Ho scoperto da un pò di tempo gli audiolibri, spinta dal fatto che la voglia di leggere è inversamente proporzionale al mio tempo libero e questa modalità è un’ottima alternativa alla carta (che non sostituirò MAI completamente) ed estremamente funzionale per utilizzare il tempo che passo in macchina o mentre faccio la spesa o quando sono in fila per qualsiasi incombenza ( … si, sono io quella che si accoda alla cassa con la fila più lunga solo per ascoltare più pagine!!).
Questo libro mi è arrivato tra le mani o forse dovrei dire nelle orecchie per un effetto di sponda, proprio come nel biliardo, quando la palla bianca urta la verde per far andare in buca la gialla.
Verde come la copertina del libro “Il rosmarino non capisce l’inverno”di Matteo Bussola e bianco e giallo come quella del libro di cui vi voglio far innamorare: “Il tempo di tornare a casa”.
Il primo libro che ho iniziato a leggere (ascoltare) è proprio la raccolta di racconti “Il rosmarino non capisce l’inverno” ma da sempre, anche se mi sforzo di leggerli, i libri di racconti non sono nelle mie corde: non perchè non mi piacciano, ma perchè si rimane in compagnia dei personaggi per poco, pochissimo tempo. Se anche per voi i personaggi di un buon romanzo devono essere come un piacevole compagno di scompartimento o uno sconosciuto vicino di posto incontrato durante un viaggio e vorreste condividere la sua compagnia per tutto il tempo e non solo per il breve tragitto fino alla fermata successiva.
E dato che lo stile ed i temi trattati nel libro “Il rosmarino non capisce l’inverno” mi sono comunque piaciuti, sono andata subito a vedere la bibliografia, anzi no, la prima cosa che ho fatto è stata dare un viso all’autore (cosa ci volete fare, son fatta così, voglio legare una penna ad una faccia) e ovviamente subito dopo mi sono impicciata della sua vita, che vi riassumo davvero in poche parole: Matteo Bussola mi sta proprio simpatico. E non sprecherò altre vocali e consonanti perchè l’etere è già strapieno di informazioni su di lui.
Voglio invece darvi quella piccola spinta con un buon colpo di sponda per spostare la vostra attenzione da questo ultimo libro di Bussola uscito a giugno del 2022 e farvi andare in buca cadendo dentro al libro uscito a fine 2021, “Il tempo di tornare a casa”.
Anche questo è una raccolta di racconti, si, ma sono tutti legati tra loro in modo davvero originale.
E questo mi è piaciuto moltissimo.
Avete presente quando si va al luna park, c’è sempre un posto dove entri e ti metti davanti agli specchi che ti rimandano immagini deformate, modificate, strane e diverse, ecco, leggere questo libro mi ha dato proprio questa sensazione del gioco dei riflessi, del rispecchiarsi all’infinito, e non solo perchè l’autore è davvero bravo a maneggiare quelle emozioni basilari che tutti noi proviamo, anche se non sempre siamo disposti ad ammetterlo.
La storia parte da un treno perso: uno scrittore con un berretto giallo ed uno zainetto da bambina
arriva in stazione ma perde il treno che lo deve riportare a casa, costringendolo ad aspettare per 3 ore in stazione il treno successivo. Essendo uno scrittore, si guarda intorno, osseva le persone che ha attorno e ci porta dentro alla loro storia. Racconti brevi, si, ma per me la loro bellezza sta nel fatto che l’autore narra reggendo uno specchio.
Andando avanti nella lettura, cominciamo a capire che ogni personaggio ci mostra la sua storia nello stesso specchio attraverso il quale ci accorgiamo che si specchiano anche tutti gli altri, così che alla fine del libro ci rendiamo conto di essere davanti allo stesso specchio del luna park che dietro di noi ci rimanda infinite immagini di noi stessi. Siamo noi, si, ma siamo in tantissimi.
Certo, Bussola è un maestro del narrare emozioni semplici, consuete e comuni, ma in questo libro mi è sembrato proprio che spalancasse la finestra di Johari, che altro non è che uno strumento ideato negli anni 50 da due psicologi e ricercatori utilizzato spesso per far lavorare bene un team di individui:
attraverso i quattro quadranti che formano il modello è possibile raggiungere una maggiore conoscenza di se stessi e, conseguentemente, permettere agli altri di conoscerci meglio.
Essere costretti, per un qualsiasi contrattempo, a “perdere” qualcosa, potrebbe rivelarsi una vera fortuna: guardiamoci quindi intorno, e rendiamoci conto che attorno a noi, sempre, ci sono “gli altri”.
E forse, come una palla da biliardo, potremmo finire nella buca giusta grazie al colpo di sponda di un destino che crediamo avverso, toccati dagli altri che rotolano sullo stesso affollato panno verde.
Questo pezzo è stato scritto ascoltando “Mad word” cantato da Curt Smith e dalla figlia Diva
per BookAvenue, Marina Andruccioli
Il Libro:
Il Tempo di ritornare a casa di Matteo BussolaEinaudi Stile Libero
Pag.180, 2022