Podcast. Storia di un amore: Nina Simone

nina simone
   Tempo di lettura: 6 minuti

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Non voglio tediarvi con questioni sentimentali e personali, ma la scelta di Nina Simone, questo mese e questa settimana in particolare, hanno a che fare con il mio due di coppia. Ogni essere vivente che abbia qualcuno da amare ha una canzone del cuore: la nostra è “My Baby just Cares for Me” E ho detto tutto.

Nonostante la povertà in una famiglia numerosa, i primi ricordi familiari di Nina sono piacevoli e legati al cibo e alla musica. In uno degli articoli che ho letto per scrivere questo articolo dice: “Il mio primo ricordo, Ë di mia madre che canta. Quand’era in casa cantava sempre con una voce alta, squillante. Erano le canzoni degli incontri della chiesa Metodista e divennero la colonna sonora della mia infanzia. “I’ll fly Away” e “If You Pray Right” oppure “Heaven Belongs to Me. Mentre cucinava mi faceve sedere sul piano di lavoro e mi dava un barattolo vuoto per dare la forma ai biscotti nell’impasto. E intanto cantava.”

Nina comincia a suonare il piano il piano prestissimo, anche perchÈ la musica in famiglia Ë parte della vita di tutti i giorni: suo padre suona la chitarra e l’armonica e dirige un coro in chiesa, sua madre suona il piano e canta, i fratelli e le sorelle sono pi˘ o meno tutti impegnati in cori di gospel o blues.La musica sacra che le insegna il ritmo, un elemento essenziale che segnerà la sua carriera.

Durante gli anni sessanta prende parte ai movimenti per diritti civili e più tardi a quelli che inneggiano al potere nero. Il Village di New York Ë la “jazz scene” del momento. L’atmosfera culturale ed i suoi protagonisti, Ë cosÏ brevemente descritta: “C’era il jazz, con tipi come John Coltrane, Art Pepper, George Adams e molti altri che bazzicavano là, cercando da divertirsi e un posto dove suonare, che poteva essere un club se erano pagati, o qualche casa, se volevano solo suonare. Attorno a loro, gravitando intorno alla musica, c’erano gli scrittori, i poeti e i pittori, persone importanti che sarebbero diventati miei amici. Langston Hughes, Jimmy Baldwin, Leroi Jones – era conosciuto con il nome di Amiri Baraka allora – Lorraine Hansberry, Godfrey Cambridge, Dick Gregory…” Quanto alcool, mamma mia…

I dissidi con le case discografiche, il razzismo imperante e i problemi con il fisco, inducono Nina Simone a lasciare l’America. Prima soggiorna alle Barbados, poi si trasferir‡ in Liberia “Mother Africa”, anche in seguito ai consigli della sua amica collega Miriam Makeba: ha conosciuto la grande cantante africana nel ’62, dopo un concerto negli States.Dopo due anni anche il soggiorno africano si interrompe per un nuovo spostamento. Il motivo ufficiale Ë una istruzione adeguata per la figlia Lisa. Decide di trasferirsi con lei in Svizzera, per iscriverla ad un collegio. Nonostante la calda accoglienza dei fans europei che la riconoscono per strada, una profonda solitudine e nostalgia per l’Africa, l’assalgono.

La Francia diventa il paese di adozione di Nina Simone, dopo una vita intensa ed irrequieta come la sua. L’ultimo periodo lo trascorre nella sua casa A Carry-sur-le-Rouet vicino a Marsiglia, dove si spegne all’età di 70 anni, il 21 aprile del 2003. Due anni dopo averla vista dal vivo al Petruzzelli di Bari. Sono passati vent’anni. Allora come oggi “My babe just care for me” è la canzone del cuore; ve la dedico. Buon Ascolto



I libri

Nina Simone. Una vita, di David Brun-Lambert.

I suo vero nome era Eunice Waymon, ma nell’America segregazionista degli anni trenta per affermarsi dovette ribattezzarsi Nina (come bambina in spagnolo) Simone (come l’ammirata Simone Signoret). Avrebbe voluto entrare al conservatorio e diventare la prima concertista di musica classica nera, ma proprio il colore della sua pelle glielo impedì. Divenne quindi cantante jazz per caso.
Ma, pianista prodigiosa e voce potente qual era, conobbe un successo folgorante, grazie anche alle grandi capacità sceniche. Nella sua ben documentata biografia di Nina Simone, David Brun-Lambert si sofferma tanto sulla figura pubblica della straordinaria musicista e dell’impegnata militante politica, quanto su quella privata della donna vulnerabile, che andò incontro a delusioni e sconfitte, e conobbe la solitudine, soprattutto negli ultimi anni di vita.
Attingendo tra l’altro all’autobiografia di Nina Simone e alle testimonianze di figure a lei vicine (manager, musicisti, amici intimi, avvocati, oltre ad artisti come Charles Aznavour o Toni Morrison), ma anche alle parole di persone meno celebri che l’hanno conosciuta e hanno lavorato con lei, l’autore offre un ritratto a tutto tondo del suo personaggio, al di là dei cliché.
La componente artistica e musicale riveste una grande importanza nel libro, ma non mancano anche notazioni sulla militanza politica, a fianco del Movimento per i diritti civili dei neri a partire dagli anni cinquanta e sessanta. Il libro è, udite udite, in commercio ed è pubblicato da Feltrinelli.

per BookAvenue, Francy Schirone

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