Questa settimana la nostra rubrica
Piccoli Lettori Crescono
ha l’onore di intervistare … Celia Rees!
L’autrice di romanzi storici (e non solo) che narrano le vite spericolate di giovani donne audaci e anticonvenzionali, è passata in Italia per raccontare la sua esperienza, grazie all’iniziativa promossa da Salani edizioni e A.L.I.R., associazione Librerie Indipendenti per Ragazzi. Ho potuto ascoltarla nella sua tappa di Bologna, seduta in mezzo ad alcuni studenti. L’intervista che segue è una sintesi di tutto quello che ha raccontato di sé e del suo lavoro. Ho raccolto pagine di appunti. La sua disponibilità, generosa, non è “imbrigliabile” in così poche domande, ecco quindi che nasce questa intervista un po’ speciale, un vero sforzo di arginamento per regalarvi le sue battute, i suoi racconti, la sua esperienza di scrittrice.
Lei ha scritto molto: racconti, romanzi, sceneggiature. Ha iniziato a scrivere da bambina?
(Ride). Assolutamente no! Ero terribile nello spelling, facevo moltissimi errori di ortografia, inoltre ero mancina e per questo motivo nelle attività di scrittura ero trattata diversamente in classe. Mi sono sentita discriminata e nessuno mi ha mai detto “brava” per qualcosa che avessi scritto. Quindi no, non amavo assolutamente scrivere. In compenso amavo fare giochi di ruolo con gli amici, potevo passare ore a impersonare fantastiche creature. Inventavo storie incredibili e questo sicuramente ha contribuito a sviluppare la mia creatività. Inoltre avevo mia madre che era abilissima nel raccontarmi storie impressionanti, soprattutto per tenermi lontana dai pericoli. Nelle sue storie i bambini che si azzardavano a sfidare il proibito morivano stecchiti. Come i gemelli che mangiarono le bacche del giardino privato davanti a casa. Erano solitamente molto vivaci. Una sera dei lavoratori che stavano tornando a casa li notarono seduti e zitti sul marciapiedi. Si stupirono della loro tranquillità insolita, poco dopo si scoprì che in realtà erano morti, avvelenati dalle bacche tossiche che avevano mangiato da nascosto. Aveva lo stesso finale per altre storie con variabili simili, quali funghi velenosi, varichina e così via. Ecco, erano episodi abbastanza sconcertanti! Oltre alle storie di mia madre, mi ha influenzato anche mio fratello, che leggeva e nascondeva libri horror, proibiti da nostra madre. Li ho letti e mi piacevano.
Ha una predilezione per i romanzi storici?
In Italia sono stati tradotti principalmente questi, ma ho scritto anche crime-fiction, thriller, horror e storie sovrannaturali, e romanzi per ragazzi contemporanei. In Italia è stato tradotto La casa dei desideri ed è ambientato nel 1976. Nel mio nuovo romanzo, This is not forgiveness, c’è una ragazza contemporanea che vuole diventare una terrorista politica e molti fatti attualissimi. Sono molto attenta a cosa accade intorno a me, alla cronaca. Per quanto riguarda i romanzi storici invece è un discorso diverso. Mi sono approcciata alla storia di Mary, la protagonista di Il viaggio della strega bambina, perché era la storia di una strega. Nella trama gli eventi si scatenano con la condanna di sua nonna per questo reato e da qui ha inizio la fuga della ragazza. Ma come è accaduto per la preparazione del romanzo Pirate, altra storia con protagoniste adolescenti corsare ambientato in un’altra epoca, mi sono documentata tantissimo. Ho fatto un lungo lavoro di ricerca e non solo tra i libri storici ma anche tra i documenti personali che sono riuscita a recuperare, come lettere e diari. Appena possibile mi sono recata nei luoghi che descrivevo. Volevo ricreare l’atmosfera con un’attenzione pignola su ogni particolare: cosa indossava una ragazza a quel tempo, come si esprimeva, cosa mangiava, come viveva. Volevo rendere le mie storie realistiche e credibili. Sulle grandi cose della vita invece, come l’amore, posso affermare che tutte le generazioni sono simili, non cambiano molto nell’innamorarsi. Come ho riscontrato nei documenti storici che ho potuto consultare. Nei sentimenti universali non esiste distanza secolare.
Le sue protagoniste storiche sono tutte ragazze e hanno alcuni tratti simili, si ispira ad un modello ideale?
Chiedo subito scusa a tutti i lettori per questo (ride), ma la mia è una scelta. Nella storia ci sono state molte figure femminili che hanno contribuito a cambiare il corso degli eventi: donne medico, donne scienziate, donne molto colte e preparate in tutti i settori, nonostante il loro ruolo secondario nella società. Ebbene, queste donne sono ancora totalmente ignorate. Quindi abbiate pazienza, ma io scriverò sempre di loro nei miei libri storici. Le mie protagoniste sono anticonformiste, si devono confrontare con una società che non vuole farle emergere, costruita su stereotipi. Sono donne coraggiose perché affrontano le ostilità, la disapprovazione e l’aggressività. La loro determinazione combatte l’ignoranza. Sono adolescenti che vogliono credere nelle proprie potenzialità e devono avere fiducia in loro stesse. Curiosamente molte lettrici mi scrivono convinte che il diario ritrovato di Mary sia reale, ovviamente è uno stratagemma letterario, ma ho cercato di renderlo credibile, possibile. Quello che Mary annota poteva realmente essere accaduto. La sua storia restituisce quella speranza e fiducia che tutti i ragazzi hanno il diritto di avere.
Come è diventata “scrittrice”?
Come vi ho raccontato, non amavo affatto scrivere da bambina e solo molti anni dopo mi sono sentita dire “brava” per un mio lavoro scritto. Ricordo che era un esercizio di scrittura creativa e avevamo venti minuti per scrivere qualsiasi cosa a proposito di un film appena visto. Fu una sorprendente soddisfazione. Non amavo scrivere ma sapevo raccontare. Se sai raccontare storie e interessi le persone che ti ascoltano al punto di stupirle, allora potrai scrivere libri. Comunque il mio primo romanzo è nato in un giorno preciso. Esattamente un sabato mattina di fine maggio, era il 1989, quando mi licenziai dalla scuola in cui insegnavo per un mancato rinnovo della carica di preside che avevo ricoperto fino a quel momento. Fu una decisione folle, mossa da un moto di rabbia. Tornai a casa, scrissi la lettera di licenziamento, presi un altro foglio bianco e iniziai a scrivere la prima pagina del mio primo libro. Poi uscii a spedire la lettera. Solitamente ho l’abitudine di fare innumerevoli revisioni ai miei lavori, ritengo siano indispensabili per ottenere un buon risultato. Sono capace di riscrivere per ore la stessa cosa finché non ne sono soddisfatta, sono molto pignola, ma di quella pagina non corressi mai nemmeno una virgola. È l’unica a non aver subito un lavoro di cesellatura! Dentro di me sapevo che potevo farlo! I knew I could do it!
L’autrice è andata avanti, tra le sue e nostre risate, ha continuato a raccontare alcune tecniche del suo lavoro, qualche aneddoto familiare e la sua generosità è terminata solo perché nella libreria che la ospitava era stato messo un termine all’incontro. Un colloquio piacevole e interessante che sicuramente ricorderò con un sorriso compiaciuto. Grazie Celia Rees, è stato un grande piacere conoscerla!