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Poco sindacale

foto autore

foto autoredi Michela Murgia

Lo confesso proprio qui, come un punto di partenza: sono stata una lavoratrice precaria troppo a lungo per aver maturato con il sindacato un rapporto di reale fiducia. Gli organi tradizionali di rappresentanza non avevano cittadinanza nelle terre del lavoro invisibile dove camminavamo io e i miei colleghi: erano inesistenti laddove si perpetravano le vessazioni e ci apparivano troppo rigidi nelle strutture e nei metodi per potersi adattare al nostro pericolante equilibrio contrattuale. Noi, che stentavamo persino a confessarci l’un l’altro quanto quel modo di lavorare ci precarizzasse le scelte e i sogni, non avremmo mai concepito per noi stessi una rappresentanza sindacale: sarebbe equivalso a dire che qualcosa non andava, e la negazione del dissenso era parte non scritta del nostro contratto.

foto autore

Gli scrittori la lingua la fanno

foto autoredi Michela Murgia

Chi sta seguendo su La Nuova Sardegna il dibattito sulla vexata quaestio della letteratura sarda e delle sue lingue ricorderà che avevo già condiviso un articolo di Marcello Fois uscito un paio di settimane fa proprio in quelle pagine. Non avevo aggiunto niente di più o di diverso non solo perché consideravo già ampiamente dirimenti i suoi argomenti, ma anche per quella santa forma di rispetto per il mio tempo che mi induce a non sperperarlo dove non mi pare di vedere gli estremi per assistere a un cambiamento, quale che sia.

De Roma, uno scrittore pericoloso

di Michela Murgia

Alessandro De Roma è pericoloso nel modo subdolo in cui spesso lo sono i narratori di razza. Però è un uomo sincero, non ha mai finto di essere diverso, e infatti è dal primo libro che io dichiaratamente lo temo.
Ogni volta che esce un suo romanzo mi accosto in libreria con cautela, perché la sua scrittura ha il potere delle verità taciute, la forza di metterti davanti a quello che di te intorbidisce l’aria, l’acqua e il cuore. Non importa che questo scrittore abbia gli occhi limpidi e la faccia simpatica, con l’accento dolce del Guilcer a modulargli le parole tra i sorrisi. Quando scrive viene comunque fuori l’animo chirurgico dell’entomologo sulla mosca, lo scienziato che crocifigge il mondo al suo vetrino con la determinazione di chi cerca la sezione del suo stesso DNA.

Tanto di Campiello

di Michela Murgia

E ci siamo.
Il Campiello è a centro tavola e io non mi sono ancora stancata di dire grazie a tutti quelli che chiamano, scrivono, bussano alla porta, commentano su facebook e mi fanno arrivare la loro gioia e soddisfazione tramite amici e conoscenti.
Grazie, davvero.

Grazie agli amici che mi hanno salutato all’aeroporto di Venezia con i fiori e quelli che mi hanno accolto all’aeroporto di Elmas con le vuvuzelas, il lancio di gueffus e i cartelli di benvenuto come fossi la nazionale al ritorno da una trasferta vittoriosa: le uniche lacrime di questo Campiello le ho versate con voi. Grazie alle persone che lavorano nel supermercato dietro casa, che stamattina alle otto e mezza quando sono entrata a comprare il latte sono scoppiate in un’ovazione di saluto. Grazie al mio paese intero, che ha salutato questa premiazione come un fatto comune, come sempre, come tutto.

L’angolo di Layla

copertina

Il periodo è florido.
Non capita così spesso di leggere di fila libri che ci sorprendono e soprattutto che una volta finiti ci mancano. Eppure questo momento d’oro mi è capitato…non posso far altro che condividerlo.

Signore, quando entrerete in libreria, gironzolando senza scopo, toccando le copertine qui e là, cercando di orientarvi tra la miriade di fascette del tipo “sensazionale” “indimenticabile” “avrei voluto scriverlo io” e chi più ne ha più ne metta…dirigetevi senza timore al settore dei classici afferrate Persuasione di Jane Austen e non mollatelo fino a quando non sarà posizionato sul vostro comodino.