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Premio Strega 2011, Nesi guida la cinquina

foto autorePochi minuti prima delle 22, dopo uno spoglio durato più di un’ora, si è definita ieri la cinquina dei libri che concorreranno per la vittoria della sessantacinquesima edizione del Premio Strega, che si assegnerà il 7 luglio, primo giovedì del mese come da tradizione, nel Ninfeo di Villa Giulia a Roma. Primo posto per Edoardo Nesi, autore di «Storia della mia gente», edito da Bompiani

A guidare la classifica, con 60 voti, Edoardo Nesi con il suo Storia della mia gente, edito da Bompiani. Al secondo posto un inedito terzetto di autori a pari merito, tutti con 49 preferenze: Bruno Arpaia con L’energia del vuoto (Guanda), Mario Desiati con Ternitti (Mondadori), Mariapia Veladiano con La vita accanto (Einaudi). Entra in cinquina anche La scoperta del mondo (45 preferenze) di Luciana Castellina, le cui quotazioni erano date in ascesa per un posto al sole già nel tamtam del pomeriggio in casa Bellonci, l’appartamento dei fondatori Guido e Maria dove da oltre mezzo secolo si svolge il rituale più blasonato (e discusso) delle patrie lettere.

Il sogno dei dittatori

La scuola ha appena suonato l’ultima campanella prima delle vacanze estive, ma non è un trillo di gioia: la riforma Gelmini le ha lasciato ferite aperte in tutto il territorio italiano. Anche se molti già pensano al mare e il governo Berlusconi è preoccupato di come fare a sopravvivere alle ultime batoste referendarie, sarebbe un errore permettersi di dimenticare cosa è accaduto e ancora sta accadendo in molti piccoli istituti scolastici locali grazie ai tagli governativi voluti da Giulio Tremonti per la scuola.

Irène Némirowsky I cani e i lupi

Con questa recensione Paola Mattiazzo inizia la sua collaborazione con BookAvenue. Benvenuta!

Harry alzò gli occhi e riconobbe la bambina intravista due anni prima, la bambina scarmigliata, sudicia di polvere, con le mani graffiate, che era saltata fuori da un mondo spaventoso, ripugnante, un mondo di sudore, di sporcizia e di sangue, così lontano da lui eppure, in un certo modo misterioso e temibile, a lui affine. Gli si rizzarono i capelli in testa, come a un cagnolino, ben nutrito e curato, che sente nella foresta l’ululato famelico dei lupi, i suoi fratelli selvaggi. Indietreggiò di scatto.

Ada Sinner è una bambina ebrea, figlia di Israel, un intermediario vedovo. Vive nella parte bassa di Kiev, il quartiere dei poveri, e accompagna quotidianamente il padre nello svolgimento della propria frenetica attività. La famiglia di Ada – composta dal padre, dal nonno e dalla domestica – vive in una casa situata sopra la modesta gioielleria del nonno. La famiglia si allargherà allorquando la zia Raisa – vedova del fratello di Israel – verrà a vivere con loro insieme ai propri due figli: Lilla e Ben.

Podcast. Belli e Dannati: Chet Baker

foto autoreLa discografia di Chet Baker è sconfinata ma i dischi passati alla storia non sono moltissimi. Eppure è difficile trovare un disco che non riservi qualche emozione profonda, emozione di tipo musicale e non dovuta all’alone di poeta maledetto che gli si era appiccicata col tempo. Questa apparente contraddizione si spiega col fatto che Chet aveva una grande musicalità, una enorme sensibilità ed una forte voglia di suonare sempre cose nuove.
Il suo successo iniziale, nei primi ’50, è improvviso e folgorante: My funny Valentine, incisa col quartetto di Jerry Mulligan, lo lancia tra le nuove stelle del jazz.
La sua tromba morbida e senza vibrato si riallaccia a quella di Bix (ma anche al nuovo guru Miles Davis: prossimamente su queste pagine), ma il contesto è più morbido (anche se Chet allora suonava spesso bop) e Chet è bello e bianco ed oltretutto canta con una “voce d’angelo”.

Mea Culpa. Aatish Taseer aveva ragione

Nell’articolo dedicato al libro “Straniero alla mia storia” di Aatish Tasser, avevo criticato alcuni punti di vista dell’autore circa il regime siriano. Dissi: “L’arrabbiato e poco riflessivo islamismo che incontra in Siria è solo un aspetto della vita multiculturale del paese, e in nessun caso il solo aspetto della vita sociale e culturale di quel paese. Egli sembra presentare un quadro unidimensionale delle sue terre di transito, a volte al limite del paranoico. E’ spesso “ricarburato” da ciò che sente, e salta a peggiori conclusioni. Ma che i siriani, gente che sa certamente come evitare i tabù politici, possa parlare di politica solo al chiuso della privacy di un automobile, sembra una forzatura anche per me e lontano dalla verità”.

A leggere le cronache di queste settimane devo dare atto all’Autore di aver anticipato di molto tempo quello che sta accadendo al popolo siriano e alle devastazioni e crudeltà opposte dal regime del presidente Bashar al Assad.

Mario Vargas Llosa. Il sogno del celta

”Scorgo una preoccupante deriva culturale. Il nostro tempo sembra correre cantando verso la frivolezza e la banalizzazione. La cultura ha perso la sua nobilta’, sta diventando intrattenimento”.
Lo afferma lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la Letteratura nel 2010, in un’intervista a ‘La Stampa’, nel giorno della presentazione a Torino del suo ultimo libro ‘Il sogno del celta’.

”La cultura – dice lo scrittore – è anche divertimento, ma se è solo divertimento non è più cultura. Stiamo assistendo alla vittoria dell’immagine, all’imposizione di forma di intrattenimento che devono essere forzatamente facili e accessibili alla maggioranza delle persone. Questa smania di semplificazione ha fatto sì che lo stesso termine ‘cultura’ perdesse il suo significato originario. E intravedo il pericolo che non solo disimpariamo a discernere, appunto, tra categorie come bello e brutto, ma addirittura buono e cattivo. Così l’idea di una cultura alla portata di tutti ha condotto al collasso i valori con i quali si giudicava la cultura stessa”, aggiunge Vargas Llosa, che annuncia di essere al lavoro su un saggio che affronti questo tema.

Campiello 2011, i 5 finalisti “esordienti”. A Viola Di Grado il premio Opera prima

Decretati i cinque finalisti del premio Campiello dalla Giuria dei Letterati: Ernesto Ferrero con ‘Disegnare il vento’ (Einaudi) che ha incassato nove voti posizionandosi così sul primo gradino del podio. Giuseppe Lupo con ‘L’ultima sposa di Palmira’ (Marsilio) al secondo posto con otto voti, seguito da ‘Se tu fossi qui’ di Maria Pia Ammirati (Cairo Editore). Quarta Federica Manzon con ‘Di fama e di sventura’ (Mondadori) e quinto Andrea Molesini con ‘Non tutti i bastardi sono di Vienna’ (Sellerio), entrambi passati con sei voti.

1948, liberi tutti. È la “Beffa dei vinti”

Nel 1944 Margherita Albani è una scaltra e fascinosa donna di ventotto anni. Che sa come rigirarsi un uomo per fare la bella vita e come sbarazzarsene quando quella vita inizia a soffocarla. Così in quattro mesi si libera del marito, con cui vive a Pegli, perché le sta troppo addosso: lo denuncia al Comando tedesco, lo fa arrestare, lo isola, si fa intestare ogni bene, gli tende una trappola e lo fa deportare nel campo di concentramento di Flossenburg, dove Roberto Rossi Canevari – che pesa 43 chili e la ama ancora – muore. Margherita è libera e per un paio d’anni se la spassa.