Sono passati tre decenni, dal giorno che Philip Roth ha pubblicato “Lo scrittore fantasma”, il primo dei suoi numerosi romanzi-cronaca delle avventure del suo più noto alter ego, Nathan Zuckerman.
Roth Philip
Philip Roth, Pastorale Americana
Se Omero fosse vissuto nel 1998 DC avrebbe parlato di Seymour Levov anziché di Achille, di Merry Levov anziché di Elena, di Dawn Dawier anzichè …
LLL Living Literary Legend
L’autore.
Definito LLL Living Literary Legend, in occasione della celebrazione del suo 75mo compleanno, Philip Roth ha donato la sua vita alla scrittura. Considerato già un grande con i suoi racconti d’esordio Goodbay Columbus, Roth ha scritto moltissimo nella sua carriera differenziando tre aree distinte il suo lavoro. Quella famigliare e autobiografica (leggi Patrimonio, a proposito della morte di suo padre), ha indagato il tempo della società americana con grandissimi romanzi (la Pastolare: un vero capolavoro e gli altri due che seguono, La macchia umana, Ho sposato un comunista), consacrato con Il Lamento di Portnoy, una audace tragicommedia post rivoluzione sessuale, e la grande ironia di Zuckerman: il suo alter ego sulla carta con il quale si è divertito a raccontare molto della sua esistenza di scrittore cui ha dedicato alcuni libri fino al Fantasma esce di scena. Ha un bel caratteraccio: ne hanno fatto le spese i suoi intervistatori caduti nella trappola della retorica definendo i suoi romanzi come “letteratura ebraica”, una soffocante distinzione che ha sempre irritato Roth non poco. Ha vinto praticamente tutto quello che c’è da vincere in campo letterario. E se non fosse per i pregiudizi intellettuali dell’Accademia di Svezia, avrebbe ben meritato il Nobel da diverso tempo e in specie quest’anno a vedere come è finita.