Molti mesi fa ho rilasciato una breve intervista al Corriere della Sera (che però è uscita adesso) a proposito degli stereotipi femminili veicolati nelle fiabe e negli altri atti narrativi rivolti all’infanzia. Ave Mary era uscito da poco e il tema della demistificazione dell’immaginario era caldo anche socialmente, sull’onda lunga di Se non ora quando e del lavoro capillare nelle scuole e sul web di Lorella Zanardo, Loredana Lipperini, Michela Marzano e decine di altre blogger, giornaliste e intellettuali impegnate sul tema. Lo spunto dell’intervista era apparentemente superficiale – l’annuncio dell’uscita di due rivisitazioni cinematografiche su Biancaneve – ma proprio per questo ho risposto volentieri.
La sindrome di Grimilde

Di
Con Max Weber per la prima volta la città ed i fattori che compongono la realtà sociale urbana ricevono una sistemazione teorica attraverso la costruzione di una tipologia ideale delle città, basata sulla individuazione delle funzioni prevalenti. Punto di partenza della riflessione di Weber sull’argomento è la considerazione che la città costituisce in ogni civiltà il motore del divenire storico. Superando le teorie elaborate durante il corso dell’800 Weber giunse alla conclusione che tra le istituzioni urbane esiste una interrelazione che non consente di elaborare una teoria della città’ partendo dall’isolamento di una o più di esse. Di città hanno parlato altri studiosi agli antipodi della città cibernetica. E’ difficile tornare alle origini quando la città diventa presidio del futuro, ma il senso delle cose si conserva nelle cose stesse ed in fondo la città rimane un luogo da abitare, da vivere e dal quale ripartire. L’uomo e il filosofo si sono sempre interrogati sul concetto di città e il modo di viverla. Diventare Città è un passo importante poiché le radici sono state riconosciute meritevoli di quel salto di qualità che distingue una storia locale fatta di tanti tasselli, di tanti uomini che nel tempo hanno reso migliore e “speciale” un territorio.
Charlie Haden – contrabassista, compositore, bandleader e artista dotato di coscienza politica – è davvero un musicista di potere immaginativo, un “poeta” del contrabbasso che ha contribuito con il suo virtuosismo alla produzione di molti dei dischi più interessanti del jazz.
“Per troppo tempo siamo stati non dei civis ma dei meteci, dei mezzi cittadini che si limitavano a lavorare e pagare le tasse (o a evaderle), ma non sceglievamo i governanti. Ci eravamo autoesclusi dalla partecipazione poltica”. Queste parole sono di Ornaghi e Parsi in una intervista del 1994 al Corriere della Sera a seguito dell’uscita del loro libro ben scritto “La virtù dei migliori”.
L’ ultimo, grande dramma di Shakespeare, La tempesta, dramma della rottura e della riconciliazione, della conquista e della rinuncia, si apre con un naufragio. Benche’ provocato ad arte, non e’ meno spettacolare di quelli veri. Il naufragio e’ un buon inizio di storie, ma la frequenza rispecchia indubbiamente l’ attrazione e l’ interesse che quell’ epoca sente per le scoperte geografiche, i mari aperti, le nuove terre che si vanno ormai colonizzando. La tempesta si ispira al resoconto del naufragio di una nave delle Bermude, e la stessa eroina del dramma, Miranda, in una celebre battuta, parla di uno “splendido mondo nuovo”.