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Due di noi

due di noi foto di ©marinaandruccioli

“Due di noi” è un romanzo di formazione che parla ai più giovani rivolgendosi a noi adulti. Uno sguardo consapevole di ricordare alle generazioni, attraverso il filtro del ricordo e della nostalgia, i tratti delle vite di ognuno. Delle nostre da adulti e della giovinezza lasciata andare con la crescita. Un libro da leggere per tutti, dunque, ma che costituisce una lettura ancor più intensa per chi, in quegli anni ’90 in cui è ambientata la storia, ha vissuto la propria. Parola di Marina Andruccioli.

©marina andruccioli la luce

Siamo fatti di luce

Non c’è un rimedio uguale per tutti. Non c’è un metodo che ci sfili dalle incertezze e ci dia risposte immediate ai problemi. Vale per i piccoli inconvenienti quotidiani e per la grandi tragedie collettive: come è stato il Covid, per esempio.
Marina Andruccioli, parla del suo modo di vedere le difficoltà e porre piccoli rimedi. La scusa, ancora una volta è quella di un libro: quello di Michelle Obama.

Finchè il caffè è caldo

“A Tokyo esiste un posto, una caffetteria, dove puoi andare indietro nel tempo e rivivere una situazione del passato solo fino a quando il caffè contenuto nella tazzina sul tavolo al quale sei seduto rimane caldo.
Se si fredda, non puoi più tornare indietro e rimani imprigionato nel passato”
Cosa vorremmo poter aggiustare se potessimo tornare indietro?
Marina Andruccioli abbozza un’ipotesi mentre raccolta il libro
di Toshikazu Kawaguchi, oggetto della sua recensione.

Ancora sul sogno americano. Imbolo Mbue

Ho scelto Siamo noi i sognatori perché… non avevo intenzione di scriverne ma, come è poi successo, si è rivelata una lettura trascinante piena di speranze e anche di… sogni.
Il pregiudizio di scartare determinati libri passa per alcune determinanti del singolo lettore. Nel mio caso, dalla uniformità delle copertine della Garzanti. Spiace dirlo, ma sono tutte assolutamente uguali e questo, secondo me, oltre dimostrare una certa scarsità di ingegno degli editor, finiscono con il far credere che le storie sìano tutte uguali. Dal fortunato libro della Sanchez, Il profumo delle foglie di limone uscito anni fa, l’Editore non ha cambiato più la grafica a tal punto che si potrebbero cambiare le copertine ai libri senza che quasi alcun lettore possa accorgersi di leggere un libro al posto di un altro.  Più che la copertina, dunque, mi ha colpito la fascetta nientepopodimeno che di Jonathan Franzen che consiglia il libro come una lettura… stratosferica!
E se lo dice Franzen…

La libertà di parola, un bene inalienabile dell’uomo.

Il 29 ottobre 1969, fu inviato il primo messaggio da un computer dell’Università della California a Los Angeles all’istituto di ricerca dell’Università di Stanford distante alcune centinaia di chilometri; non era ancora quello che oggi chiamiamo comunemente email, ma il dado era stato tratto. Nel dicembre successivo, a soli due mesi da quell’invio, la prima rete di soli quattro computer collegati tra loro anticipò ciò che sarebbe diventato Internet. Lo sviluppo, però, fu lento; ad agosto del 1981 c’erano solo 213 pc collegati in rete e solo per scambio dati. Bisognerà aspettare altri dieci anni per il primo sito web.

Morire per l’istruzione

I dieci taliban sospettati di aver cercato di uccidere l’attivista pachistana Malala Yousafzai sono stati arrestati. Lo conferma l’esercito pachistano. L’arresto fa parte dell’offensiva delle forze governative contro i militanti islamisti del Ttp e altri gruppi estremisti locali. Malala Yousafzai è stata attaccata dai taliban per la sua campagna a favore dell’istruzione delle bambine in Pakistan.

Chi ben comincia…

Vi segnaliamo cinque nuovi libri non ancora premiati dalle classifiche ma che ci piacerebbe vedere in elenco, con cui ben iniziare l’anno.

 

1. Tempo di imparare di Valeria Parrella (Einaudi, 17,00 euro)

«Sulla superficie del tuo viso c’era l’impercettibile felicità che io ho potuto cogliere. Dentro, nella profondità, lo sai solo tu cosa c’è. E questo è il nostro confine». Fuori/dentro è il confine che c’è sempre tra madre e figlio. Ma quel confine è ancora più potente se il figlio ha un handicap, se da quando è nato Arturo, che con zaino e matite appuntite affronta la prima elementare, sua madre passa da una Asl all’altra – in luoghi che hanno vetri tenuti dallo scotch, logorati dal dolore prima che dall’usura – a richiedere quello che la riga “asfissia alla nascita” della cartella clinica la costringe a chiedere. Il nuovo romanzo di Valeria Parrella continua da dove si è interrotto Lo spazio bianco. Quella era la storia di un figlio nato prematuro.