Nell’articolo dedicato al libro “Straniero alla mia storia” di Aatish Tasser, avevo criticato alcuni punti di vista dell’autore circa il regime siriano. Dissi: “L’arrabbiato e poco riflessivo islamismo che incontra in Siria è solo un aspetto della vita multiculturale del paese, e in nessun caso il solo aspetto della vita sociale e culturale di quel paese. Egli sembra presentare un quadro unidimensionale delle sue terre di transito, a volte al limite del paranoico. E’ spesso “ricarburato” da ciò che sente, e salta a peggiori conclusioni. Ma che i siriani, gente che sa certamente come evitare i tabù politici, possa parlare di politica solo al chiuso della privacy di un automobile, sembra una forzatura anche per me e lontano dalla verità”.
A leggere le cronache di queste settimane devo dare atto all’Autore di aver anticipato di molto tempo quello che sta accadendo al popolo siriano e alle devastazioni e crudeltà opposte dal regime del presidente Bashar al Assad.
L’esercito siriano è entrato nella città di Jisr al-Shughur, nel governatorato di Idleb, nel nord-ovest del paese, per “cacciare i gruppi armati” che sarebbero presenti sul posto: lo ha riferito la televisione pubblica siriana. L’ingresso dei carri armati nella città, vicina al confine con la Turchia in queste ore attraversato da migliaia di profughi, è stato preceduto da violenti bombardamenti e attacchi con armi da fuoco. Jisr al-Shughur, è stata descritta in questi giorni da fonti locali come una “città fantasma” dopo la fuga di migliaia di residenti verso la vicina Turchia. I Comitati nazionali di coordinamento, principale organizzazione siriana che organizza le proteste, ha affermato che la cruenta repressione da parte del regime ha causato finora la morte di 1.300 civili e ha ingiunto al presidente Bashar al Assad a lasciare il potere per poter trasformare la Siria in una democrazia. In una dichiarazione che illustra la loro idea per una soluzione politica, i Comitati affermano che il potere deve essere trasmesso all’esercito e che si deve svolgere entro sei mesi una conferenza sotto supervisione internazionale per scrivere una nuova Costituzione e “impedire che la Siria scivoli nel caos e garantire un pacifico trasferimento di poteri”.
Aatish Taseer aveva ragione, io torto.
Michele Genchi
Solidarietà al popolo Siriano, oppresso nei suoi diritti fondamentali, e rispetto per A. Taseer che, evidentemente conosce bene le realtà che descrive.
Un abbraccio di apprezzamento a Michele Genchi, che, con grande chiarezza di pensiero e amore per la pubblica informazione, ha rivisto un suo pensiero.