Ho chiesto a Michela Murgia di intervenire sull’articolo pubblicato qualche giorno fa sul tema della nuova legge sul libro e dell’interesse suscitato. Grazie all’Autrice.
Caro Michele,
la ringrazio della segnalazione. Ho letto l’articolo che ha scritto con molta attenzione.
Mi trova d’accordo sul fatto che i libri siano troppo cari e non credo affatto che la procedura che porta un libro a costare 19 euro sia determinata dai costi reali di produzione. Ma non bisogna negarci che uno dei fattori per cui le case editrici – soprattutto le piccole e medie – hanno alzato i prezzi oltremodo è stata la necessità di dover reggere le forbici di sconto che la grande distribuzione, l’on line e le catene chiedevano di poter offrire ai loro clienti. Il fatto che alle grandi catene sia stato sinora permesso di esercitare i vantaggi dell’economia di scala con totale spregiudicatezza ha fatto sì che le case editrici scaricassero il recupero dei margini sui lettori, alzando il prezzo di copertina in vista dei numeri garantiti dalla vendita di massa. Per questo le chiedo se siamo certi che l’unica risposta opponibile al caro prezzi del libro sia lo sconto selvaggio, o se invece la possibilità di svendere sempre non sia uno dei fattori che ha contribuito a far lievitare esponenzialmente il costo dei libri.


La scuola ha appena suonato l’ultima campanella prima delle vacanze estive, ma non è un trillo di gioia: la riforma Gelmini le ha lasciato ferite aperte in tutto il territorio italiano. Anche se molti già pensano al mare e il governo Berlusconi è preoccupato di come fare a sopravvivere alle ultime batoste referendarie, sarebbe un errore permettersi di dimenticare cosa è accaduto e ancora sta accadendo in molti piccoli istituti scolastici locali grazie ai tagli governativi voluti da Giulio Tremonti per la scuola.
Nell’articolo dedicato al libro “