Simon Winchester, Il professore e il pazzo

   Tempo di lettura: 4 minuti

Di Simon Winchester avevo già letto altro. Per cui quando ho preso in mano Il professore e il pazzo< mi è venuto spontaneo dargli un’occhiata. Anche perché la copertina fa simpatia, è buffa. L’abstract del testo mi inspirava, ma è quando ho letto  le poche righe espunte dal testo in cui Winchester racconta l’incontro tra il Murray e Minor che ho capito che non potevo non leggerlo.
Adelphi ha scelto probabilmente le righe più belle del libro. Il divertente e ben congegnato racconto di un colpo di scena: l’incontro tra Murray curatore dell’Oxford English Dictionary e il suo collaboratore principale, il dottor Minor. Minor, un medico americano in congedo, è detenuto in un manicomio per aver ucciso un uomo ed essere stato dichiarato malato di mente durante il processo.

Il faresco della narrazione di questo incontro è che si tratta di un falso; è quanto è stato tramandato dalla tradizione, ma è innegabilmente non veritiero.  Questo non toglie nulla al diletto di leggere queste poche righe.

Come risulta piacevole la  descrizione ambientale in cui Winchester con maestria  dickensiana tratteggia nelle prime pagine del libro il quartiere di Lambeth Marsh dove avvenne l’omicidio che dà il la a questa storia il 17 febbraio 1872. Non essendo un giallo sappiamo subito che l’assassino è William Chester Minor, anche perché venne arrestato in flagranza di reato e non fece nulla per negare l’evidenza.

Se state pensando che i protagonisti di questa storia siano due, ovvero James Murray e W. C. Minor, vi sbagliate di grosso. Questo ci vuol far credere Winchester all’inizio del libro, ma pagina dopo pagina vi accorgere che si tratta sono di due comprimari. Il vero protagonista del libro è L’Oxford English Dictionary, per gli affezionati O.E.D. Lo stesso autore alla fine nella Nota dell’autore scrive: “il fascino della figura centrale di questa storia, cioè del dizionario”. (p.243)

In sostanza utilizzando come pretesto le biografie dei due personaggi e i loro scambi epistolari Winchester ci racconta l’ideazione, l’agonia, la nascita e la conclusione di questa monumentale opera libraria. Ci racconta della riunione in cui per la prima volta venne lanciata l’idea dell’opera, ci svela di come avveniva il lavoro ad Oxford per la scelta del materiale da ultilizzare, di come progrediva parola dopo parola un progetto lungo settant’anni. Ci narra di come il lavoro si basasse, come oggi per Wikipedia, sul lavoro di molti volontari sparsi per il Regno Unito, che inviavano il materiale lesicale che l’equipe di Oxford vagliava, classificava e sceglieva. Ci racconta come Minor non fosse l’unico con problemi psichici che collaborava con il dizionario.

Nemmeno di George Merret, l’uomo ucciso da Minor, l’autore si dimentica. Cerca documenti sulla sua vita e discendenti, va alla ricerca della sua tomba. Ben poco ovviamente riesce a trovare, ma non fa cadere l’oblio su questo martire della cultura. Se Minor non l’avesse ucciso, sarebbe stato internato e non avrebbe avuto il tempo e lo stimolo a collaborare assiduamente allo O.E.D.

Se devo fare una critica al libro è quella del ritmo narrativo che tende a contrarsi con lo scorrere delle pagine, decisamente migliore la prima metà del libro.

Un grande viaggio all’interno del mondo delle parole, al termine del quale non aprirete mai più un dizionario con gli stesso sguardo di prima.

 

per BookAvenue, Davide Zotto

Simon Winchester, Il professore e il pazzo, La collana dei casi, Adelphi, 2018

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