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Legge sul libro. L’intervento di Michela Murgia

michela murgia

Ho chiesto a Michela Murgia di intervenire sull’articolo pubblicato qualche giorno fa sul tema della nuova legge sul libro e dell’interesse suscitato. Grazie all’Autrice.

Caro Michele,
la ringrazio della segnalazione. Ho letto l’articolo che ha scritto con molta attenzione.
Mi trova d’accordo sul fatto che i libri siano troppo cari e non credo affatto che la procedura che porta un libro a costare 19 euro sia determinata dai costi reali di produzione. Ma non bisogna negarci che uno dei fattori per cui le case editrici – soprattutto le piccole e medie – hanno alzato i prezzi oltremodo è stata la necessità di dover reggere le forbici di sconto che la grande distribuzione, l’on line e le catene chiedevano di poter offrire ai loro clienti. Il fatto che alle grandi catene sia stato sinora permesso di esercitare i vantaggi dell’economia di scala con totale spregiudicatezza ha fatto sì che le case editrici scaricassero il recupero dei margini sui lettori, alzando il prezzo di copertina in vista dei numeri garantiti dalla vendita di massa. Per questo le chiedo se siamo certi che l’unica risposta opponibile al caro prezzi del libro sia lo sconto selvaggio, o se invece la possibilità di svendere sempre non sia uno dei fattori che ha contribuito a far lievitare esponenzialmente il costo dei libri.

Perchè la legge sul libro non salverà i librai (e gli editori) indipendenti

È € 18,99 -17,99- 19,99 il prezzo migliore? Lo chiedo perché il prezzo al pubblico di titoli di punta degli editori sembra essere in aumento, e i librai tutti nessuno escluso stanno cominciando a sentirne il costo.

Alcuni osservatori ritengono che le edizioni Trade (per capirci: le prime edizioni rilegate) stanno perdendo acquirenti. Ecco alcuni esempi di titoli recenti o poco tali, la cui media del prezzo copertina è ora di 3,00 euro circa superiore di quanto non fosse cinque anni fa.

Mille firme contro la legge sul libro Amazon rilancia: un mese di sconti

Mille firme in cinque giorni e un mese di supersconti. Doppio appuntamento, oggi, per il fronte contrario alla «legge Levi», che disciplina il prezzo del libro, fissando tetti per gli sconti di librai (non oltre il 15 per cento sul prezzo di copertina) ed editori (non oltre il 25 per le promozioni). Amazon, a Milano, con una conferenza stampa, annuncerà oggi come reagirà a una legge che colpisce i suoi grandi sconti – anche – sui libri. Da Parigi, dove ha sede il suo ufficio, è arrivato il country manager di Amazon.it, Martin Angioni.

Libri in vendita: limite agli sconti e alla libertà

Molti commentatori auspicano un governo di unità nazionale, o “tecnico”, per far uscire il paese dalle secche della crisi. Presi dall’esasperazione per la miserabile farsa offerta dalla classe politica (ultima, l’incredibile, dannosa approvazione al Senato della legge sul “processo lungo”), è comprensibile che ci si eserciti su tale ipotesi: forse tutti insieme i politici riusciranno a fare quello che, per motivi di lotta politica e di pressioni lobbistiche, a maggioranza non riescono a fare.

Meglio allora unirsi e, in puro spirito bipartisan, procedere a scelte dolorose per entrambi gli elettorati. Almeno così dice la teoria. Perché in pratica quando lo spirito d’intesa aleggia nelle aule parlamentari produce leggi che si piegano a microscopici gruppi di interesse svantaggiando l’interesse generale, l’economia, i consumatori.

La mancata innovazione non deve pagarla il lettore

Mercoledì scorso il Senato ha approvato quasi all’unanimità – unici astenuti i senatori radicali – un disegno di legge sulla “Nuova disciplina del prezzo dei libri” promosso da Riccardo Levi, senatore del PD. La legge stabilisce che non si possano applicare ai libri sconti superiori al 15 per cento del loro prezzo. Soltanto in occasioni di speciali “campagne promozionali”, da effettuarsi per un periodo non superiore a un mese e comunque mai a dicembre, gli sconti possono arrivare al 20 per cento: ma in quelle occasioni, se vogliono, i librai possono sottrarsi all’applicazione degli sconti. I libri venduti “per corrispondenza”, cioè su Internet, non possono essere scontati per più del 20 per cento. La legge arriverà alla Camera nelle prossime settimane, dove anche quest’ultimo tetto dovrebbe essere portato al 15 per cento.

Il sogno dei dittatori

La scuola ha appena suonato l’ultima campanella prima delle vacanze estive, ma non è un trillo di gioia: la riforma Gelmini le ha lasciato ferite aperte in tutto il territorio italiano. Anche se molti già pensano al mare e il governo Berlusconi è preoccupato di come fare a sopravvivere alle ultime batoste referendarie, sarebbe un errore permettersi di dimenticare cosa è accaduto e ancora sta accadendo in molti piccoli istituti scolastici locali grazie ai tagli governativi voluti da Giulio Tremonti per la scuola.

Stato di clandestinità

C’è qualcosa nell’aggettivo “clandestino” che irrita il mio concetto di civiltà. Quando la clandestinità si riferisce a persone, abbiamo tutti tristemente chiaro che cosa significhi: cittadinanze di pochi, diritti solo per alcuni e nascondimento e persecuzione per tutti gli altri. Ma non siamo abituati ad associare la condizione di clandestinità all’informazione, anche perché nei paesi civili non esiste l’informazione clandestina: dove c’è la democrazia tutta la stampa è legittima e circola liberamente. Anche la Costituzione italiana suggerisce il medesimo concetto nell’articolo 21, quando sancisce che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Non si comprende come in base a quel principio possa ancora esistere nel nostro ordinamento giuridico l’assurdo reato di “stampa clandestina”, risalente al 1948, che sottende invece l’idea che esistano esercizi d’informazione legittimi e altri che invece non lo sono.

Mea Culpa. Aatish Taseer aveva ragione

Nell’articolo dedicato al libro “Straniero alla mia storia” di Aatish Tasser, avevo criticato alcuni punti di vista dell’autore circa il regime siriano. Dissi: “L’arrabbiato e poco riflessivo islamismo che incontra in Siria è solo un aspetto della vita multiculturale del paese, e in nessun caso il solo aspetto della vita sociale e culturale di quel paese. Egli sembra presentare un quadro unidimensionale delle sue terre di transito, a volte al limite del paranoico. E’ spesso “ricarburato” da ciò che sente, e salta a peggiori conclusioni. Ma che i siriani, gente che sa certamente come evitare i tabù politici, possa parlare di politica solo al chiuso della privacy di un automobile, sembra una forzatura anche per me e lontano dalla verità”.

A leggere le cronache di queste settimane devo dare atto all’Autore di aver anticipato di molto tempo quello che sta accadendo al popolo siriano e alle devastazioni e crudeltà opposte dal regime del presidente Bashar al Assad.