È stato particolarmente interessante seguire l’ International Booker Prize di quest’anno poiché i libri selezionati adottano tutti un approccio creativo alla forma, al genere e alla narrativa nel raccontare le loro storie. Non sono sorpreso, intendiamoci, il premio ha acquisito una tradizionale capacità di stupire anche i lettori più raffinati confermato con il giusto premio riconosciuto quest’anno al libro: At night all blood is black, del francese di nascita e senegalese di crescita, David Diop già vincitore, tra l’altri, del più importante premio letterario francese, il Goncourt, con Frère d’âme (tr. Fratelli d’anima, Neri Pozza 2019). Brevemente, la storia nel libro sconosciuta ai più, è quella dei senegalesi che combatterono per la Francia sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale. >>
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ll Cigno Nero del nuovo secolo
Il Coronavirus ha cambiato la faccia del mondo in meno di un mese: la metà delle persone del pianeta è chiusa in casa. Un evento così catastrofico lo abbiamo letto solo nei romanzi di fantascienza mai immaginando di entrare a farvi parte come protagonisti. La malattia ha cambiato le nostre giornate ma anche quelle che verranno; l’economia, infatti, lancia il grido d’allarme sulla difficile ripresa che ci aspetta dopo l’emergenza. L’occasione giusta, in questi giorni di clausura forzata, per riprendere in mano un libro tanto attuale quanto il suo titolo in copertina: “Il Cigno nero”.
Non credere alla catastrofe è facile se sai come farlo
Siamo davvero così sicuri delle nostre convinzioni e su cosa le costruiamo? Quanto sappiamo veramente di come va il mondo? La scuola, la fame, lo stato sociale delle nazioni è arretrato rispetto a venti, quaranta anni fa come molti di noi pensano, o non è così? Non ultimo: hanno ragione i sovranisti a parlare d’invasione degli immigrati con tutto l’armamentario di sciocchezze connesse al tema?
Tranne l’ultima personale considerazione, le righe appena sopra sono alcune delle domande poste all’inizio del libro di Hans Rosling, Factfulness: dieci motivi per cui ci sbagliamo sul mondo e perché le cose sono migliori di quanto pensi. Uscito in aprile di due anni fa, ha continuato a diventare un grande successo che ha già venduto centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo e che, lo dico con convinzione, va sostenuto anche da noi dove invece è già diventato merce da rendere all’editore. L’invito ai librai è di recuperarlo e rimetterlo per un po’ di tempo sui banchi.
La scrittura testimone del mondo. Il clima secondo Jonathan Franzen
tempo di lettura 10min
Solo dieci anni fa, Jonathan Franzen con David Foster Wallace e Jeffrey Eugenides erano considerati semplicemente un gruppo di romanzieri americani verso la mezza età. Nel diluvio di elogi, ricordi e apprezzamenti che seguirono al suicidio di David Foster Wallace, si manifestò rapidamente una nuova consapevolezza: quella, cioè, che Wallace e i suoi pari, costituivano la generazione letteraria americana dell’era di internet al pari di quella dei Bellow, Updike e Roth che aveva testimoniato la letteratura a stelle e strisce nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale.

Se si è alla ricerca della felicità, il cambiamento è bene.
ndr. Questo articolo è apparto su questo sito il 12 novembre 2016
«Molte volte la funzione esecutiva della mente è indicata come la chiusura del circolo tra percezione e azione, dal che sembrerebbe ci sia in agenda un unico elemento percettivo, che porta inesorabilmente a un’unica azione; in realtà il compito di collegare la percezione all’azione attraverso la grande mappa ha tutte le caratteristiche di un’impresa improba. Dovrebbe risultare ormai ovvio come il lavoro del gabinetto di guerra della mente non sia mai del tutto compiuto: ben lungi dall’essere statica, la grande mappa è costantemente aggiornata.

Mamma e Babbo ai tempi della rivoluzione
L’autrice.
Nafisi è figlia di Ahmad Nafisi, ex sindaco di Tehran, e Nezhat Nafisi, prima donna ad essere eletta al parlamento iraniano. Nasce in Iran nel dicembre del 1955. All’età di 13 anni viene mandata dai suoi genitori in Inghilterra per continuare gli studi. Porta a compimento i suoi studi superiori e universitari negli Stati Uniti, dove si laurea in letteratura inglese ed americana presso la University of Oklahoma. Nafisi ritorna in Iran nel 1979 divenendo Professoressa di Letteratuta Inglese presso l’Università Allameh Tabatabai di Tehran; incarico che terrà per 18 anni, eccetto che per il periodo 1981-1987, nel quale sarà espulsa per non aver rispettato le norme vigenti sull’abbigliamento. Nafisi attualmente è un Visiting Fellow e docente presso la School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University.

Gabriel Garcia Màrquez, Gabo: scrittore del mondo.
Garcia Màrquez si è spento a casa sua con la moglie e i suoi due figli accanto. Lo aveva chiesto ai medici quasi presagendo l’imminente fine; voleva tornare a casa dopo essere stato colpito dalla polmonite e nonostante il rischio di complicazioni dato il suo cagionevole stato di salute. Questo grande scrittore del mondo intero ci ha lasciati, ieri, a 87 anni.
Le ultime parole al mondo di Gabriel Garcia Màrquez sono quelle del discorso all’ONU (“Non vengo qui a fare un discorso”) e sono del 2010. “Gabo”, per le persone che l’hanno amato, aveva già annunciato il suo ritiro dalla scrittura nel 2009 e “il non discorso”, pubblicato dalla Mondadori, raccoglie anche una serie di saggi sparsi racchiusi nel volume. Al termine della lettura alle Nazioni Unite, molti ricorderanno, disse che quelle parole lo definivano come scrittore e che avrebbero segnato un solco tra il suo essere individuo tra il prima e il dopo averlo scritto.
Alice Munro. La memoria ci salva la vita
Non conosco Alice Munro così bene da dire che “La vista da Castle Rock” sia un libro autobiografico o di memorie: più di una nota letta sul web mi suggerisce un poco che sì, si tratta di un libro assai intimo e scritto in tempi diversi dall’autrice canadese e, no, non è un libro di memorie. Mi pare di capire che presta molta attenzione alle verità che stanno di solito dietro le vite, molta di più di quanto non faccia un romanzo. Tuttavia non sono così certo da giurarci su’.

Philip Roth dopo Philip Roth
Forse, quella citazione in coda a Nemesis aveva a che fare con un addio annunciato e rimasto in sospeso per un’altro po’ di tempo. Molti, me compreso, avevano intuito la decisione di Roth di rinunciare alla scrittura cosa avvenuta ieri con una dichiarazione confermata anche dal suo editore Lori Glazer, facendo deflagare lo scoppio di una miccia accesa da tempo.