Mostra: 1 - 9 di 15 RISULTATI

La democrazia di Joe Biden

La vittoria di Joe Biden alla corsa per la Casa Bianca rappresenta il trionfo massimo della democrazia nei confronti delle sue degenerazioni tanto temute e studiate nell’ultimo decennio o, al contrario, è il segno più evidente di tali cambiamenti, ormai sempre più reali e tangibili? La risposta più naturale pare essere la prima, la degenerazione populista, estremista, trumpista come ormai è uso comune definire, è stata sconfitta. L’errore è stato corretto, la storia insegna che gli sbagli non vanno mai ripetuti e l’uomo osserva sempre in silenzio tutto ciò che il tempo rivela. Dal 1993 ad oggi tutti gli ospiti della Casa Bianca hanno dovuto terminare il loro soggiorno solo per l’impossibilità di candidarsi nuovamente per un terzo mandato, l’ultimo presidente costretto a lasciare l’incarico dopo i primi 4 anni è stato Bush padre, insomma un messaggio forte e chiaro per Donald.

Gore Vidal e i panni sporchi di famiglia (lavati in pubblico)

Il talento letterario di Gore Vidal è stato pari alla sua intransigenza e rigore intellettuale. Non ha mai avuto timore di puntare il dito verso le amministrazioni che si sono succedute alla Casa Bianca. Provò anch’egli con la carriera politica e, in effetti, fu aiutato allo scopo dalla sua famiglia sostenendo le spese della sua candidatura per un paio di volte (una per ogni camera) perdendo, però, la sfida in entrambe. Negli ultimi vent’anni negli stati Uniti la politica si è molto radicalizzata da un lato e dall’altra delle due rappresentanze politiche (dice niente?); Vidal è stato un partigiano dei democratici.

Yes, We did it!

Il presidente Obama ha detto addio alla Nazione martedì in un discorso assai emotivo che ha cercato di confortare un Paese in vantaggio rispetto ai cambiamenti che l’economia e la sua velocità impongono, ma che ha di fronte le persistenti minacce alla sicurezza nazionale da parte del terrorismo e, naturalmente, alle incognite dell’elezione di Trump. Con il suo discorso di commiato nella sua città natale di Chicago, Barack Obama ha meditato pubblicamente sulle nuove sfide e suggerito idee su come superarle, ha offerto ottimismo e sollecitato la volontà di fare.

Il fallimento della società multiculturale.

Da noi, a dare il segnale di dismissione della civiltà solidale, è stata la legge Bossi Fini, il cui reato di immigrazione clandestina si estende anche ai pescatori che aiutano le barche in difficoltà, ragione, questa, che mette in condizione gli uomini imbarcati di lasciare al loro destino i disperati del Mediterraneo a bordo delle loro carrette galleggianti e di guardare dall’altra parte in caso di avvistamento. Una vergogna. Per fortuna, il buon senso dei pescatori, che nella maggior parte dei casi se ne strafregano della iniquità di questa legge, ha consentito di salvare molte vite. La stessa cosa succede allo sfortunato protagonista del nuovo libro di Tom Wolfe. Lui è un poliziotto di origine cubana che, con un gesto eroico, salva la vita ad un clandestino mentre è in fuga da Fidel Castro.

philiproth elabora by ©mg

Philip Roth non finisce mai. La nostra gang.

Penso che Roth si fosse semplicemente inc…zato di brutto. A tal punto, che si sedette alla scrivania e scrisse di getto Our Gang.
Siamo nel 71 e l’America non se la passa benissimo. La guerra in Vietnam rispetto le bonarie e sbrigative dichiarazioni che la davano breve, poco costosa e solo con qualche danno collaterale, si era già trasformata nella tragedia che quelli della mia generazione conoscono bene.>>

Gore Vidal. Un intellettuale scomodo da vivo, discusso da morto

Il talento letterario di Gore Vidal è stato pari alla sua intransigenza e rigore intellettuale. Non ha mai avuto timore di puntare il dito verso le amministrazioni che si sono succedute alla Casa Bianca. Provò anch’egli con la carriera politica e, in effetti, fu aiutato allo scopo dalla sua famiglia che sostenne le spese per la sua candidatura per un paio di volte (una per ogni camera) perdendo, però, la sfida in entrambe.
Negli ultimi vent’anni negli stati Uniti la politica si è molto radicalizzata da un lato e dall’altra delle due rappresentanze politiche facendole diventare due barricate(dice niente?): Vidal è stato un partigiano dei democratici.>>

Se l’e-book impoverisce l’autore

Dostoevskij scriveva in mutande perché aveva impegnato i pantaloni al Monte di Pietà, ma lui, appunto, era Dostoevskij, e la storia è vera. Oggi i romanzieri – quanto a tenore di vita e condizioni di scrittura – sono abituati meglio. Soprattutto gli americani, che da bravi professionisti campano di royalties (mica di stile e filosofia). Notizia: anche loro saranno costretti a tirare – un po’’ – la cinghia. Da un articolo di Jeffrey Trachtenberg sul Wall Street Journal, infatti, apprendo che l’’arrivo degli e-book sta cambiando, e in peggio, le cifre che gli editori anticipano ai propri autori. Trachtenberg racconta la storia dell’’agente letterario Sarah Yake e dei suoi inutili tentativi di piazzare a importanti editori newyorkesi il romanzo Sleight di Kirsten Kaschock, che reputava molto buono. Alla fine, autrice e agente si sono ritrovati a valutare tristemente un’’anticipo di soli 3500 dollari offerto dalla Coffee House Press di Minneapolis. «Una piccola, piccolissima “frazione” – scrive Trachtenberg – del tipico anticipo pagato da una grossa casa editrice».

Se il bunga bunga è americano

fotoLei lo chiamò sempre ‘Mr President’, malgrado fosse l’uomo con cui aveva perso la verginità. Lui si rifiutò sempre di baciarla sulla bocca, anche quando facevano l’amore. Uscito l’8 febbraio, ma solo nelle librerie statunitensi, il libro di memorie di Mimi Alford, ex amante di John Fitzgerald Kennedy ai tempi in cui era una stagista 19enne alla Casa Bianca. “Once upon a secret: my affair with president John F. Kennedy and its aftermath” (C’era una volta un segreto: la mia relazione con John F. Kennedy e le sue conseguenze), di cui il New York Post ha pubblicato alcune anticipazioni, è un libro pieno di particolari piccanti ma anche di dettagli inediti sulla vita privata di Kennedy e sui momenti più difficili della sua presidenza.

I diritti della gente. L’erosione delle libertà in Usa in nome della sicurezza

E’ un pò che ho lasciato da parte quello che accade nella società americana distratto da molte altre cose, l’occasione di recupero mi è stata data dall’arrivo sulla scrivania di questo saggio dove, con pazienza e bravura, David Shipler, ha documentato il ​​crollo della libertà americana nel suo libro: “The Right of the People, How our search of safety invades our liberties” (I diritti del popolo: come la (“loro”) ricerca di sicurezza ha invaso la (“loro”) libertà” (Knopf, 400 pp,).
Non che gli americani sembrano preoccuparsi più di tanto. Due i timori diffusi – la criminalità e il terrorismo –  li hanno portati volentieri (se i voti congressuali sono un indicatore) a rinunciare alla libertà tutelata dalla Carta dei Diritti, dice. A Washington DC, Shipler accompagna una pattuglia della polizia in servizio alla ricerca di armi illegali con la risultante di mostrare come il come sottoproletariato nero della città, ha perso la sua protezione dal Quarto Emendamento da perquisizioni e sequestri di persona veri e propri, del tutto immotivati.