a cura di Giovanni Peresson per il Giornale della libreria
Nel 2015 la lettura in Italia è tornata, dopo due anni, a crescere. L’indagine Istat indica un ritorno al segno positivo nella lettura di libri di carta rispetto al 2014.
E la lettura degli e-book? Può sembrare paradossale, ma nel 2015 avviene l’inimmaginabile. I lettori di e-book diminuiscono, anche se il mercato è cresciuto raggiungendo quasi il 5% di quello della varia.
Nel 2015 i lettori di e-book (facendo riferimento agli ultimi tre mesi) sono scesi a 4,687 milioni: l’8,2% della popolazione italiana con più di 6 anni di età; oppure – a seconda di come li si conta – il 14,1% di coloro che hanno usato Internet negli ultimi tre mesi.
In ogni caso, se nel 2014 erano 4,964 milioni, oggi sono 4,687. Il saldo negativo indica una perdita di circa 277 mila lettori digitali: -5,6%.
Come possiamo leggere questo dato ancor più sorprendete di quello della crescita della lettura?
Sgomberiamo il campo da un primo dubbio: i due dati non possono essere sommati tra loro. E neppure possiamo verificare presso la medesima fonte – l’Istat – l’indice di sovrapposizione tra le due forme di lettura: non sappiamo, insomma, quanti dei 24,180 milioni di lettori di libri sono «anche» lettori di e-book (o viceversa). E non lo sappiamo perché l’Istat conduce due indagini differenti: quella sulla lettura degli italiani (rilasciata nel gennaio 2016) e quella su cittadini e nuove tecnologie (con il dato relativo agli e-book noto, tra l’altro, già da dicembre).
Una parte di quello che sta succedendo lo possiamo solo inferire da due indagini, entrambe non recentissime (risalgono al 2014). La prima francese (Ipsos-Media CT, condotta su popolazione 15+) dove avevamo un 70% della popolazione che legge libri in formato cartaceo o in formato e-book. Questo 70% è composto da un 59% che legge solo libri, un 10% che legge entrambi i formati, e solo un 1% la cui lettura si svolge esclusivamente in digitale. La seconda è italiana (sempre di Ipsos, ma svolta su popolazione 18+) che quantifica nel 69% i lettori di soli libri, nel 30% quelli di libri e e-book, e solo (come in Francia) nell’1% i lettori di soli e-book.
Insomma, si è letto meno dagli schermi e chi ha abbandonato la lettura degli e-book è tornato a quella dei libri di carta? È questo che emerge nel confronto tra le due indagini? I numeri assoluti tendono quasi a coincidere. Quello che si perde da una parte lo si recupera dall’altra?
Chi può dirlo!
Oppure chi risponde al questionario fraintende la domanda «ha letto o scaricato on line libri o e-book» posta nell’indagine su cittadini e tecnologie? E non è possibile che nel conteggio dei «libri che ha letto nei 12 mesi precedenti» l’intervistato non distingua tra lettura di libri e lettura di e-book, poiché abituato a considerare il tutto una pratica unica e liquida?
Nella lettura di libri ci sono quasi 21 punti di differenza tra il nord ovest e il sud. Negli e-book questo gap si attesta su poco più di quattro punti. La distribuzione della lettura degli e-book delinea uno scenario geograficamente molto meno squilibrato, il che però non vuol dire che la crescita della lettura nelle regioni svantaggiate passerà per l’e-book: fosse così semplice!
Allo stesso modo, se le lettrici di libri sono il 48,6% della popolazione femminile e i lettori maschi appena il 35% (quasi 14 punti di differenza tra i generi), per gli e-book abbiamo (rispettivamente) l’8,1% e l’8,3%. Non c’è praticamente differenza. Donne e uomini leggono e-book nello stesso modo e nella stessa misura.
Se guardiamo alla penetrazione della lettura nelle varie fasce di età, ci ritroviamo però con una distribuzione sostanzialmente simile tra carta e digitale. E allora?
Tutto ciò, credo stia ad indicare un elemento più importante e centrale rispetto a possibili discorsi che in genere si è portati a fare di fronte a questi dati. Ci dice – prima di tutto – che il modo in cui guardiamo alla lettura (cioè all’uso del prodotto editoriale da parte dei clienti degli editori) è oggi completamente da rivedere. C’è da chiedersi: quali sono i nuovi paradigmi attraverso cui si deve guardare ai comportamenti del consumatore? Le ottiche con cui abbiamo guardato fino ad oggi il mercato continuano ad essere valide anche «fuori dal tunnel» in cui iniziamo a muovere i primi timidi passi dopo quattro anni di apnea? Che conseguenze porterà continuare a interpretare i comportamenti dei nostri lettori (e clienti) con metriche valide nel secolo scorso?
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