Isabella Paglia e Adriano Gon. Il piccolo Dante non è un Pappamolla

Dante Pappamolla

Dante PappamollaPer Dante Tertuli, la sua vita è un disastro. Tra i nuovi compagni che lo prendono in giro, dei genitori che si preoccupano per lui ma non hanno mai tempo per ascoltarlo davvero, la timidezza cronica e la perdita del suo unico punto di riferimento, la nonna Leopoldina, sembra proprio che le cose non possano andare peggio. Ma Dante non ha fatto i conti con l’eredità lasciatagli dalla nonna: un misterioso sasso, capace di trasportarti, in un battibaleno, in capo al mondo…

Nobel letteratura 2012. Chi vincerà?

di Rosa Capuano

Nell’ultimo mese il Web, in una ridda di voci tra fans, scommettitori e giornalisti, ha fatto i nomi di cinque grandi finalisti: Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Cees Noteboom, Cormack Mc Carthy e Haruky Murakami.
Per alcuni di loro non occorrono certo presentazioni, i loro romanzi sono già leggenda per i lettori più appassionati; vogliamo qui conoscerli meglio in una sorta di virtuale intervista a confronto.

All’ombra della pagoda d’oro – Intervista a Chiara Lossani.

…  Com’era bella la voce di Suu Kyi quando parlava del suo popolo, cioè di loro, pensò Lin.  Sprigionava forza. Le tornò in mente un proverbio: diecimila uccelli si posano su un solo albero buono. Era così, quella donna. Un albero dai rami forti, pronti ad accogliere quelli che cercavano rifugio

Mercoledì 19 settembre è uscito, in allegato al Corriere della Sera, il romanzo: “All’ombra della Pagoda d’oro” già pubblicato nel 2008, i cui diritti d’autore saranno devoluti ad Aiutare senza Confini, l’associazione che lavora per i profughi birmani. Oggi, in occasione della recente ristampa abbiamo ospite molto gradita l’autrice: Chiara Lossani …  [continua]

Sefardita di Eliette Abécassis

Sefardita di Eliette Abécassis

Sefardita di Eliette AbécassisSefardita é un romanzo pubblicato nel 2009 in Francia e tradotto in Italia nel 2010, scritto da Eliette Abécassis, autrice francese contemporanea.

Il libro é in realtà una saga sull’identità, o per meglio dire sulle molteplici identità che abitano la nostra persona e che attraversano le nostre origini.

La protagonista è una giovane donna ebrea sefardita nata a Strasburgo ma di origini Marocchine. Già in questo semplice dato autobiografico si mescolano almeno tre culture: quella ebraica, quella francese e quella marocchina. Tre culture che diventano tre identità in conflitto, in perenne contrasto e che lottano per la supremazia. Ma in realtà Esther scoprirà come queste culture ne nascondono a loro volta, alla loro radice, altre – quella spagnola, quella ladina, quella araba e quella berbera- in un moltiplicarsi esponenziale e apparentemente incoerente, che trova tuttavia un’unità ultima e suprema nell’affermazione di ognuna di essa insieme alle altre, secondo un disegno quasi cabalistico – per rimanere in tema con il contesto del romanzo. Le identità non sono solo geografiche, come appare all’inizio del romanzo, ma anche storiche, benché esprimano una temporalità che paradossalmente diventa eterna nel momento in cui si fa tradizione.

michela murgia

Perchè “Bella addormentata” sono soldi buttati

A vedere l’ultimo film di Bellocchio ci sono andata più che ben disposta. Sono sensibile al tema e L’ora di religione a suo tempo mi era molto piaciuto. Peccato: stavolta ho buttato via i soldi e mi resta il rammarico di una bella occasione mancata. Bella addormentata, al di là delle velleitarie dichiarazioni appiattisce le sfumature il cui tema obbligherebbe all’intelligenza
MM

Il mondo ai tuoi piedi

… Proprio così Toms! ha detto Emy.
«Ma ci pensate? Il destino dell’umanità in mano a tre oche truccatissime che  miagolavano in coro Buongiooorno Chaaarlie come delle scolarette sceme.
Facciamo così: per riabilitare la figura delle investigatrici, noi non ci serviremo di effetti speciali, ma del nostro cervello!»
«Giusto!» abbiamo gridato in coro.
«Saremo una forza della natura! Coraggiose come leonesse, determinate come formiche, eleganti come delfini» ha detto Tess salendo sul letto e alzando un braccio verso l’alto…”
[continua ]

Uno scrittore non smette mai di lavorare: intervista ad Alberto Schiavone

Classe 1980, Alberto Schiavone ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2009 con una piccola casa editrice. Ma ha subito fatto il salto di qualità e quest’anno è uscito con Rizzoli il suo secondo libro, “La libreria dell’armadillo”. In questa intervista, con ironia e sincerità, ci racconta il suo percorso come autore.

Hai esordito con “La mischia” edito da Cult che ha avuto buoni apprezzamenti. Poi il salto di qualità e l’uscita de “La libreria dell’armadillo” con Rizzoli. Fortuna? Perseverenza? Oltre all’innegabile qualità del romanzo, ovviamente. Ci racconti come hai fatto… a farcela?

Il mio primo romanzo è uscito nel 2009, accolto bene dalla critica e benino dal pubblico, per le ovvie difficoltà che un piccolo editore incontra nell’essere presente tra gli scaffali. Nel frattempo ho chiuso la mia libreria a Bologna e partendo da quell’esperienza ho scritto in poco tempo un romanzo. Poi l’ho messo in giro, e Rizzoli è stato il primo editore a fare una proposta seria. Quella sera, e non è stata la sola, mi sono ubriacato. Nel frattempo ho cambiato lavoro, pur rimanendo nell’ambito dei libri, e forse questo disincanto rispetto al mestiere dello scrittore mi ha permesso di arrivare all’uscita in libreria con ancora qualche amico di fianco, senza impazzire del tutto. Poi li ho persi tutti. È stato in effetti il vero e proprio salto tra i professionisti. E a distanza di quattro mesi dall’uscita posso dire che è stato un salto ben riuscito, con tutto ciò che può comportare l’affidarsi alle ampie cilindrate di un macchinone come RCS. Insomma fortuna, bravura, alcol. Come al solito.

Sfumature a chilometro 0

Proponiamo, in particolar modo a chi ha seguito lo scambio di articoli tra Paola Manduca e Layla El Sayed sui libri della James, la risposta alla replica di quest’ultima. Non c’è dubbio alcuno che in redazione non manchi il dibattito e, manco a dirlo, la passione. I precedenti articoli sono disponibili nella stessa rubrica o cliccando sui nomi delle nostre amiche. ndr.

Proverò a spiegarmi, ma per l’ultima volta. Come suggerisce Arthur Bloch a proposito delle discussioni inutili, replicare due volte è da pignoli, tre è da fessi.

Il punto non è se valga la pena di riesumare per Cinquanta sfumature la vecchia querelle se la cultura bassa abbia pari dignità rispetto alla alta (e a sopportare gli annessi sproloqui in termini di democrazia). Scomodare MacDonald – il sociologo, non il macellaio – per Mr Grey è come riportare in vita Billy Wilder per poi chiedergli consiglio su un’inquadratura di Natale a Miami; è come avere la possibilità di resuscitare Shakespeare, leggergli un passaggio di Tre metri sopra il cielo e sentire da lui se scorre; è come chiedere un’intervista a Umberto Eco e domandargli a bassa voce: “senti Umbe’, ma poi com’è andata a finire tra apocalittici e integrati? Chi ha vinto alla fine?”

Sei problemi per don Isidro Parodi

Pacato ed energico al tempo stesso, don Isidro Parodi prepara un mate in un piccolo bricco celeste nella cella 273 del Penitenziario Nazionale. Lo offre al suo amico Molinari che non vede l’ora di raccontargli dell’avventura che gli ha sconvolto la vita, ma sa che è inutile mettere fretta a don Isidro.
Molinari comincia allora da altro parlandogli delle corse dei cavalli, che non sono più quelle di una volta… Don Isidro non lo bada e ricomincia a parlar male degli italiani, che si sono infilati dappertutto, senza rispetto nemmeno per il Penitenziario Nazionale.