La ragazza che rubava le stelle – titolo originale The map of true places – , il nuovo romanzo di Brunonia Barry, è bell’esempio di come la psicologia possa indossare un bel vestito dentro un romanzo, un vestito sobrio, senza tonalità da chick-lit.
Zee è una psicoterapeuta dei giorni nostri, immersa nella realtà di un’America psicolabile post 11/09, ed è fidanzata con un collega che qualunque lettrice donna riconosce immediatamente come l’uomo che non si vorrebbe mai sposare. Ma Zee è anche una ex bambina che rubava di notte le barche e i motoscafi che restituiva qualche molo più in là, è una che da piccola veniva soprannominata Guaio, e soprattutto Zee è figlia di una donna con sindrome bipolare che un bel giorno decide di suicidarsi.


“2.666“, capolavoro postumo dello scrittore cileno Roberto Bolaño, si presenta come una compilation di pezzi di varia lunghezza. E’ però un’opera “sinfonica” in cui Bolaño non racconta una storia coerente, ma è più interessato alla ricerca e allo sviluppo di temi.