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A volte ritorno

Devo delle scuse manco da tempo, ma, per fortuna (iniziamo a divertirci davvero…) e purtroppo (familiari e amici torneranno a vedermi dopo le feste…) in libreria è a tutti gli effetti Natale. Trascorro poche ore lontana dalle pile di libri che affollano i tavoli, e quelle poche le dedico al sonno, lo ammetto.
Però ho da darvi le ultime su un paio di letture irrinunciabili…

L’acciaio era il cuore

Ruggine americana” di Philipp Meyer è un laconico, spesso agghiacciante ritratto della vita americana. Un romanzo sul sogno americano perduto e sulla disperazione per la sua perdita, una storia piena di speranza dolente in cui si avverte forte un profondo rispetto per la lotta e il coraggio così necessari per andare avanti.
E’ la storia di due giovani, legati a una città dalla responsabilità e dall’inerzia che sognano un futuro oltre le fabbriche e le case abbandonate di Buell in Pennsylvania dove un tempo c’erano solo acciaierie e adesso c’è una crisi che li schiaccia.

Una storia in apparenza complicata

Libro nuovo di Roth che esce, recensione del sottoscritto che trovi.
Chiunque abbia familiarità con il lavoro di Philip Roth sa che Nathan Zuckerman è una sorta avatar di Roth nel suo universo immaginario. Questo avatar mi insegue dal Lamento di Portnoy, leggi Carnovsky, fino ai suoi ultimi libri con Nathan Zuckerman. Entrambi fanno i conti della loro vita con l’ebraismo, coabitano con i sentimenti di duplicità tra l’esistenza quasi sempre tormentata e il legame alla fede e le ricadute di essa sulla loro esistenze. Entrambi hanno problemi con il matrimonio e la famiglia, sono entrambi ossessionati dal sesso; è giusto quindi che Controvita sia l’ennesima sintesi di Roth e il suo avatar Zuckerman. Roth non si presenta di persona, come in alcune altre opere. Piuttosto, l’autore diventa un personaggio attraverso il risultato dei contenuti semi-biografici.

Una storia in apparenza semplice

Come Paul Auster si svegliò una mattina da sogni inquieti e si trovò trasformato in un cane… sembrerebbe (ma non lo è) l’incipit giusto per un racconto come “Timbuctú“, una storia apparentemente semplice narrata dal punto di vista di un cane.
Auster è conosciuto come uno scrittore a cui piace sperimentare, mettersi in gioco. Forse per questo è uno degli autori più originali e meno prevedibili.
Chi ama la sua scrittura liscia come la seta riconoscerà in “Timbuctú” alcuni temi familiari come la natura della solitudine e della memoria, il padre perduto e il figlio abbandonato, il confronto tra l’individuo e il vuoto…

La vita è una scatola di biscotti

Quando ho sentito nominare per la prima volta Haruki Murakami è stato per il libro “Norwegian Wood” di cui parecchie persone mi avevano raccontato.
Appena ne ho sentito parlare subito mi sono chiesto che cosa poteva scrivere uno scrittore giapponese a proposito dei boschi norvegesi.
Norwegian wood. Tokyo blues” in realtà ha ben poco a che fare con la Norvegia, ma sull’omonima canzone dei Beatles ha tanto da dire.

Il viaggio dell’elefante

Pieno di fascino e con un tocco sapiente di stravaganza, “Il viaggio dell’elefante” di Josè Saramago si legge come una favola per adulti, ma come favola non è affatto semplice.
E’ forse il suo libro più ottimista, divertente e magico. Uno scritto sornione, avvincente, una storia di tenero umorismo in cui il lettore si troverà piacevolmente invischiato.
Messo su carta verso la fine della sua vita, “Il viaggio dell’elefante” è un racconto di amicizia e avventura dalla prosa incantevole ricco di ironia e di empatia.

Nasce dall’intenso amore di Saramago per il nonno materno, Jerónimo, un guardiano di porci analfabeta che lo ha introdotto alla magica arte della narrazione.

Mi bacerai con tutta l’anima

Non c’è gioia paragonabile alla lettura di un romanzo di David Grossman perché la sua scrittura esalta alla perfezione la qualità sublime della parola.
“Che tu sia per me il coltello” è una strana ed emozionante storia d’amore tra un uomo e una donna che non si sono mai realmente incontrati.
E’ un romanzo che solleva gravi interrogativi, un capogiro, un viaggio mozzafiato negli angoli più oscuri dell’animo umano.
Il goffo Yair, venditore di libri rari, vede una bella donna, Miriam, che non conosce e si sente in dovere di scriverle suggerendole una relazione basata solo sulla corrispondenza. Lei accetta l’offerta e da questo momento in poi tra i due inizia una relazione intensa.

Arturo Pérez-Reverte: “riconosco il mio passato attraverso i miei romanzi”

Il prossimo numero della nostra rivista in uscita i prossimi giorni, sarà dedicato alla Spagna. Carla Casazza, per l’occasione, rende omaggio a uno degli autori più amati e letti della loro letteratura e che ha trovato una grande comunità di lettori anche da noi.

Arturo Pérez-Reverte, classe 1951, è il romanziere contemporaneo più letto nel suo paese, e l’autore spagnolo più conosciuto all’estero, dove i suoi libri sono stati tradotti in 29 lingue. Il 12 giugno 2003 è diventato membro della Real Academia Española de la Lengua, la più alta istituzione spagnola nella lingua e la letteratura.
Si è avvicinato relativamente tardi alla narrativa, esordendo nel 1993 con “Il Club Dumas” che fu subito un grande successo in Spagna; da questo romanzo d’esordio, qualche anno dopo, Roman Polanski trasse il film “La nona porta” interpretato da Johnny Depp. Con “Il maestro di scherma” la sua fama divenne internazionale.

Vargas Llosa e la Casa Verde

Nabokov diceva che la curiosità è “insubordinazione allo stato puro”. Di sicuro ci fa aprire al nuovo e il premio Nobel assegnato a Mario Vargas Llosa ha stimolato la mia di curiosità facendomi avvicinare per la prima volta a un suo libro scritto in uno stile diverso da qualsiasi altro. Nuovo, appunto.
Uno dei romanzi più difficili che abbia mai letto, e, di conseguenza, di gran lunga uno tra i  più gratificanti.
La Casa Verde” di Vargas Llosa si svolge in due luoghi fondamentali: la città alta e secca di Piura e la regione amazzonica del Perù.