sfumature di grigio”, ho pensato di poter rimandare. Mi ripetevo scaramanticamente che non sarebbe stato questo il caso editoriale dell’estate, che forse alla fine me la sarei scampata.

E invece eccomi qua, con il mio snobismo punito a suon di schiaffoni sul sedere da questo capolavoro di marketing moderno, prima portato nella stanza delle torture e poi sottomesso con un frustino dall’evidenza dei fatti. Con un ritardo di un paio di mesi (tranquilli, non sono incinta) mi sono messa a leggerlo, sapendo che sarebbe andata a finire così, seviziata dal primo della trilogia delle cinquanta sfumature di Mr Grey (il cognome del protagonista. E io che avevo pensato, povera illusa, almeno ad una metafora da pantone). Sono caduta stordita sotto i 100 colpi di questa spazzola inglese, insieme a Natalia Aspesi su Repubblica e Julie Bosman del New York Times.

Partire è un po’ vivere

Immaginate un uomo a cui è stato diagnosticato l’infarto costretto per settimane intere in una stanza d’ospedale, dove c’è luce artificiale sia di giorno che di notte, un uomo che non può muoversi, non può fare nulla se non evitare che pensieri tragici di morte lo trascinino sul fondo di un labirinto psicotico di ansia e depressione.

Stop

BookAvenue Book Festival. Due occhi, una notte insonne e quattro neuroni svegli, regalati a una mano.

di Paola Manduca

Oggigiorno, tutti scrivono libri.
Una frase tormentone che corre da qualche tempo sulle bocche di quei pochi che, con ogni evidenza, non l’hanno ancora fatto. Ed è una frase che, a volerla contestualizzare, circola più dai parrucchieri che nei salotti, per due motivi. Il primo è che nei salotti il rischio di conoscere qualcuno che abbia dato alle stampe il suo preziosissimo manoscritto è più elevato, ed è consigliata prudenza. Il secondo è che dai parrucchieri si leggono giornali che, per quanto discutibili, danno il polso reale di quel che sta accadendo alla nostra società: comici, conduttrici di tg, attori, suore, tennisti, astronauti ma anche perfetti sconosciuti affidano al libro il volano della loro interiorità fino ad allora inespressa, e si lasciano recensire con la voluttà di una vergine ipocrita.

Un libro a forma di nuvola, ovvero “Ogni giorno, ogni ora” di Nataša Dragnić

Siamo in Croazia, e gli anni ’60 si affacciano con la semplicità di un est che non ha ancora conosciuto l’ossessione della modernità all’occidentale. Siamo al mare, che impronta il ritmo della vita secondo i propri, immodificabili tempi. E siamo dentro un’infanzia fatta di quelle mancanze che rendono grande la fantasia dei bambini, come quando guardare le nuvole e trovare una forma è un passatempo che resta impresso per sempre. Chiunque abbia visto un cane o un’astronave in una nuvola da piccolo, sempre ci vedrà un bicchiere o un tridente da grande.