Vi anticipiamo un ampio stralcio dell’intervista di Antonio Monda di Repubblica allo scrittore newyorkese: “L’escalation è iniziata con la richiesta di 11 mila voti persovvertire il risultato elettorale. McConnell e Pence? La storia insegna che, quando cade un regime, anche i fedelissimi per salvarsi si schierano con i vincitori”
Paul Auster è incollato davanti alla televisione, sconcertato per quello che sta avvenendo a Washington. “Credevamo di aver visto tutto in questi anni”, dice, cercando di mantenere la calma “ma un assalto a Capitol Hill sembra uscito da un pessimo film di serie B. Purtroppo invece è la tragica realtà”.
Come è possibile in America un episodio così grave?
“È possibile da quando questo paese ha eletto un presidente come Donald Trump: quello che sta avvenendo è atroce, agghiacciante e imperdonabile, ma purtroppo non sorprendente”.
Intende dire che se lo aspettava?
“Sì, certo: come si può dimenticare l’appello che ha fatto Trump ai Proud Boys nel corso del primo dibattito con Biden? La chiamata alle armi avvenne già in quel momento. Stiamo parlando di un pericoloso criminale che agita quello che c’è di peggio nel nostro paese. In questi ultimi giorni c’è stata un’escalation: innanzitutto la conversazione registrata nella quale chiedeva esplicitamente 11.000 voti per sovvertire il risultato elettorale della Georgia. Si tratta di una telefonata degna di un capomafia, piena di minacce: per sua sfortuna è stata resa pubblica. Poi, ieri sera, la sconfitta dei due candidati repubblicani dati per vincenti: probabilmente proprio la diffusione di quella telefonata è stata una delle cause maggiori di questa sconfitta inaspettata che ha consegnato il Senato a Biden. Infine, oggi, la presa di distanza da parte i due fedelissimi come McConnell e il vicepresidente Pence. Circolava la voce che in questi giorni Trump fosse molto depresso, ma questo accumulo di dati negativi e umilianti lo hanno scatenato. Il gravissimo comizio di oggi è concluso con ‘non accetteremo più quello che sta succedendo‘ e ha fatto credere ancora una volta ai suoi supporter che ci fosse speranza di ribaltare un risultato ormai certificato. Il suo popolo, chiamato a raccolta, ha agito di conseguenza, al grido di ‘bullshit’: nel mondo delle fake news di Trump la verità è una bullshit (stronzata). Il suo mondo, che affonda le proprie radici nella corruzione, è capovolto. Ma, ripeto, tutto nasce quattro anni fa, con una corruzione sempre più grave: non mi sto riferendo ad eventuali problemi legali che probabilmente affronterà tra qualche settimana ma, a una corruzione dello spirito e della mente”.
Cosa pensa della presa di posizione da parte di McConnell e Pence?
“La storia ci ha insegnato che nel momento in cui cade un regime, negli ultimi momenti anche i fedelissimi si schierano con i vincitori cercando di salvare, se non la pelle, almeno la dignità. Ovviamente entrambi ammantano quanto fanno con una scelta morale, ma la realtà è ben diversa. Io non ho alcuna stima per questi due signori: il primo è una persona moralmente corrotta, che ha asservito al male la conoscenza che ha del mondo della politica e delle leggi. Il secondo è un bigotto di scarsa intelligenza: se vai a studiare la fine dei regimi, specie quelli totalitari, vedi che queste due tipologie sono sempre presenti”.
Che responsabilità ha il partito repubblicano nel suo insieme?
“È sempre sbagliato generalizzare, e abbiamo visto anche in questi giorni in cui ci sono alcuni repubblicani che si sono mossi rispettando almeno le regole condivise e la costituzione. Detto questo, negli ultimi quattro anni Trump si è impadronito del partito rendendolo a sua immagine e somiglianza, e il partito ha avuto la grave responsabilità di assecondare questo disegno senza opporsi. Non ci voleva molto a capire dove ci avrebbe portato una persona come Trump”.
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