Tutti gli articoli di:Carla Casazza

Scrive articoli, valuta, edita, corregge manoscritti, si prende cura di scrittori affermati o esordienti. Vive tra i libri e per i libri e non le bastano mai...Giornalista pubblicista, autrice, editor, Carla Casazza si occupa di scrittura e comunicazione editoriale con una particolare attenzione agli autori esordienti. Ha pubblicato "Montecuccoli 1937-38. Viaggio in Estremo Oriente" (Bacchilega Editore, 2006) e "Scritto sull'acqua" (Narcissus Self Publishing, 2012).

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Le vite fragili e confuse dei Ragazzi di carta

Se dovessi scegliere due parole per definire “Ragazzi di carta” di Marco Mazzanti (Editore Le Mezzelane) sceglierei “malinconico” ed “evanescente”.
Malinconico, perché è il sentimento che pervade e traspare nel mosaico di racconti e poesie che compongono il libro e che tratteggiano vite, anzi stralci di vite, un po’ confuse, smarrite, malinconiche – appunto – di uomini e donne, giovani e già più adulti. Gente del nostro tempo così confuso e sgualcito.
Evanescente, perché sono tracce di tante vite che si intrecciano per un attimo, ma è sufficiente per entrarci dentro e “sentire” la fragilità dei personaggi, quasi fossero davvero come i ragazzi di carta del titolo.>>

Un romanzo trascinante seguendo il volo del falco ghibellino

Stella è una giovane insegnante di lettere che si trova in una situazione delicata: l’amata casa di famiglia rischia di essere venduta a causa dei debiti e questo spezzerebbe il cuore della madre che in quel luogo ha vissuto anni felici col marito mancato da poco tempo.
Le viene in aiuto un editore amico di famiglia: la aiuterà a riscattarsi dai debiti se lei , in cambio, scriverà un romanzo.
Stella accetta la sfida e dà vita a Gemma, fanciulla medioevale appartenente a una nobile famiglia di Acquapendente che incarna tutto ciò che Stella non riesce a essere: coraggiosa, decisa, emancipata, anticonformista.>>

La Bologna meravigliosa di Cristina Orlandi

“Bologna meravigliosa” non è una delle tante guide turistiche più o meno approfondite dedicate alla città felsinea, piuttosto può essere definita una guida emozionale, un percorso narrativo – il libro raccoglie 36 racconti – alla scoperta delle suggestioni del capoluogo emiliano.
Cristina Orlandi miscela sapientemente ricordi personali e storie immaginarie facendoci conoscere il carattere dei bolognesi, il loro dialetto, le loro consuetudini.

Tra giallo e ricostruzione storica la vicenda di Vittorio Meano

Vittorio Meano era un architetto piemontese vissuto tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, sconosciuto in Italia, ma che – emigrato in Argentina – progettò a Buenos Aires il Palazzo del Congresso e il Teatro Colón – celebre per la sua acustica perfetta – e il Palazzo legislativo di Montevideo.
Una figura interessante per il contributo che i suoi edifici diedero all’architettura di quegli anni, ma anche avvolta nel mistero, poiché morì assassinato al culmine della carriera a 44 anni.

L’amore non c’entra di Luca Martini

Quanto amore c’è nelle nostre vite? Quanto influisce nelle nostre scelte, nei nostri comportamenti?
E la sua assenza come ci trasforma? Parliamo di amore a 360 gradi, amore sentimentale, per un amico, un figlio, per la musica, l’arte, o semplicemente per la vita.
I diciotto racconti che compongono la raccolta L’amore non c’entra di Luca Martini potrebbero fornire delle risposte a questi interrogativi, oppure dimostrarci che non serve immaginare trame elaborate per colpire la sensibilità del lettore perchè in ogni gesto quotidiano, a volte anche banale, raccontato in queste storie, ritroviamo tutta la drammaticità o la tenereezza o l’assurdità o l’ironia dell’esistenza.

Magnitudo apparente di Roberta De Tomi

Confesso che questo romanzo di Roberta De Tomi ha toccato particolarmente la mia sensibilità perché si svolge subito dopo il terremoto in Emilia del 2012 e racconta, tra le altre vicende, quella di un adolescente che ha vissuto il terremoto direttamente sulla sua pelle. Dive vivo io, in Romagna, il sisma non è stato così tragico come nella Bassa Modenese, ma ha scosso noi tutti ugualmente.
E in “Magnitudo apparente” è ben descritta la paura strisciante che continua a gelarti per mesi, il panico ad ogni scossa anche minima, il senso di provvisorietà che ti assale. Roberta De Tomi lo fa attraverso le sensazioni di Nicolò, quindicenne schivo che subito dopo il sisma viene mandato da alcuni parenti a Milano. Qui il ragazzo deve fare i conti prima di tutto con la nuova dimensione della metropoli, lui abituato ad un piccolo paesino. E poi si trova a contatto con una realtà familiare molto diversa dalla propria: una cugina Neet spigolosa e in crisi, un cugino e perfettino che fa brevi e frettolose apparizioni in casa, uno zio freddo e assente, e una zia che ha sacrificato la propria creatività per la famiglia e ora si trova improvvisamente ignorata dal marito e senza obbiettivi.