Revenant, La storia vera di Hugh Glass e della sua vendetta

   Tempo di lettura: 2 minuti

“Vide gli orsacchiotti prima di vedere la loro madre. Erano due, e si precipitarono verso di lui a balzelloni, latrando come cani giocherelloni. Erano stati partoriti quella primavera, e a cinque mesi pesavano un centinaio di libbre ciascuno. Si mordicchiavano a vicenda mentre si dirigevano verso Glass, e per un brevissimo istante la scena parve quasi comica. Ipnotizzato dalle turbinose capriole dei cuccioli, Glass non aveva ancora rivolto lo sguardo verso l’estremità della radura, cinquanta metri piú in là. E neppure aveva preso in considerazione quel che la loro presenza doveva certamente implicare. A un tratto lo capì. Fu attanagliato da un senso di vuoto allo stomaco mezzo secondo prima che giungesse fino a lui il primo fragoroso bramito. Immediatamente i cuccioli si bloccarono, a tre metri scarsi da Glass. Ignorandoli, lui si voltò a guardare la boscaglia all’altro capo della radura…”

 

 

La letteratura è la vita nel segno del puro spirito e non può raccontare che magia e metamorfosi.
Come quando ci racconta di un esploratore lungo il Missouri, in piena Frontiera americana, nel 1822. Un uomo abbandonato che sembra morto, ma che sopravvive acquistando forza nella disperazione. Un uomo per cui andare a fondo sarà arrivare al fondo delle cose e scoprire gli abissi della propria natura.

Hugh Glass, esploratore e cacciatore di pellicce (uno dei piú grandi personaggi del West), è il protagonista dominato dall’impeto della vita, dalla marea dell’essere, dalla gioia perfetta di ogni muscolo, di ogni giuntura e di ogni tendine. Perché la vita è l’opposto della morte e lui  si aggrappa alla vita con tutto se stesso.

Michael Punke, Revenant, La storia vera di Hugh Glass e della sua vendetta, traduzione di Norman Gobetti, Supercoralli, Einaudi 2014.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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