Il segreto di Monsieur Taburin

il segreto di monsieur taburin“… Se c’era un esperto di cambi, fermapiedi, cuscinetti a sfera, ingranaggi, camere d’aria, gomme larghe o intermedie, oppure tubolari, quello era proprio Raoul Taburin, il venditore di biciclette di  Saint-Céron. I cigolii, i fischi, le anomalie più impercettibili, gli interventi più delicati, niente metteva in discussione la maestria di Raoul Taburin.
Del resto aveva una tale fama che nei paraggi non si diceva più una bicicletta, ma un taburin …
( pag.13 )
Raoul Taburin sa tutto in fatto di biciclette: in men che non si dica, nella sua officina, ripara e sostituisce catene, sellini, ruote, raggi, rapporti, camere d’aria, tutto di tutto.
C’è solo una cosa che non sa fare: andare in bicicletta.
Nella Francia di provincia, dove il radunarsi in pubblico per seguire alla radio il Tour de France è ancora un avvenimento grandioso, l’inconfessabile segreto di Monsieur Taburin è qualcosa che lo mortifica e lo fa vergognare profondamente. Questo scomodo segreto, Monsieur Taburin riesce a tenerlo nascosto agli occhi del suo piccolo mondo per tutta una vita , quella trascorsa nella sua bottega a riparare bici, o quasi…[segue ]

 

philiproth elabora by ©mg

A Philip Roth l’International Booker Prize

È Philip Roth, (78 anni!), autore del celebre “Lamento di Portnoy” ma anche della “Pastorale”, il vincitore del Man Booker International Prize 2011, giunto alla quarta edizione e considerato il più prestigioso riconoscimento letterario di lingua inglese.
«Questo è per me un grande onore e sono felice di ricevere questo premio», ha commentato Roth, subito dopo aver ricevuto l’annuncio della sua vittoria su altri dodici finalisti tra cui c’era anche Dacia Maraini.

I diritti della gente. L’erosione delle libertà in Usa in nome della sicurezza

E’ un pò che ho lasciato da parte quello che accade nella società americana distratto da molte altre cose, l’occasione di recupero mi è stata data dall’arrivo sulla scrivania di questo saggio dove, con pazienza e bravura, David Shipler, ha documentato il ​​crollo della libertà americana nel suo libro: “The Right of the People, How our search of safety invades our liberties” (I diritti del popolo: come la (“loro”) ricerca di sicurezza ha invaso la (“loro”) libertà” (Knopf, 400 pp,).
Non che gli americani sembrano preoccuparsi più di tanto. Due i timori diffusi – la criminalità e il terrorismo –  li hanno portati volentieri (se i voti congressuali sono un indicatore) a rinunciare alla libertà tutelata dalla Carta dei Diritti, dice. A Washington DC, Shipler accompagna una pattuglia della polizia in servizio alla ricerca di armi illegali con la risultante di mostrare come il come sottoproletariato nero della città, ha perso la sua protezione dal Quarto Emendamento da perquisizioni e sequestri di persona veri e propri, del tutto immotivati.

Il libro. Un grande avvenire dietro le spalle

Per gli storici del libro e dell’editoria gli anni che stiamo vivendo dovrebbero essere entusiasmanti. Siamo di fronte a cambiamenti epocali paragonabili solo a quelli dei tempi di Gutenberg. Vi sono anzi tutte le premesse perché queste trasformazioni risultino ancora più radicali e profonde sulle abitudini culturali e sulle pratiche sociali.

Nel XV secolo si era passati dal libro scritto a mano a quello riprodotto meccanicamente in molte copie, anche se l’oggetto in sé non era in fondo cambiato molto. A distanza di tanti secoli non abbiamo difficoltà a riconoscere come libro un codice medievale, destinato a funzionare in linea di principio secondo le medesime regole del libro a stampa contemporaneo: una serie di fogli rilegati da una parte, destinati a contenere un testo da un verso e dall’altro. Ad un primo sguardo stentiamo anche a distinguere un incunabolo da un codice a mano degli stessi anni. La continuità tra i due oggetti è dunque lampante, anche se qualche decennio dopo Gutenberg un geniale editore come Aldo Manuzio ha pensato di adeguare il prodotto alle caratteristiche della nuova tecnologia e alle impensabili opportunità che aveva determinato, ideando dispositivi in grado di renderlo più pratico e funzionale.

foto autore

Podcast. Un amore supremo: John Coltrane

foto autoreA sentirla, la vecchia copia in vinile frigge decisamente troppo. Polvere, graffi accidentali, macchie di umidità ed altri impietosi segni del tempo. Il mio primo album di jazz, questo me lo ricordo bene: A Love Supreme di John Coltrane, acquistato a seimila lire durante una svendita per chiusura definitiva di un negozio gestito da un brutto tipo allargato a dismisura dalle tante birre di una vita, che si vantava di non aver mai praticato uno sconto in tutta la sua vita. Di jazz ero vergognosamente a digiuno, nel 1987, ma “qualcuno” (che era solo un sogno di qualcosa che poi sarebbe diventato) mi aveva consigliato di procurarmi questo disco “Perché se devi cominciare da qualche parte, non puoi far altro che partire da qui“. Era vero. Oggi sono tra le persone che si precipiterebbero a salvare A Love Supreme, (ma anche Bitches Brew di Miles Davis e Monk’s Greatest Hits di Theolonius Monk) dalle fiamme di un incendio domestico. Chi ama il jazz lo fa, vi assicuro.

Troppa fortuna

troppa fortuna“… Non sai niente Christelle, non sai che abbiamo due casette dove noi bambini dormiamo tutti i weekend, le femmine in un dormitorio e i maschi in un altro … Non sai che abbiamo anche un bagno con delle vasche coi piedini e quando ci laviamo tutti dentro, due per ogni vasca, c’è un gran vapore! Non sai che ogni tanto, Maurice Lepoivre viene a vederci fare il bagno, quando invece, avrebbe cose più importanti da fare.
Se fa così, vuol dire che ci vuole bene davvero.
Siamo proprio fortunati … ( pag.29 )“

Dopo Bologna, ritorno dal Salone del Libro di Torino con un altro trolley di libri fantastici, anche se non so ancora bene dove collocarli e qualche scaffale di casa, di sicuro, strariperà o cederà ma non potevo non farne una scorpacciata.
Bando alle ciance, quindi e passo subito a presentarvi il primo libro della classifica: “Troppa Fortuna”( l’originale Trop de chance) di Hélène Vignal, un testo che mi ha stravolto positivamente e rapito dalla prima all’ultima pagina, sia per lo stile narrativo,  fluido e davvero notevole che, per il modo in cui viene affrontato,  il tema scottante di cui tratta, profondo delicato e sensibile a prova di urti, adatto alla lettura di bambino che si affaccia all’adolescenza [segue ]…

Decrescita. Una nuova parola per il futuro

Il lavoro di Daniel Kahneman ha aperto una strada nuova per chiunque non si rassegni a vedere l’economia solo come un metodo per arricchire i banchieri a spese di tutti gli altri: Kahneman ha contribuito in modo decisivo a riportare le persone e le dinamiche relazionali nell’ambito di indagine dell’economia. Tanto è vero che Nassim Taleb apprezza molto Kahneman: Taleb ha visto con largo anticipo che alcuni banchieri stavano mandando il mondo a gambe all’aria e non ha mai accettato di rassegnarsi all’idea di lasciarli fare.

Replica a Michel Onfray

Massima studiosa di psicanalisi e di Freud, la Roudinesco ha pubblicato un libro (“Ma perchè tanto odio?”) per difendere Freud dai “vergognosi attacchi” di cui è stato oggetto. La studiosa non risparmia critiche pesanti al filosofo francese che ha preso di mira il ‘padre’ della psicanalisi: “Il suo testo è zeppo di stupidaggini, ci sono almeno 600 errori.

“Un provocatore, uno che non conosce il mestiere ma vuole spacciarsi per filosofo mentre è soltanto un imbonitore, un uomo di spettacolo”: il giudizio di Elisabeth Roudinesco su Michel Onfray è categorico, senz’appello.