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Chinua Achebe. Un grande africano

Chinua Achebe è morto, di questi tempi, tre anni fa (a marzo del 2013). Era anziano ma non vecchio, nel senso che diamo ad un uomo l’età di 82 anni. Aveva poco più di trent’anni quando alla Nigeria fu concessa l’indipendenza dall’impero britannico e agli inizi del 1960 era già famoso in tutto il continente nero come “lo scrittore” più importante d’Africa. Giusto un paio di anni prima un coraggioso editore inglese: Heinemann, gli aveva pubblicato “Il crollo”, probabilmente il primo romanzo africano che molti dei suoi ammiratori – dentro e fuori il continente – avessero mai letto.

Da questa parte, gente! C’è Jonathan Franzen, Purity

Beh!, l’uscita di un nuovo romanzo del più amato scrittore americano contemporaneo, carica di altrettante grandi attese anche i lettori da quest’altra parte dell’oceano.
Il fatto poi che Jonathan Franzen stia sulle scatole a un sacco di gente -non a torto aggiungo- non è un caso: ha un carattere sprezzante dovuto alla consapevolezza di essere tra i grandi del firmamento letterario americano e mondiale. Cosa che gli ha consentito di mandare letteralmente a quel paese, prima un padre sacro della letteratura come Philip Roth e non ultimo anche Oprah Winfrey utilizzando, in questo caso anche frasi ingiuriose se non addirittura corrive, della serie: “saiiltuobelprogrammamucolodoveloinficco?”

Il figlio

Magistrale secondo romanzo di Philipp Meyer, Il Figlio è un poema epico dalla grande potenza narrativa che sorprende. Meyer racconta la storia del Texas attraverso una famiglia di disadattati e reietti. Il figlio è un libro sconcertante incentrato sui personaggi e si legge come tre autobiografie che variano di continuo il tono, lo stile e la voce.  
Colpisce il capostipite centenario Eli, conosciuto da tutti come “Il colonnello”, nato a Bastrop in territorio indiano lo stesso giorno in cui il Texas diventò una repubblica, ma anche la storia di suo figlio Peter (impressiona molto il modo in cui cresce e gradualmente si ribella contro il padre autoritario) e la narrazione della pronipote Jeanne Anne che, da ultima erede, dovrà riannodare i diversi fili spezzati.

philiproth elabora by ©mg

Philip Roth. Difficile lasciarlo andare

Da poco, il 19 marzo esattamente, Philip Roth ha compiuto ottantatré anni e quattro dall’annuncio della sua andata in pensione come scrittore.  In effetti, dal 2012 non sono più uscite novità se per novità si escludono tutti i libri non ancora tradotti in italiano.  L’ultimo pubblicato è in realtà il primo. E’ di qualche settimana o poco meno l’uscita in italiano del suo primo romanzo “Letting go” tr. Lasciar andare, pubblicato come tutti gli altri da Einaudi, e splendidamente tradotto da Norman Gobetti già curatore in precedenza di: Professore di desiderio e Nemesi, ed anche di autori come Hamid Mohsin e di Martin Amis.

Tutto quello che avreste voluto sapere su Lee Harper e non avete mai osato chiedere

Harper Lee scrisse uno dei romanzi americani più amati di sempre, pubblicato più di cinquant’anni fa, dopodiché sparì dalla circolazione.

La scrittrice sarà ricordata per sempre solo per “Il buio oltre la siepe”, un romanzo che è diventato un punto fermo tra le letture dei ragazzi che seguono le scuole medie e si susseguono poiché intere generazioni dagli anni sessanta in poi hanno avuto tra le mani la storia dell’avvocato Atticus Finch incaricato della difesa d’ufficio di un “negro” accusato di violenza carnale.  E’ mancata troppo presto rispetto alla celebrazione con cui il nuovo libro:  “Va’ metti una sentinella”, è stato salutato e tutto quello che ne consegue.

Riempire una valigia per un salto nel buio

Guardatela. Si chiama Chimamanda Ngozi Adichie è di una bellezza impressionante. Bella davvero e il libro su cui vorrei vi fermaste un momento, Americanah, lo è altrettanto; lo scorso anno ha ricevuto il premio della critica degli Stati Uniti (il National Book Critics Circle) battendo il già molto famoso Cardellino di Donna Tartt. Il che vorrebbe dire poco, in fondo. E’ bello perchè è diventato famoso, piuttosto che il suo contrario, è un vecchio modo per tirare delle belle fregature. Ora è in uscita da Einaudi: in America (leggi USA) non hanno perso tempo a definirlo un capolavoro.>>

Alice Munro, signora del gotico in Amica della mia giovinezza

C’era una volta una bambina che ascoltò una storia. La storia si intitolava La Sirenetta ed era così triste che la bambina decise di riscriverla. La bambina cominciò ad andare a scuola e la scuola era lontana. Dovendo fare ogni giorno una lunga camminata, si mise a inventare storie per passarsi il tempo. Finché nel 2013 – aveva ormai 82 anni – la bambina ricevette il Premio Nobel per la Letteratura con questa motivazione: “Maestra del racconto contemporaneo”.

yeonmi park foto autore stefan ruiz

Nord Corea. Fame e morte nel racconto di Yeonmi Park

Yeonmi Park è nata in Corea del Nord sotto il governo di Kim Jong Il, il “nostro Grande Leader”, come si usava chiamarlo da quelle parti. Nel suo libro, racconta la storia di come lei e la sua famiglia fuggirono dal loro paese corrotto, per trovare un posto tranquillo abbastanza per vivere. Mai prima d’ora qualcuno aveva rivelato i dettagli più devastanti della società repressiva nordcoreana e l’enorme prezzo che ha pagato la sua famiglia per scappare da un paese brutale e quasi medievale.

L’orologio di Orfeo

Erano scatoloni piuttosto comuni: vecchi contenitori pieghevoli di cartone ondulato, non diversi da quelli che prendono polvere in milioni di cantine e solai. Ultimi, stanchi residui del patrimonio del nostro compianto padre, erano arrivati nell’assolata casa di collina di mio fratello Nick, a Los Angeles, nell’autunno del 1994. Stranamente, provenivano dalla Germania. Nostro padre, Bernard Goodman, era morto a Venezia alcuni mesi prima — il giorno dopo il suo ottantesimo compleanno — mentre nuotava nel mare Adriatico. La sera precedente aveva gustato una cena squisita all’Harry’s Bar. Cipriani, il proprietario, gli aveva offerto una bottiglia di grappa della casa. Rinomato atleta ai tempi dell’università, mio padre era sempre rimasto fisicamente attivo — non fu il suo corpo che la vita spezzò — e, nonostante l’età, era un abile nuotatore. Secondo le autorità, ebbe un colpo apoplettico o un attacco di cuore e perse coscienza in acqua. Quando Eva, la sua compagna già da anni, gridò e agitò le braccia dalla riva, i bagnini si tuffarono in mare e lo trascinarono fuori, ma era troppo tardi. Fu dichiarato morto per annegamento.
La sua scomparsa fu inattesa e piuttosto insolita: non sono molti gli uomini di ottant’anni che perdono la vita in mare. Forse, però, fu una fine appropriata. Anche la sua esistenza era stata insolita e piena di circostanze impreviste.