di Michela Murgia
E ci siamo.
Il Campiello è a centro tavola e io non mi sono ancora stancata di dire grazie a tutti quelli che chiamano, scrivono, bussano alla porta, commentano su facebook e mi fanno arrivare la loro gioia e soddisfazione tramite amici e conoscenti.
Grazie, davvero.
Grazie agli amici che mi hanno salutato all’aeroporto di Venezia con i fiori e quelli che mi hanno accolto all’aeroporto di Elmas con le vuvuzelas, il lancio di gueffus e i cartelli di benvenuto come fossi la nazionale al ritorno da una trasferta vittoriosa: le uniche lacrime di questo Campiello le ho versate con voi. Grazie alle persone che lavorano nel supermercato dietro casa, che stamattina alle otto e mezza quando sono entrata a comprare il latte sono scoppiate in un’ovazione di saluto. Grazie al mio paese intero, che ha salutato questa premiazione come un fatto comune, come sempre, come tutto.
Grazie anche al segretario di iRS, che stamattina ha scritto una nota pubblica per manifestare la soddisfazione degli amici indipendentisti per questo premio. Ma grazie a tutti gli uomini e le donne di ogni colore politico che in questo momento difficile per la Sardegna hanno messo da parte le lotte civiche che spesso ci vedono antagonisti per leggere in questa mia soddisfazione una cosa che onora tutti noi. In particolare ringrazio il mio sindaco e il presidente della mia provincia per le loro telefonate di congratulazioni e per la scelta di farmi festa con la convocazione speciale delle rispettive giunte.
Grazie agli scrittori che privatamente mi hanno chiamato e scritto: l’ho apprezzato oltre ogni spiegazione; ai librai e ai bibliotecari che ci hanno creduto per primi e che hanno tutto il diritto di considerare questo premio una vittoria condivisa: decine le loro email! Alla piazza di Cabudanne de sos poetas a Seneghe che ha acclamado il risultato, gli amici del festival di Gavoi, ai circoli dei sardi che dall’universo mondo hanno manifestato a vario titolo il loro affetto, allo staff di Altervista che ormai si comporta come uno spudorato fan club, alla redazione di Smemoranda, agli amici del Salone del Libro, del circolo Crakeras, dell’associazione Isperas, a quelli di Viadana, di Reggio Emilia, ai presìdi del libro di Turi e di Bari e le associazioni Donne di Carta e Paese delle Meraviglie. Grazie anche ad Antonio Marras, che ha voluto farmi omaggio del vestito da lui disegnato che ho indossato alla premiazione alla Fenice.
Grazie allo staff organizzativo del premio, che ha saputo unire alla straordinaria cura dei dettagli tecnici un’attenzione alle relazioni che non era per niente scontata. Mi dicono che questa edizione del Campiello è stata particolarmente ben riuscita, ma io non riesco a credere che qualcosa venga meno che bene con dietro quella passione.
Grazie soprattutto a Gianrico Carofiglio, Laura Pariani e Antonio Pennacchi: la loro ironia, intelligenza e umanità ha resto questa avventura qualcosa di prezioso, un viaggio degno di essere intrapreso a prescindere dal capolinea. Grazie infine a Gad Lerner, la cui passione civile sulle battaglie per il rispetto non ha smesso di brillare anche nella vicenda un po’ surreale che ne è seguita.
Grazie alle centinaia di persone che mi hanno intasato due volte la casella di posta, ribaltato la bacheca di FB, fatto saltare il server mail del sito e sfondato lo spazio sms del telefonino con la loro incontenibile voglia di dire anche solo WOW! Non risponderò a tutti, non è umanamente possibile, ma ho letto tutto e ho sorriso sempre, anche quando ero così stanca che non mi reggevo in piedi, cioè sempre.
Adesso si torna alla normalità, infatti sto già facendo la valigia per Mantova.
Bravissima Michela!!!!!!!!!!
Applausi! 🙂
Brava, Michela!