Certi esseri provano molto presto una spaventosa impossibilità a vivere per loro stessi. Per dirla tutta, non sopportano assolutamente di vedere la propria vita in faccia, e di vederla nella sua interezza, senza zone d’ombra, senza sfondi.
Inafferrabile, inclassificabile, irriducibilmente ambiguo: Michel Houellebecq, immancabilmente, ci sfugge. Da scrittore, esplora tutti i generi: poesia, romanzo, saggio; ma moltiplica anche le fughe dal campo letterario: nel cinema, dietro e davanti la cinepresa; nella musica – che si improvvisi cantante o che i suoi testi diano luogo ad adattamenti; nell’arte – anche qui come artista a tutti gli effetti o come oggetto d’ispirazione.
È stato particolarmente interessante seguire l’ International Booker Prize di quest’anno poiché i libri selezionati adottano tutti un approccio creativo alla forma, al genere e alla narrativa nel raccontare le loro storie. Non sono sorpreso, intendiamoci, il premio ha acquisito una tradizionale capacità di stupire anche i lettori più raffinati confermato con il giusto premio riconosciuto quest’anno al libro: 

La pandemia ha messo in ginocchio il mondo della cultura e dello spettacolo e i suoi addetti. Nel terzo Quaderno della raccolta di Albeggi Edizioni sull’Italia post Covid, dal titolo “Riaprire i sipari”,
Che gli Stati Uniti si siano trasformati in due barricate contrapposte, ora disposte a sparare l’una contro l’altra, è cosa nota visto quello che è accaduto a Portland recentemente. Donald Trump (1) ha incredibilmente sparato a zero sull’amministrazione locale senza dire una sola parola sull’accaduto. Secondo uno 
