
Numeri, parole, fatti, libri, voci, diritti. Ibby Italia per la biblioteca che verrà.
Una settimana in compagnia di libri per ragazzi, storie, visioni di futuro:
dal 15 al 22 novembre isole di Lampedusa e Linosa.
“Noi sappiamo che non bastano una stanza e dei libri per fare una vera biblioteca, come non bastano il cibo e una casa per far crescere serenamente un bambino. Servono impegno passione per la letteratura e la libertà di pensiero e formazione … ” Attivista Ibby durante il primo Camp a Lampedusa … [ segue ]

 con questo articolo, Silvia Belcastro inizia la sua collaborazione con BookAvenue. Da tutti noi benvenuta a bordo!
con questo articolo, Silvia Belcastro inizia la sua collaborazione con BookAvenue. Da tutti noi benvenuta a bordo!  Passeggiare per Venezia leggendo “Le città invisibili” insieme ad altri amanti della letteratura. Quello che è stato il sogno di tanti, visti i ripetuti rimandi alla città lagunare nel testo, si concretizzerà domenica grazie alla “Lettura collettiva itinerante ‘Le città invisibili’: Calvino e la twitteratura”. Per l’evento – ideato dalla giornalista Maristella Tagliaferro e organizzato con Cristina Maselli e gli altri “#architetti del Triveneto” – arriveranno a Dorsoduro lettrici e lettori da tutta Italia. Molti altri parteciperanno online twittando l’hashtag #invisibili/VE e ascoltando Radio Ca’ Foscari.
Passeggiare per Venezia leggendo “Le città invisibili” insieme ad altri amanti della letteratura. Quello che è stato il sogno di tanti, visti i ripetuti rimandi alla città lagunare nel testo, si concretizzerà domenica grazie alla “Lettura collettiva itinerante ‘Le città invisibili’: Calvino e la twitteratura”. Per l’evento – ideato dalla giornalista Maristella Tagliaferro e organizzato con Cristina Maselli e gli altri “#architetti del Triveneto” – arriveranno a Dorsoduro lettrici e lettori da tutta Italia. Molti altri parteciperanno online twittando l’hashtag #invisibili/VE e ascoltando Radio Ca’ Foscari.  Un ricordo del grande Álvaro Mutis, classe 1923; un poeta prestato alla narrativa.
Un ricordo del grande Álvaro Mutis, classe 1923; un poeta prestato alla narrativa. 
 Mentre ascoltavo Joe Simon e Cheryl Lynn (Got to be real) mi si accesa la lampadina sul tema di giro rinunciando, per il momento, alla “terza parte” della serie iniziata con Sam Cooke e Otis Redding, prossimamente su queste pagine e resistendo alle forzature dell’uomo di casa a scrivere dell’ultimo fantastico libro di Murakami sui suoi dischi e i suoi interpreti più cari e la cui idea, manco farlo apposta, somiglia moltissimo a questa rubrica. Più avanti, prometto, dirò di quanto ho amato il suo libro e di come, ce lo siamo quasi strappato di mano per chi dovesse leggerlo prima.
Mentre ascoltavo Joe Simon e Cheryl Lynn (Got to be real) mi si accesa la lampadina sul tema di giro rinunciando, per il momento, alla “terza parte” della serie iniziata con Sam Cooke e Otis Redding, prossimamente su queste pagine e resistendo alle forzature dell’uomo di casa a scrivere dell’ultimo fantastico libro di Murakami sui suoi dischi e i suoi interpreti più cari e la cui idea, manco farlo apposta, somiglia moltissimo a questa rubrica. Più avanti, prometto, dirò di quanto ho amato il suo libro e di come, ce lo siamo quasi strappato di mano per chi dovesse leggerlo prima.
 E’ stato in quel preciso momento che qualcosa dentro di me si è rotto.  Aveva detto, l’avevo sentito bene:”Uno (io) più deficiente dell’altra  (la mia mamma vera)”? Ecco, mi possono anche insultare di brutto, ma  quando toccano la mia mamma io non ci vedo più e non ce n’è più per  nessuno. Mi sono voltato di scatto, ho guardato maestra Adele negli  occhi e mi è venuto di dirle, così senza pensarci su: “Tu non ci sei  più. Non esisti più. SEI SPARITA.Tu, tutte le maestre e tutte le  professoresse del mondo” e le ho fatto una magia che l’ha fatta sparire  davvero. E improvvisamente mi sono sentito molto, ma molto sollevato.
E’ stato in quel preciso momento che qualcosa dentro di me si è rotto.  Aveva detto, l’avevo sentito bene:”Uno (io) più deficiente dell’altra  (la mia mamma vera)”? Ecco, mi possono anche insultare di brutto, ma  quando toccano la mia mamma io non ci vedo più e non ce n’è più per  nessuno. Mi sono voltato di scatto, ho guardato maestra Adele negli  occhi e mi è venuto di dirle, così senza pensarci su: “Tu non ci sei  più. Non esisti più. SEI SPARITA.Tu, tutte le maestre e tutte le  professoresse del mondo” e le ho fatto una magia che l’ha fatta sparire  davvero. E improvvisamente mi sono sentito molto, ma molto sollevato.
 a Polonia dei secolo XIX il nome Maria era  strettamente legato, almeno quanto la religione cattolica, alla causa  nazionale. Gli uomini dell’antica cavalleria polacca, che a giudicare  dal piumaggio che ne ornava le uniformi, parevano doversi librare in  volo da un momento all’altro, portavano sulla corazza un medaglione con  l’effigie della Vergine. Si diceva inoltre che Maria in persona, la  Vergine Nera di Czestochowa, fosse intervenuta in soccorso della Polonia  nel 1655, respingendo gli invasori svedesi: apparve sulla cima dei  bastioni, incarnazione dell’icona dal volto nero a cui veniva tributata  tanta venerazione, «avvolta in un manto rilucente ( … ) caricando il  cannone e respingendo i proiettili nella direzione da cui provenivano».  Così, sebbene Wladystaw Sidodowski non fosse credente, fu del tutto  naturale per lui e per la moglie Bronistawa, donna dalla quieta  religiosità, scegliere il nome Maria Salomea per la loro quinta e ultima  figlia. Per gli Sklodowski, entrambi zelanti patrioti, Maria non era  semplicemente la Santa Vergine ma, come osservava lo stesso Wladystaw,  ella era «la patrona ( … ) della nostra terra»…
a Polonia dei secolo XIX il nome Maria era  strettamente legato, almeno quanto la religione cattolica, alla causa  nazionale. Gli uomini dell’antica cavalleria polacca, che a giudicare  dal piumaggio che ne ornava le uniformi, parevano doversi librare in  volo da un momento all’altro, portavano sulla corazza un medaglione con  l’effigie della Vergine. Si diceva inoltre che Maria in persona, la  Vergine Nera di Czestochowa, fosse intervenuta in soccorso della Polonia  nel 1655, respingendo gli invasori svedesi: apparve sulla cima dei  bastioni, incarnazione dell’icona dal volto nero a cui veniva tributata  tanta venerazione, «avvolta in un manto rilucente ( … ) caricando il  cannone e respingendo i proiettili nella direzione da cui provenivano».  Così, sebbene Wladystaw Sidodowski non fosse credente, fu del tutto  naturale per lui e per la moglie Bronistawa, donna dalla quieta  religiosità, scegliere il nome Maria Salomea per la loro quinta e ultima  figlia. Per gli Sklodowski, entrambi zelanti patrioti, Maria non era  semplicemente la Santa Vergine ma, come osservava lo stesso Wladystaw,  ella era «la patrona ( … ) della nostra terra»…


 Anche BookAvenue, non senza sorpresa, aveva riportato qualche giorno fa le
Anche BookAvenue, non senza sorpresa, aveva riportato qualche giorno fa le