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Una insolita storia di bellezza e di destino

cupola s.pietro part. foto di ©marinaandruccioli

Un romanzo che è anche un’epica intima, che si distingue per un incredibile lirismo per una storia che parla di due eroi: Mimo e Viola, la cui infanzia sembra distante anni luce l’una dall’altra per identità e ceto sociale. Una storia pronta a rompersi, a spezzarsi, narrata con un realismo romantico alla Jules Vallès o Jules Renard, che sembra uscito dall’Ottocento francese, qui reinventata in un vagabondaggio, nella giostra impazzita della storia.
A Marina Andruccioli non è parso vero, poterla leggere e raccontarvela.

Inafferabile, inclassificabile, ambiguo. Michel Houellebecq, insomma.

Certi esseri provano molto presto una spaventosa impossibilità a vivere per loro stessi. Per dirla tutta, non sopportano assolutamente di vedere la propria vita in faccia, e di vederla nella sua interezza, senza zone d’ombra, senza sfondi.

Inafferrabile, inclassificabile, irriducibilmente ambiguo: Michel Houellebecq, immancabilmente, ci sfugge. Da scrittore, esplora tutti i generi: poesia, romanzo, saggio; ma moltiplica anche le fughe dal campo letterario: nel cinema, dietro e davanti la cinepresa; nella musica – che si improvvisi cantante o che i suoi testi diano luogo ad adattamenti; nell’arte – anche qui come artista a tutti gli effetti o come oggetto d’ispirazione.