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Se il bunga bunga è americano

fotoLei lo chiamò sempre ‘Mr President’, malgrado fosse l’uomo con cui aveva perso la verginità. Lui si rifiutò sempre di baciarla sulla bocca, anche quando facevano l’amore. Uscito l’8 febbraio, ma solo nelle librerie statunitensi, il libro di memorie di Mimi Alford, ex amante di John Fitzgerald Kennedy ai tempi in cui era una stagista 19enne alla Casa Bianca. “Once upon a secret: my affair with president John F. Kennedy and its aftermath” (C’era una volta un segreto: la mia relazione con John F. Kennedy e le sue conseguenze), di cui il New York Post ha pubblicato alcune anticipazioni, è un libro pieno di particolari piccanti ma anche di dettagli inediti sulla vita privata di Kennedy e sui momenti più difficili della sua presidenza.

La disapplicazione delle leggi

“Più profonda piaga dell’anarchia non esiste” Antigone, v.674

A prima vista un libro sulla disapplicazione delle leggi (Giuffrè 2012) potrebbe apparire rivolto soltanto agli addetti ai lavori o comunque a chi opera, a vario titolo, nel variegato mondo del diritto. Ma nel caso di volumi scritti dall’insigne giurista Vittorio Italia non è mai così. Il suo ultimo lavoro è un saggio agevole che ci mette al corrente di questa materia che riguarda molto da vicino i soggetti giuridici, con il fine primario della certezza del diritto. Il Prof. Italia è sempre molto chiaro, con esposizioni schematiche che arrivano con puntualità al nucleo centrale della trattazione. Per questo giurista dai vasti orizzonti, eminente professore e studioso di diritto pubblico e diritto amministrativo vale una bella frase di Albert Camus “Quelli che scrivono con chiarezza hanno dei lettori, quelli che scrivono in modo ambiguo hanno dei commentatori”. E il concetto di chiarezza deve essere necessariamente connesso con quello di certezza per evitare quel vuoto normativo che danneggia l’intero sistema dei rapporti giuridici.

Ci salverà il diritto. Principi di solidarietà per una civiltà nuova

“Nessun uomo è un’isola”( John Donne)

Questi i precetti del diritto: vivere onestamente, non offendere alcuno, dare a ciascuno il suo.
(Eneo Domizio Ulpiano)

Gli incipit recenti di molti articoli o scritti cominciano più o meno così: nell’attuale contesto di crisi”; in questo momento difficile; nella complessa situazione. L’elenco potrebbe continuare, ma ciò che accumuna le diverse analisi è la condizione critica in cui versa il “malato” Paese. Un malato di molteplici patologie sociali. Malattie ben conosciute e rare al tempo stesso. Cure che non si trovano e che non si vogliono trovare. E “medici” con specializzazioni formali che non hanno la capacità di intervenire di disinfettare la società sempre più senza regole e senza certezze. Anche le più semplici. Quelle del buon vivere, del vivere civilmente.
E’ stato autorevolmente osservato che il diritto limita e condiziona le nostre azioni, ma che garantisce e difende i nostri diritti. E che Il “diritto”, a differenza della “legge”, possiede una sua “carnalità”, assumendo le sembianze di una “storia vivente”, che si sviluppa attraverso un percorso segnato dalla consuetudine, dalla prassi, dalle convenzioni, dalle interpretazioni rese dalla dottrina e dalla giurisprudenza. In questo senso, opera la riscoperta delle tre dimensioni proprie dello “ius” occidentale: la dimensione “comunitaria” – il diritto è un fenomeno sociale -; la dimensione della “natura delle cose” – il diritto sta scritto dentro i fatti, di per sé stessi “normativi.

copertina libro amoroso

La “ricerca” di Federico Caffè

copertina libro amorosoCi sono libri che arrivano nel momento giusto come se accendessero delle luci per illuminare cose e persone. E’ il caso dell’emozionante volume di Bruno Amoroso “Federico Caffè” Riflessioni della stanza rossa Castelvecchi Edizioni. Il libro “arriva” nel momento dei 25 anni esatti dalla scomparsa del Maestro, avvenuta alle prime luci dell’alba del 15 aprile 1987.
Quello di Amoroso deve considerarsi una sorta di “audiolibro” ; leggendo le avvincenti e “attuali” righe pare di sentire il suono della penna sulle carte, di ascoltare le sue parole, i suoi passi e i suoi silenzi.
E’ un volume delicato che esalta la dignità di Caffè, mentre Amoroso sembra osservarlo con discrezione prendendo per osmosi tutto quello che è stato l’insegnamento del Maestro. Il libro sublima il concetto di amicizia; Amoroso porta il lettore a conoscenza di confidenziali scritti dai quali già si intuisce chiaramente la scelta “finale” di Caffè. Una scelta consapevolmente libera come è stata tutta la sua vita di grande uomo e intellettuale autorevole e, oggi, universalmente riconosciuto.

Le città italiane nel Medioevo XII- XIV secolo. Un mondo in espansione

In questa elaborata e ricca analisi di Franco Franceschi e Ilaria Taddei sono ripercorribili le tracce della identità storica delle città italiane, viste come realtà in cui si sviluppò l’Urbanesimo e nacquero i Comuni, forme autentiche di autogoverno cittadino, prima ancora che si configurassero le Signorie come supremazie affermate ed emergenti nelle lotte che determinarono in seguito la fine dei Comuni. 
La concentrazione della popolazione in centri via, via delineati come centri urbani è stata da sempre oggetto di studio in più ambiti della ricerca storica, storiografica e sociologica che si è occupata del fenomeno dell’urbanizzazione.
In questo processo confluiscono più cause che sono appunto: la concentrazione in un luogo della popolazione, l’aumento demografico, l’accrescimento del numero delle città e la diffusione di un modus vivendi rappresentato dall’urbanesimo.

L’ora Legale

La lungimiranza di Leonardo Sciascia è arrivata, nei fatti, sino ai nostri giorni. La sua Racalmuto oggi, in concomitanza con il ritorno dell’ora legale, è un Comune sciolto per quelle infiltrazioni che il grande autore siciliano anticipava, spesso solitario, nei suoi preziosi scritti. E sono gli stessi giorni in cui si prova a mettere a punto una legge anticorruzione che, come sottolinea il Ministro della Giustizia Paola Severino, è una priorità del Governo. Ma sopratutto dell’Italia e dei funzionari pubblici leali ed fedeli.

La più morale delle questioni

Lo stillicidio delle informazioni sui fatti di corruzione, quasi un quotidiano bollettino di guerra, rende sempre più insopportabile l’ attesa di qualche nuova norma che consenta di opporsi in modo un po’ più efficace ad un fenomeno dilagante. Le cronache confermano che la corruzione è ormai una struttura della società italiana, è penetrata ovunque, come testimonia la presenza tra i corrotti di politici e amministratori, imprenditori e primari medici, poliziotti e vigili urbani. Ogni ritardo del Parlamento diventa un aiuto a questo nuovo ceto sociale. E proprio la “disattenzione” politica spiega perché, a vent’ anni da Mani pulite e dalle speranze allora suscitate, la corruzione sia divenuta sempre più diffusa”.

La lotta di classe dopo la lotta di classe

riceviamo e volentieri pubblichiamo

La classe di quelli che da diversi punti di vista sono da considerare i vincitori – termine molto apprezzato da chi ritiene che l’umanità debba inevitabilmente dividersi in vincitori e perdenti – sta conducendo una tenace lotta di classe contro la classe dei perdenti.
Questa classe dominante globale esiste in tutti i paesi del mondo, sia pure con differenti proporzioni e peso. Essa ha tra i suoi principali interessi quello di limitare o contrastare lo sviluppo di classi sociali – quali la classe operaia e le classi medie – che possano in qualche misura intaccare il suo potere di decidere che cosa convenga fare del capitale che controlla allo scopo di continuare ad accumularlo.
Caso la lettrice o il lettore non lo sapessero:
il maggior problema dell’Unione europea è il debito pubblico.
Abbiamo vissuto troppo a lungo al di sopra dei nostri mezzi.
Sono le pensioni a scavare voragini nel bilancio dello Stato.
Agevolare i licenziamenti crea occupazione.
La funzione dei sindacati si è esaurita: sono residui ottocenteschi.
I mercati provvedono a far affluire capitale e lavoro dove è massima la loro utilità collettiva.
Il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore: acqua, trasporti, scuola, previdenza, sanità.

È la globalizzazione che impone la moderazione salariale.
Infine le classi sociali non esistono più.

La borghesia tutte le classi si porta via

Quando un popolo è politicamente malato, di solito ringiovanisce se stesso e ritrova alla fine lo spirito che aveva lentamente perduto per riscoprire e conservare la sua potenza. La civiltà deve le sue più alte conquiste proprio alle epoche di debolezza politica.

Questa frase di Nietzsche è illuminante per capire l’attuale crisi economica e politica. E’ una frase che punta al momento della crisi quale momento di alta disperazione che permette ad un soggetto di rompere le catene, reagire e rialzarsi. E’ il caso dell’Italia del 2011 che stava per spirare ma che ha lasciato un’eredità pesante e una serie di ferite da disinfettare, curare e rimarginare.
Viviamo giorni di “politica transitoria” Non sappiamo come andrà a finire. C’è stato in tempi strettissimi un cambio epocale dello stile e delle parole della politica. Ma permangono manovre che incidono sulla povera gente. Di quel concetto di povertà, rivisto e corretto, attualizzato al presente. Anche se ora a guidare la “macchina” sono dei “politecnici” “strani” ma necessari per evitare il decesso del Paese.