La profezia di Francesco Cossiga

Questo è uscito nel maggio del 2010. Tre mesi dopo, il 17 agosto, Francesco Cossiga è morto. O meglio: s’è lasciato morire. Nell’ultimo capitolo, emblematicamente intitolato «Solitudine, caduta e morte del leader», aveva spiegato come la politica sia più di un mestiere. «E’ una droga che non prevede disintossicazioni», aveva detto. Più che una ragione di vita, è la vita stessa. E quando si è costretti a rinunciarvi si finisce spesso per rinunciare a tutto il resto. Si muore, insomma. Come Spadolini, come De Gaulle, come tanti altri di cui Cossiga ha, con involontaria autoprofezia, parlato nel libro.

John Fante. Storia di un autore di culto

STORIA di uno scrittore “cult” riscoperto. Merito, tra gli altri, anche di un festival che lo celebra ormai da qualche anno, in quel paese nei pressi di Chieti che ha un nome familiare e quasi dialettale, un nome che sembra inventato da un gioco romanzesco di fantasia: Torricella Peligna. Lui è John Fante, Denver nel Colorado classe1909, figlio di emigranti. Del padre Nicola aveva quel sangue abruzzese che per metà gli scorreva nelle vene, perché l’altra metà apparteneva alla madre, Maria Capolungo, americana di nascita ma figlia di genitori lucani. Storia antica di immigrati italiani, di operai, muratori come papà Nick, gente povera che aveva una famiglia da sfamare con un salario che non bastava mai.

Podcast. Gregory Abbott, come vivere ricchi e felici con un disco solo

Più che ad un cantante, questo giro lo dedico a un solo disco, Shake you down il cui autore e produttore discografico Gregory Abbott, le cui radici provengono dal Venezuela (sua madre) e l’isola di Antigua (suo padre), è nato e cresciuto ad Harlem-New York.
Gregorio (mi si consenta la famigliarità) si è laureato in psicologia dell’infanzia e ha studiato arti drammatiche. Ha conseguito un Master e un dottorato, che si è aggiudicati grazie a una borsa di studio, in scrittura creativa alla Stanford University. Insomma, una bella testa.
Durante gli studi universitari presso l’Università della California a Berkeley e poi a San Francisco, ha avviato una band per pagarsi le tasse suonando nei locali e disco bar. E proprio durante quegli anni ha sviluppato un suo proprio stile musicale personale decidendo di diventare un musicista professionista con sua disciplina accademica e sviluppando le competenze come compositore, cantante ed anche produttore.

La paura delle donne. Intervista a Marcela Serrano

Nove donne si ritrovano lo stesso giorno nello stesso luogo, chiamate dalla terapista che hanno in comune, per raccontare la loro storia. Non si conoscono, per cui raccontano le loro vicende dal principio. Insieme alle loro vite, raccontano le ragioni per le quali sono andate in terapia. Natasha, la terapeuta, è la catalizzatrice, il filo conduttore di ogni storia, ma non ascoltiamo mai la sua voce, anche se sappiamo che è presente. Nell’ultimo capitolo conosciamo la storia di Natasha, raccontata da un’altra donna ancora. Sono tutte donne molto diverse tra loro, come dimostrano le loro origini, professioni, età, estrazione sociale e linguaggio.

Stan e Mabel

 

… La signora richiama gli animali sul palco e si rivolge alla platea.
Stimati membri della giuria, abbiamo sottovalutato dei musicisti di raro talento.
Ecco a voi: la più grande Orchestra di ANIMALI del mondo!
Dopo un silenzio che sembrava interminabile, un giudice lentamente si alza e comincia ad applaudire, poi, un altro e un altro, ancora … finché sono tutti in piedi a battere le mani entusiasti … “

michela murgia

Storia di pagine strappate

di Michela Murgia

L’altro giorno sono entrata nella libreria di Cagliari dove di solito mi servo e ho fatto quello che faccio sempre prima di decidere cosa acquistare: per mezz’ora ho guardato i libri. Il mio libraio è un vero libraio, un tipo in gamba, non di quelli che ti arrivano addosso mentre sbirci gli scaffali declamando come un mantra “in cosa possa esserle utile?” O invadente commesso di libreria, fattene una ragione: non puoi essermi utile, a meno che i tuoi occhi non possano vedere i libri al posto mio. Il mio libraio, che è un vero libraio, questa cosa non la fa: invece aspetta.

Podcast. Gil Scott Heron. La caduta di un Blackness

I suoi messaggi contro la guerra, contro l’uso delle armi, contro la politica antisociale di un attore riconvertito presidente (Reagan in B movie) e sulle discriminazioni razziali dell’America hanno le ambizioni di essere universali e di parlare a tutti. Tale è la sua opera: l’unione del meglio di tutta la musica nera dal jazz, al blues, al soul; per approdare al funk e alla dance. Musiche insieme semplici e raffinate, fuse in un bollente calderone dove a dominare sono i toni e i colori “neri”. E’ il trionfo della blackness; i neri d’America sentivano di dover urlare di più per farsi sentire in un mondo che di loro non ne voleva sapere. Ecco perché Gil Scott-Heron e il suo The revolution will not be televised piacciono molto ai rappers e agli hip hoppers di ultima generazione e il suo nome viene sempre citato tra gli ispiratori. I suoi messaggi sono stati per tutti gli anni Settanta quelli che hanno raccontato meglio la vita del ghetto e della popolazione nera.