Attilio Bolzoni ha avuto un’intuizione di quelle che rischiano di non venire a chi a passato una vita in mezzo a questa gente. Gente di mafia da andare a scovare, seguire, raccontare ai lettori di un giornale. Quando sei costretto a raccontare le cose più chiare, le notizie, e a fare intuire la cosa più scura, il contesto.
Tra i milioni di pagine di ordinanze lette l’intuizione è stata di fermarsi sulle parole che quella gente dice quando si difende, quando dà un ordine, quando racconta di altri di quel mondo, sicari, mandanti, pentiti, capi dei capi.
Parole che sono indizi di un mondo che non conosciamo. E sono le uniche che possono darci un’idea di quel mondo, dei suoi meccanismi, della sua intelligenza, della sua storia. E’ venuto fuori questo Parole d’onore (Rizzoli, 12 euro), un viaggio diviso per date, argomenti, temi, con tanto di cronologia della composizione della cupola nei vari periodi preso in esame. Bolzoni ha raccolto le dichiarazioni degli abitanti del mondo della mafia, le ha messe nel contesto e le ha tradotte per noi, abitanti paralleli dello stesso pianeta ma non dello stesso mondo. Solo alcuni esempi. Giuseppe Madonia sui pentiti: “Più parlano e più li pagano, perché dovrebbero stare zitti?” Totò Riina sullo stesso tema: “L’altro giorno leggevo un libro, mi pare che era del cardinale Martino (sic), mi pare che diceva: Dio, dove andiamo?… Ma signor presidente, con questi pentiti l’Italia dove deve andare?”. Luciano Liggio sul futuro del pianeta: “Sono un agricoltore nato. E da agricoltore seguo con apprensione la situazione ecologica. Io sono per le energie pulite contro l’imbecillità del nucleare che prima o poi ci porterà alla catastrofe ecologica. Alla morte”.