Eggers costruisce ancora una volta una macchina narrativa fluida e avvincente, di ottimo livello. Conduce il lettore in un viaggio lungo territori impervi raccontandoci della vita di una donna coraggiosa che sente dentro sé il diritto di andarsene e lotta per sé e per i propri figli.
Perché “solo essendosene andati lei e i suoi figli potevano raggiungere una specie di sublimità, che senza movimento non c’è lotta, e senza lotta non c’è scopo, e senza scopo non c’è niente“.
Un on the road in piena regola che conquista pagina dopo pagina e ci fa capire come tutto sia sottoposto al cambiamento e niente è stabile, permanente, definitivo perché le cose cambiano, le persone cambiano, tutto è in divenire. E allora il senso di tutto ciò che ci circonda sta proprio nell’imparare a ‘star bene nel profondo’, al di là di quello che possediamo, degli oggetti o delle persone che ci arrecano piacere o degli eventi che sopravvengono. Perché, come scriveva Rilke, la felicità è destino e “la gioia è semplicemente una buona stagione sopra il cuore… è la cosa massima che gli uomini abbiano in loro potere“.
C’è la felicità appagata, la felicità che nasce da un lavoro ben fatto alla luce del sole da anni di sforzi proficui, quella che dopo lascia stanchi e contenti, circondati da familiari e amici, pieni di soddisfazione e pronti al meritato riposo: sonno o morte che sia.
E c’è la felicità della tua catapecchia. La felicità di essere sola e sbronza di vino rosso, sul sedile del passeggero di un camper decrepito parcheggiato chissà dove nel profondo sud dell’Alaska, a fissare uno scarabocchio nero di alberi, con la paura di andare a dormire perché temi che da un momento all’altro qualcuno sfondi la serratura giocattolo della porta del camper e uccida te e i tuoi due figlioletti che dormono su in cuccetta.”
“Si rimisero in viaggio puntando a sud verso la penisola di Kenai con una mezza intenzione di raggiungere Seward, di cui Josie non sapeva niente. I bambini erano sul sedile dietro il posto di guida e Josie non sapeva fino a che punto fossero al sicuro, essendo le pareti dello Chateau pericolosamente sottili e le cinture di sicurezza vecchie quanto lei. Ma i bambini erano felicissimi. Ana non riusciva a credere che non le toccasse stare sul sedile di una macchina. Le sembrava di essere in fuga dopo una fantastica rapina.”
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Per BookAvenue, Marco Crestani
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Dave Eggers,
Eroi della frontiera,
traduzione di Giovanna Granato,
Mondadori 2016.
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