Se la classe dirigente non legge

di Francesco Attanasio

Il bacino dei lettori professionali diminuisce in un quinquennio di un milione di unità. La nuova classe dirigente sembra essere composta da non-lettori e la contrazione maggiore si registra anche e paradossalmente, nei giovani in cerca di prima occupazione. Ma quale futuro aspetta un paese in cui la scuola si accanisce contro il caro-libri , ma non è in grado di spiegare ai giovani il loro valore come strumento per migliorare le chance di trovare lavoro e crescere professionalmente una volta occupati? E che fine hanno fatto le idee che fanno prosperare un paese se i dirigenti occupati non leggono o sono soliti passare il tempo a leggere solo i risultati economici delle loro performance senza nulla aggiungere a questi in termini di contributo culturale? Non vi è dubbio alcuno che se non si spiegano i numeri con un pò di visione si rischia di arretrare. Tuttavia sembra lo sport preferito del neo-managerismo imitativo del nostro Paese. Una parte delle conseguenze è sotto gli occhi di tutti.

Editori e lettori sulla strada del fraintendimento. Vol.2: dalla parte dell’editore

Chi pubblica i libri

Il mercato non cresce o cresce poco. questo è un fatto. Crescono le copie prodotte e il numero dei titoli. (per i dati si faccia riferimento al rapporto aie). I lettori calano: meno di una persona su due legge (43% dai 6 anni in su) e la metà di questi legge un solo libro l’anno. A guarda i dati c’è da farsi cadere le braccia. Tutto il mercato si regge su una sparuta pattuglia di poco più di tremilioni di individui che leggono un libro al mese. E sono quelli che chiamano forti lettori (poi ci sono pure gli altri: quelli che leggono ancora di più. Sono i marziani)

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Stephen Amidon, Il capitale umano

foto autoreIl profeta dell’America post 11 settembre
di Vittorio Macioce*

Qualche tempo fa David Foster Wallace parlava di quel gruppo di “grossi maschi bianchi”, quarantenni o giù di lì, alti almeno un metro e ottanta, quasi tutti con gli occhiali, che stanno cercando di raccontare l’America. Wallace faceva i nomi di Jonathan Franzen, Donald Antrim, Jeffrey Eugenides, Rick Moody, Richard Powers, William Vollman. Ricordava che “CivilWarLand in Bad Decline” di George Saunders è un gran bel libro. Parlava anche di A. M. Homes: “Le cose più lunghe magari non sono perfette, ma ogni due o tre pagine ti colpisce allo stomaco e ti fa piegare in due”. Ma se c’è qualcuno che ti mette davanti allo specchio e ti dice “guardati, questo sei tu” è un ex critico cinematografico e giornalista culturale. Si chiama Stephen Amidon. Uno che in Italia è riuscito a far crepare d’invidia Niccolò Ammaniti.

Editori e lettori sulla strada del fraintendimento. Vol.1: le librerie fantasma

A leggere le “cose” che avvengono intorno alla libreria, sia che si tratti del rapporto Istat che dell’analisi dell’Aie è sconsolante la constatazione della fatica che la filiera editoriale incontra nel far crescere il prorpio mercato. Dobbiamo ai bestseller, all’ubiquità dei libri in una varietà di canali, alle copertine sempre più belle e alle librerie sempre più accoglienti il fatto che aumenta il numero delle persone che leggono almeno un libro all’anno. Dobbiamo all’offerta al lettore di maggiori e più tempestive informazioni sulle novità e su una serie di servizi spesso on line, oltre i fattori sopra descritti, il fatto che i forti lettori aumentino un poco.

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Andrea Vitali, Almeno il cappello

copertinaLa fanfara di Bellano è nei guai. Evelindo Gavazzi – cui è affidato il delicato compito di suonare il bombardino nella fanfara che sul molo accoglie i viaggiatori che sbarcano a Bellano – non fa più parte dell’organico: è bloccato in casa a suon di sberle dalla novella sposa Noemi, che non sopporta che faccia tardi e torni a casa ubriaco. Almeno il cappello racconta le avventure della banda orfana di bombardino e della sua gloriosa rinascita.

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Antonio Scurati, Il bambino che sognava la fine del mondo

copertina“Correte. Mio padre sta uccidendo mia madre”. La telefonata arriva alla stazione di polizia alle due del mattino. A farla è un bambino biondo con due grandi occhi blu che fissano il vuoto. Ma la mamma gli toglie la cornetta dalle mani: non è vero, non è accaduto niente, suo figlio urla nel sonno, si aggira per la città nel cuore della notte, suo figlio è sonnambulo. E un bambino che, notte dopo notte, sogna la fine del mondo.

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Cesarina Vighy, L’ultima estate

copertinaDa dove arriva la voce di Zeta? Apparentemente dal luogo più inabitabile e muto: la malattia, in quel punto estremo che toglie possibilità, respiro, futuro. Ma è solo apparenza: questa voce proviene dal nucleo più irriducibile e infuocato della vita. Che non tace, non cessa di guardare e amare. E anzi, comincia qualcosa: a scrivere. E fragile l’equilibrio che genera queste pagine. Per Zeta qualsiasi gesto ora è enorme, la fatica non solo fisica è in ogni momento fatale.