“Non ritengo gli altri due titoli in gara e il premio stesso all’altezza non solo del mio romanzo, ma innanzitutto del disturbo che comporterebbe spostarmi da casa”. Lo scrive sul suo blog lo scrittore Aldo Busi annunciando che non sarà presente alla serata di premiazione del Premio Viareggio Repaci, che vede il libro di Busi, El especialista de Barcelona (Dalai) tra i finalisti della sezione Narrativa insieme a Maurizio de Giovanni, Vipera, Einaudi e Paolo Di Stefano, Giallo d’Avola, Sellerio. ”Causa precedenti impegni lo scrittore Aldo Busi non sarà presente”. Così la segreteria del Premio Viareggio Repaci aveva spiegato l’assenza dell’eccentrico scrittore dalla manifestazione.
Jack Kerouac. La beat generation è viva.
Il primo romanzo scritto da Jack Kerouac, che si credeva perduto, è stato pubblicato 40 anni dopo la sua morte, a quanto riferisce la Bbc. Acclamato come il re della Beat Generation e personaggio cult di dimensioni eroiche per molti giovani, Kerouac ha scritto il romanzo, intitolato ”The Sea Is My Brother” (Il Mare E’ Il Mio Fratello), all’età di 20 anni, tratto dalle esperienze vissute duante gli anni in cui lavorva per la marina mercantile. Contiene corrispondenze con il suo grande amico Sebastian Sampas e ricordi della sua vita sul mare, dice l’editrice del libro Dawn Ward.
Lev Tolstoj. L’ambiguità della Chiesa russa
Mesi fa, l’ex-vice primo ministro russo Igor Shuvakov, ha intrapreso una missione paradossale: riabilitare uno dei personaggi più amati della storia russa, Lev Tolstoj. Non ci è riuscito e non ci riuscirà come prima aveva già provato il suo predecessore Sergei Stepashin con molto zelo e altrettanto insuccesso. Una missione che potrebbe ormai sembrare inutile, un secolo (e passa) dopo la morte dello scrittore. Ma fin dal 2010, anniversario della sua scomparsa, i russi si sono accapigliati su di lui come quando era vivo. Gli intellettuali hanno accusato la Chiesa Ortodossa Russa di aver messo in una lista di proscrizione un eroe nazionale, mentre la Chiesa lo ritiene responsabile di aver accelerato l’ascesa dei Bolscevichi.
Vargas LLosa. Non chiamate la letteratura fiction
Finzione e lettura. In breve, l’arte del romanzo. Scritto e soprattutto, letto. Il mondo parallelo della fantasia. Delle storie che fanno sognare. Di realtà costruite. E ricostruite. L’«Elogio della lettura e della finzione» (Einaudi ) è il testo completo del discorso pronunciato davanti all’Accademia di Svezia da Mario Vargas Llosa, lo scrittore peruviano che è stato insignito del premio Nobel per la letteratura per il 2010. In corsa da anni, ma sempre «dimenticato» a vantaggio di altri autori, Vargas Llosa ha raggiunto il traguardo più prestigioso e più ambito per uno scrittore.
David Forster Wallace. Un baule pieno di gente
Cinque anni fa il suicidio di David Foster Wallace, scrittore molto amato o molto odiato, a seconda dei gusti, ma senza dubbio cruciale per l’influenza esercitata nella letteratura americana (e mondiale) da libri come Infinite Jest. Da allora, negli Stati Uniti, sono usciti quattro libri postumi. This Is Water (Questa è l’acqua, Einaudi), volume costruito attorno al testo di un discorso pubblico tenuto dal podio del Kenyon College in occasione della consegna del diploma nel 2005. Fate, Time and Language, la sua tesi di laurea in Filosofia.
Le 50 sfumature rendono 95 (milioni di dollari)
Forbes ha pubblicato la classifica degli scrittori che hanno guadagnato di più tra giugno 2012 e lo stesso mese del 2013. Al primo posto, come prevedibile, c’è EL James, l’autrice di 50 sfumature di grigio: ha incassato 95 milioni di dollari. La James, col suo porno patinato in tre volumi, interrompe il passato dominio di thriller e fantasy. Che si prendono una rivincita nelle posizioni seguenti. Distanziato di poco c’è infatti l’infaticabile James Patterson (91 milioni) noto per i thriller di Alex Cross e per la serie Maximum Ride.
Se l’e-book impoverisce l’autore
Dostoevskij scriveva in mutande perché aveva impegnato i pantaloni al Monte di Pietà, ma lui, appunto, era Dostoevskij, e la storia è vera. Oggi i romanzieri – quanto a tenore di vita e condizioni di scrittura – sono abituati meglio. Soprattutto gli americani, che da bravi professionisti campano di royalties (mica di stile e filosofia). Notizia: anche loro saranno costretti a tirare – un po’ – la cinghia. Da un articolo di Jeffrey Trachtenberg sul Wall Street Journal, infatti, apprendo che l’arrivo degli e-book sta cambiando, e in peggio, le cifre che gli editori anticipano ai propri autori. Trachtenberg racconta la storia dell’agente letterario Sarah Yake e dei suoi inutili tentativi di piazzare a importanti editori newyorkesi il romanzo Sleight di Kirsten Kaschock, che reputava molto buono. Alla fine, autrice e agente si sono ritrovati a valutare tristemente un’anticipo di soli 3500 dollari offerto dalla Coffee House Press di Minneapolis. «Una piccola, piccolissima “frazione” – scrive Trachtenberg – del tipico anticipo pagato da una grossa casa editrice».
Venti storie raccontano la violenza domestica sulle donne
Dalle autrici del blog del Corriere.it La 27esima ora, un libro-denuncia sugli abusi e le violenze a cui moltissime donne sono sottoposte nel nostro paese. Un’inchiesta di drammatica e bruciante attualità. Donne maltrattate da compagni, fidanzati, mariti, conviventi: perché non denunciano subito? La fatica di convincere sé e gli altri, la “normalità” come sfondo. Sono troppe le donne uccise in Italia dal compagno o ex compagno.
Lavorare per due: chi campa sulle spalle altrui. L’elenco delle due metà d’Italia
Mezza Italia campa sulle spalle dell’altra metà: non è solo un modo dire, è un sistema economico e sociale. Qual è la mezza Italia che campa sulle spalle altrui? L’elenco è lungo e pubblico, basta sfogliare per un paio di giorni due o tre giornali. Magari sorprendente e difficile da digerire è che nell’elenco compaiano oltre ai cattivi, ai pessimi, ai pigri anche i buoni, gli innocenti e i normali. Dura da digerire ma, se così non fosse, non sarebbe mezza Italia e forse più a campare sulle spalle degli altri, sarebbe meno, molto meno e noi tutti non staremmo qui a dirci ce in fondo e alla fine della fiera non c’è niente da fare.