C’è un nuovo libro nel panorama editoriale italiano che di questi tempi assume un significato importante poiché volge lo sguardo all’esigenza di una vera classe dirigente capace di assicurare il buongoverno. La fragilità del fenomeno necessitava di una analisi per indicarne le cause e gli opportuni rimedi.
Il libro in questione, agile e snello, è “l’Eclissi della Borghesia” di Giuseppe De Rita e Antonio Galdo. Per comprendere il nucleo essenziale dell’opera occorre avere chiara anzitutto la terminologia sulla quale si sono basati gli autori. Borghesia, quella di èlite illuminata e illuminante, da non confondere con l’aspirante e “petulante” ceto medio.
Una borghesia addormentata, in caduta libera, smarrita, in cerca di autore o di una nuova “personalità”. “Ogni ambizione priva di talento è nient’altro che un crimine” per dirla con Chateaubriand.
Questo smarrimento ha prodotto un “discount” della classe di Governo, quasi una “terza classe” di un Titanic senza timonieri o con timonieri che non conoscono più la cabina di comando spingendo tasti a caso nella speranza di trovare quello giusto.