Ci eravamo appena rassegnati al fatto che Giorgio Faletti fosse effettivamente uno scrittore (dati alla mano) senza aver ancora avuto il tempo di digerire il picco di vendite dell’ultimo romanzo di Fabio Volo (dati alla mano) che zacchete, spunta fuori anche Fabrizio Corona (il controverso agente di paparazzi con all’attivo una carriera come ospite alle serate in discoteca, un brand di mutande con il suo nome, una biografia dal carcere su carta patinata e con in programma una rivista di gossip e un reality show). La cosa anni luce più distante dal codice ISBN che vi possa capitare di pensare.
Dopo gli exploit letterari di Alfonso Luigi Marra, di Antonella Clerici e della pornostar Alessia Donati, volevamo toglierci il piacere quotidiano di recensire un personaggio multitasking votato (o forse condannato) alla scrittura? Certo che no. A questo proposito sappiate che esiste un teorema che recita più o meno così: “quanto più il solco di azione quotidiano del personaggio in questione è lontano dalla scrittura, tanto più otterrà un sicuro successo editoriale” (l’ho inventato io, dati alla mano).
Quindi stiamo tutti sereni perchè viviamo in un’epoca dove il genuino rovello logico e intellettuale è stato definitivamente declassato a fenomeno vintage e potremmo finalmente non doverci più trovare nell’imbarazzantissima situazione di discettare su titoloni di autoroni senza aver letto alcunchè. Adesso è sufficiente aver visto Buona Domenica per imbastire una democraticissima conversazione letteraria. Evviva il tubo catodico.
Riassumendo in breve l’intervista rilasciata a Panorama: l’ultima “fatica” di Fabrizio Corona si intitola “Chi ha ucciso Norma Jean”; è sbarcata nelle librerie italiane il 3 febbraio edita da Cairo; consta di 176 pagine tutte vostre per l’accessibile cifra di 12 euro; vanta 60mila copie prenotate in vista dell’uscita; è un’operazione commerciale che ha già fruttato all’autore 70 mila euro; è volutamente ispirata a Camilleri anche se non esistono altri riferimenti letterari degni di nota poichè Corona non leggeva da bambino, non sa chi sia Jack Kerouak e conosce Bukowski solo di nome (parole sue); prende spunto dalle vicissitudini personali dell’autore e dall’ambiente che quotidianamente frequenta fatto di gente dello spettacolo, paparazzi, spogliarelliste ed escort; è stata imbastita sulle qualità “innate” trasmessegli in eredità dal padre, il noto giornalista Vittorio Corona; ha una copertina decisamente disarmante dal momento in cui non vi alberga nessun tatuaggio; possiede, dacchè è cominicato il tam tam mediatico, la prevedibilissima aura di bullismo e spocchia che tutti ci aspettavamo.
Quindi una cosa buona per il momento possiamo dirla: i corpi ritratti nella copertina non hanno tatuaggi.
Nel caso tutte queste notizie non fossero sufficienti per invogliarvi all’acquisto, qui di seguito potete trovare un estratto del prologo. Il protagonista si chiama Nick Zaro. Peccato per quella r in meno, sarebbe stato il cognome perfetto per il perfetto alter ego di Fabrizio Corona.
Mi chiamo Nick Zaro. Sono un paparazzo. Lavoro per tutte le grandi riviste di gossip italiane, loro mi pagano bene, io faccio in modo che vendano centinaia di migliaia di copie. Se i direttori mi incontrano per la strada fanno finta di non conoscermi, ma quando entro nelle loro pompose redazioni, nei loro pomposi palazzi del centro, manca poco che stendano un tappeto rosso dalla porta alla loro pomposa scrivania. Mentre aspettano di vedere il materiale che gli ho portato hanno l’espressione di uno che è sull’orlo dell’orgasmo. E io non li deludo mai. Sì, perché io sono uno bravo, uno che porta gli scoop, scatto servizi che per loro possono significare una settimana in tv a mostrare tronfi le foto che ho fatto io. Come se gli autori del servizio fossero loro, come se avessero aspettato loro per ore su un albero o dietro una siepe, se avessero premuto loro il dito sul pulsante della macchina fotografica… Come se avessero fatto molto di più che firmare il buono di vendita per comprarsi il mio lavoro.
fate un po voi.
il libro:
Fabrizio Corona,
Chi ha ucciso Norma Jean,
Cairo editore
ed.2010, pp.173
70.000 euro a questo miserabile sono un’insulto a chi fa il ricercatore, come me, a 800 euro al mese. ma questo paese si merita i corona di turno. che delusione!
hi hi hi, mi fate morire! Ben gli sta!
Luciana
ma perchè date credito a questo imbecille?
60.000 copie!?!.. e bravo Cairo editore. Bravo!
Lungimirante esempio “del dove andremo a finire”. Non ho parole… o meglio, ne ho così tante da essere sicuramente querelato.
certo che scrivono proprio tutti tutti
Questo scemo aveva pensato di eguagliare Wilde con la “Ballata dal carcere”, scrivendo invece una porcheria degna di sè. Pensavo bastasse. Potevi essere più cattiva, se lo sarebbe ugualmete meritato.
Lorenzo