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Cenerentola

Cenerentola

“… In un tempo lontano, in un regno molto distante da qui, viveva un onest’uomo che sposò in seconde nozze la più superba signora del paese. Costei aveva due figlie ugualmente altezzose, mentre la figlia di lui era di animo buono e gentile. Purtroppo di lì a non molto, l’uomo morì. La perfida moglie non perse tempo e addossò alla buona fanciulla tutto il carico delle faccende domestiche … E quando terminava il lavoro quotidiano crollava esausta nell’angolo del camino, fra la cenere.« Cenerentola!» la chiamavano le sorellastre  in tono di scherno, ma la fanciulla non faceva caso al loro disprezzo …” (pag.1)
Ma perché proprio Cenerentola per Natale?
Perché Cenerentola è la Fiaba, a lieto fine, per eccellenza e il best seller che tiene nel mercato mondiale dal 1697… [segue ]

 

Caro Babbo Natale

“… Caro Babbo Natale, scusa se ti scrivo di nuovo ma ho ricevuto la tua risposta ed ho pensato che ti eri offeso perché avevo criticato il pigiama con gli orsetti giallo ( …) Per ora non hai risposto alle mie domande ed io dovrei sapere alcune cose prima di mandarti la lettera di Natale (… )

Io l’altra volta non te ne avevo parlato perché era una cosa molto difficile per me, però questa storia del calcetto non la sopporto proprio.
Io sono una schiappa ma proprio una schiappa totale.
Non sono neanche stato lì a dirti che sono un po’ grasso.
Del resto puoi capirmi perché non sei magro neache tu!..

 

Il Gobba dei randagi

Alba conosce le Madonne della Misericordia dipinte nei quadri, loro abbracciano uomini piccoli. Così pensa che, in cielo, c’è una donna che accoglie in ali grandi di stoffa chi ha paura (…) Alba vede il Gobba dal ponte sul Danubio, un giorno del viaggio(…) Alba quella sera chiude gli occhi e prega il Gobba della Misericordia. Sa che ogni animale in pericolo è accolto sotto la grande veste del Gobba, sa che lì è al sicuro… “
Alba, ha paura di crescere, il Gobba che vive sotto un ponte invece, non è mai cresciuto.
Il Gobba vive di sogni, Alba ha paura che se un giorno diventa grande, poi, i sogni volano via, lontano da lei, tanto lontano e i “pensieri” prendono il loro posto, così come è successo a mamma e papà.

La trilogia di Eddie Dickens: Villa Sventura

«Quando Eddie Dickens aveva undici anni, entrambi i suoi genitori si presero una brutta malattia che li fece diventare gialli, un po’ stropicciati ai bordi e li fece puzzare di vecchie borse per l’acqua calda…»(pag.7)
Così inizia, un altro magnifico libro da aggiungere allo scaffale della vostra biblioteca e proporre ai bambini anche in occasione della la festa delle zucche.
Si tratta della trilogia di Eddie Dickens scritta da Philihp Ardagh; io vi presenterò il primo dei tre libri: ”Villa Sventura”.
Il racconto si snoda in una serie di episodi (non ci sono capitoli) anarchici e spiritosi, ambientati ai tempi in cui i poliziotti metropolitani erano lunghi e stretti, vestivano con uniformi rigide e attillate e in testa portavano un altissimo cappello nero; tempi in cui maglietta e mutandoni erano considerati parti del proprio corpo al pari di unghie e cappelli e togliersi tali indumenti era considerato un “deliquo”.
Di termini raffinati e forbiti come: cadere in deliquo, colore circospetto, uggioso … il libro è colmo come le uvette sul panettone di Natale ma sapientemente sparse, al momento giusto, su appetitose descrizioni e caratterizzazioni che rendono la narrazione unica e con effetti a dir poco esilaranti… ( segue)

Magie di Lavinia & C .

Una notte d’inverno, verso Natale, in una Milano fredda e frettolosa, una piccola mendicante di 7 anni, Lavinia,  sola di fronte ad un modo di grandi, arroganti e indifferenti, sta per morire di freddo e di stenti …
Preparate i fazzoletti.
Ma vi assicuro non per piangerete di commozione davanti alla fine miserabile della piccola fiammiferaia di Andersen bensì per sbellicarvi dalle risate fino alle lacrime perché a salvare  Lavinia arriverà un’ammagliante Fata Madrina, in taxi, che regalerà alla piccola una anello magico dal potere sorprendente.

Un anello magico dagli effetti di una lampada di Aladino spiritosa e liberatoria, grazie al quale, Lavinia si trasformerà nel “ Zorro” in gonnella della situazione che al posto della famigerata “Z” per vendicarsi delle ingiustizie altrui, lascia, invece, dei semplici, disarmanti, puzzolenti, mucchietti… di cacca!

In bocca al lupo

“ Mi chiamo Adolfo, e sono un lupo ” così inizia questa singolare storia anticonvenzionale, subito, affiancata dall’illustrazione di un feroce lupo dalla bocca grande e i denti aguzzi contornato da una fitta vegetazione a cavallo tra le foreste del vecchio nord Europa e l’intricata la selva amazzonica …

Bocca grande, denti aguzzi … Non vi suona familiare? Non vi ricorda una fiaba di grimmiana memoria?

Cappuccetto Rosso, indovinato! Chissà quante volte l’avrete raccontata ai vostri pargoli drammatizzando le scene “clou ” con mimica accentuata e versi orridi, nella speranza che si addormentassero.

Ma questa volta, a parlare della storia e di come si sono svolti ”realmente” i fatti, non è l’autore, ne la deliziosa bambina vestita cremisi dall’incarnato di pesca e le guance rosee ma bensì il peloso, famelico, cattivone (almeno così sembra): il lupo …